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Ken Saro-Wiwa. L'ambientalista nigeriano che pagò con la morte la sfida alla Shell

Ken SaroWiwa Lambientalista nigeriano che pagò con la morte la sfida alla Shell
di La nuova ecologia

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Sono passati vent’anni dalla morte di Ken Saro-Wiwa: poeta, scrittore, produttore televisivo e ambientalista nigeriano. Fu il primo a sfidare la Shell sui metodi di estrazione e trasporto del petrolio greggio nel Delta del Niger. Il primo che cercò di dar voce al popolo Ogoni – il suo, che quelle terre abita – fondando il Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop).

Il 10 novembre 1995, insieme ad altri otto militanti ambientalisti, Saro-Wiwa viene condannato a morte e giustiziato mediante impiccagione da un tribunale militare dopo un processo farsa. Chiedeva più leggi e più controlli sulle attività estrattive della multinazionale anglo-olandese, che dal 1958 stavano mettendo in ginocchio l’economia agricola degli Ogoni minacciandone la stessa sopravvivenza. Da anni si batteva contro i danni ambientali causati dalle attività petrolifere nel sud della Nigeria, ma anche contro la miseria e l’arretratezza a cui il governo nigeriano condannava il suo popolo. Era riuscito a mobilitare migliaia di persone, a bloccare la produzione di greggio della Shell. A minare il sistema di corruzione, clientelismo e autoritarismo su cui si reggeva il regime di Abacha. Una forza e un coraggio pagati a caro prezzo.

Anni dopo, nel 2009, Shell ha accettato di pagare 15 milioni e mezzo di dollari per evitare di comparire in un imbarazzante processo dinanzi la corte distrettuale di New York. La compagnia petrolifera era perseguita dal 1995 per complicità con l’ex regime militare nigeriano per quel che riguarda l’esecuzione di sei civili che si opponevano ai suoi metodi di estrazione del petrolio. Fra questi, Ken Saro-Wiva. Il gigante anglo-olandese ha dichiarato di aver accettato di regolare la faccenda per aiutare il “processo di riconciliazione”, negando però qualsiasi implicazione nella morte dell’intellettuale nigeriano e degli altri attivisti.

Insomma, la compagnia petrolifera non ha mai ammesso i crimini di cui è stata accusata né quelli di cui è ancora oggi accusata: inquinare il delta del Niger e le terre circostanti senza porvi rimedio. Dalle indagini svolte sul campo nel 2015 in quattro siti giudicati dall’Unep come fortemente inquinati – come ha raccontato la Bbc la scorsa settimana – Amnesty International ha constatato visibili livelli d’inquinamento nonostante Shell avesse dichiarato di averli bonificati. Le indagini hanno chiarito che si tratta di bonifiche inadeguate, non di nuove fuoriuscite. Il timore è che ancora una volta la multinazionale, col silenzio e la complicità del governo nigeriano, si beffi dei locali e delle loro istanze.

Durante la 70esima assemblea generale delle Nazioni Unite, lo scorso 28 settembre, il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha promesso di voler continuare ad andare avanti col suo piano di crescita sostenibile, in cui è presente anche un capitolo sulla salvaguardia dell’ambiente. I figli di Saro-Wiwa, Ken Jr e Noo, si aspettano che le promesse fatte vengano finalmente mantenute. E che l’eredità del padre non venga dispersa.

 

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17/11/2015