Il passato glorioso dell’idroscalo Ivo Monti e il presente di decadenza
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Il fascino di un pezzo di storia che mai potrà tornare e un silenzio profondo: rimane questo dell’ex Idroscalo Ivo Monti che continua a specchiarsi nel lago di Varano, a San Nicola Imbuti, in Puglia.
Una testimonianza di archeologia industriale legata allo sviluppo militare, oggi abbandonata agli agenti atmosferici e alla natura, che giorno dopo giorno riprende i suoi spazi.
Gli anni di gloria
“Sparute tracce archeologiche e toponomastiche – spiega Domenico Sergio Antonacci, guida turistica locale – ci aiutano a ricostruire la storia di questa località che comincia almeno al tempo dei romani, quando da qui passava uno dei tracciati viari più importanti della zona settentrionale del Gargano.
Intorno al 1000, invece, nasce la 'cellam Santo Nicolay dello Inbuto', un nucleo benedettino dipendente dall’abbazia di Tremiti.
Proprio intorno agli edifici della cella, rimaneggiati ma ancora esistenti, fu costruito, durante la prima guerra mondiale, l'idroscalo di San Nicola Imbuti, ufficialmente l'idroscalo Ivo Monti (in onore di un aviere caduto)”.
Negli anni '10 l'aviazione faceva i primi passi e lo sviluppo militare andava verso la direzione dell'idrovolante, che permetteva di decollare e atterrare senza costruire piste su terra. Fu proprio la presenza del grande lago costiero di Varano e la posizione del Gargano, penisola protesa verso i Balcani, a far scegliere questa località. Gli idrovolanti di 'Varano' avevano soprattutto lo scopo di ricognitori oltre l'Adriatico.
“Si può immaginare come – commenta Antonacci –, in un Gargano ancora ottocentesco sotto tanti punti di vista, l'arrivo dei militari e delle loro tecnologie potesse essere assimilato allo sbarco degli alieni. L'impatto sulla popolazione fu forte e ci sono numerose testimonianze degli abitanti di Cagnano Varano a questo proposito”.
Il declino
Un passato pieno di vitalità che cozza con la staticità del presente, considerando che il sito ora è una città fantasma.
Dopo il secondo conflitto mondiale gli hangar e altre strutture componibili furono smontate, rivendute o riutilizzate; iniziò un lento ma progressivo processo di vandalizzazione, nonostante il divieto di accesso all’area.
“Attualmente, ci pascolano le mucche – rileva Antonacci – la vegetazione avanza e non è raro vedere alberi di fichi sui solai, più crescono e più le penetranti radici compromettono la tenuta strutturale degli edifici rimasti.
L'ex idroscalo, però, è anche oggetto di studio per chi si occupa di archeologia industriale e architettura, non a caso sono varie le tesi di laurea e di dottorato sul luogo, inoltre, dal 2015 c'è un interessamento diretto del Politecnico delle Marche”.
L'abbandono
Perché è stato abbandonato se situato in un punto strategico?
“Tra le due guerre – spiega Antonacci – ci fu un breve abbandono. Durante la seconda guerra mondiale, invece, l'aviazione aveva fatto progressi e l'idrovolante era quasi obsoleto, dunque, nella strategia militare l'idroscalo aveva perso priorità rispetto al conflitto del 1914. Negli anni '50 una struttura militare del genere era superata e non fu trovato nessun nuovo uso per l’aeronautica, da qui l'abbandono totale”.
Come spesso accade a vari siti italiani dal passato imponente, le prospettive future diventano a tinte scure.
Il Comune di Cagnano Varano ristrutturò una sezione, molti anni fa, che subito fu del tutto vandalizzata. Un intervento di recupero totale sarebbe molto costoso e gli investimenti da parte di privati sembrano ostacolati dall’assenza di servizi e infrastrutture adeguate nell'immediate vicinanze.
“Se ne potrebbe fare un centro polifunzionale – conclude Antonacci –, in parte dedicato alla ricettività e in parte museale, vista l'importanza storica che ricopre il sito. Oppure potrebbe diventare un luogo per le attività sportive da svolgere sul lago di Varano”.
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