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Il Parco del Tevere Capoprati rischia di chiudere

Il Parco del Tevere Capoprati rischia di chiudere
di La nuova ecologia

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Giunchi, arbusti, erbacce, fronde e un vessillo del cigno che non stride al vento. Il Parco del Tevere, circolo Legambiente di via Capoprati nato 18 anni fa vicino a ponte Duca d’Aosta, sta per chiudere. Da tempo ormai è soffocato da una vegetazione che il Comune di Roma ha smesso di curare: la bella vista che si apriva sul fiume è ridotta a un pertugio da cui passa uno spiraglio di luce.

Tutto ciò che si può “ammirare” è lo scheletro di acciaio e cemento armato del ponte della Musica. Costruito tra il 2008 e il 2011, il ponte ha giocato un ruolo cruciale nel degrado dell’argine in cui è incastonato il circolo. I lavori hanno infatti bloccato gli accessi alla sponda, impedendo il transito ai mezzi comunali deputati alla pulizia di quel tratto.

'Siamo stati costretti a chiudere la nostra discesa al fiume e a limitare l’utilizzo di alcune aree interne – spiega Massimo Di Stefano, presidente del circolo – La mancata potatura dei platani da oltre un decennio e il rischio di caduta rami all’interno del parco mettono in pericolo l’incolumità dei frequentatori. Non possiamo assumerci il peso di una simile situazione, ecco perché a settembre chiuderemo i battenti se non cambia qualcosa'.

Il Parco del Tevere ha visto la luce nel 2001, dopo che la zona era stata bonificata dai volontari del cigno verde. Nel ’96 era una discarica a cielo aperto, ma quattro anni di lavori e campagne hanno tolto di mezzo 30 tonnellate di rifiuti e 50 di verde incolto. Dentro hanno preso piede diverse attività: un centro estivo per bambini, un punto di noleggio biciclette e il circolo si è trasformato in polo di aggregazione per anziani e giovanissimi. Un’area verde attrezzata con vista sul Tevere, gazebo, panchine e altalene, utilizzabile anche per feste private ed eventi.

Le ultime giunte hanno però interrotto la collaborazione con i volontari, e il progressivo stato di abbandono dell’area ha messo in ginocchio questa piccola realtà anche sul versante economico: 'Nel nostro periodo migliore abbiamo raggiunto il massimo di 247 iscrizioni – elenca Di Stefano – Ad oggi ne abbiamo staccate soltanto 23. Evidentemente la crisi non aiuta i soci, ma anche noi ce la passiamo male. Continuano ad aumentare i prezzi dell’energia elettrica e non riusciamo a coprire i costi delle bollette. Ho compiuto 61 anni e, complici anche le ultime piene del Tevere, sono un po’ stanco di combattere contro alluvioni e mulini a vento'.

Prima di alzare bandiera bianca, però, Massimo Di Stefano giocherà un’ultima carta: una conferenza stampa prevista il 3 luglio al circolo, per denunciare il disinteresse della Giunta. Chissà che una richiesta pubblica di aiuto non smuova le acque del Campidoglio, finora pigre come il Tevere in agosto.



25/06/2014