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In Italia la metà delle città sono contrassegnate da inquinamento atmosferico

di Alessandra Concas

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Il 2013 è l’anno europeo dell’aria ma stando alle statistiche stilate anche da Legambiente, l’Italia non è partita molto bene e a metà dell’anno la situazione non è migliorata, viste le performance delle città in relazione all’inquinamento atmosferico.

Nel 2012, nei principali centri urbani sono stati superati i livelli di polveri fini. Alla fine dell’anno anche l’Europa, con una sentenza della Corte di Giustizia ha chiesto all’Italia l’attuazione di misure risolutive per ridurre l’inquinamento atmosferico, a conferma del fatto che la questione dell’inquinamento e delle città invase dal traffico non può più essere affrontata in maniera parziale e limitata.

Le principali fonti di emissione di polveri fini, ossidi di azoto, dei precursori dell’ozono o di altri inquinanti come gli idrocarburi policiclici aromatici o il monossido di carbonio e del rumore, sono i processi industriali e di produzione di energia e in città soprattutto il traffico veicolare e i riscaldamenti.
Sono questi i settori sui quali bisogna agire, con misure severe per siti produttivi e centrali elettriche, e attuando politiche di efficienza energetica degli edifici, diffusione di fonti rinnovabili e pulite per la produzione di energia e per il riscaldamento delle nostre abitazioni e una mobilità incentrata sul trasporto pubblico locale e su quello ferroviario, dirottando i fondi sul ferro e sulla mobilità collettiva.

Alcuni esperti del settore, sostengono che in una simile situazione si dovrebbe usare in modo diverso il territorio, con un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più efficienti, dove creare le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso del quartiere, della comunità.
In ambito urbano si dovrebbe ridurre la velocità a trenta chilometri orari, e si dovrebbero creare aree car free nei pressi delle scuole, consentendo un rapido miglioramento della situazione, magari predisponendo la progettazione di un piano di rete ciclabile portante e la ridefinizione degli spazi urbani.

La Comunità europea e i cittadini italiani, non sono preoccupati esclusivamente per i livelli di inquinamento atmosferico, ma anche per i livelli elevati di rumore ai quali si viene quotidianamente esposti nelle città. I decibel più alti sono stati di recente riportati a Roma, Milano, Genova e Napoli.

Secondo il Codacons le statistiche dimostrano che Regioni, Province e Comuni continuano a non tutelare i cittadini, i quali si  possono ribellare a questo immobilismo, chiedendo il risarcimento per i “danni da inquinamento”. La maggioranza degli stati membri dell'Ue non rispetta ancora le norme europee per la qualità dell'aria, e nella lista nera c'è anche l'Italia. Lo ha ricordato il commissario europeo per l'Ambiente Janez Potočnik, durante la conferenza stampa di chiusura dell'incontro informale dei ministri europei dell'Ambiente a Dublino.

La direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria impone ai paesi Ue di rispettare i limiti stabiliti per gli inquinanti atmosferici. Se questi limiti non vengono rispettati, dovrebbero essere adottati dei piani in modo che il periodo di superamento sia il più breve possibile. Molte delle regioni italiane, però, questi piani non li hanno ancora.
La direttiva impone anche che lo stato membro preveda un regime di sanzioni proporzionate e dissuasive in caso di violazione delle norme della direttiva, ma l’Italia non ha predisposto neanche questo regime sanzionatorio.

In un simile scenario è auspicabile che il nostro Paese si attivi al più presto in maniera determinata per far fronte alla situazione.








13/06/2013