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L’inquinamento acustico in Italia e il rispetto delle norme comunitarie

di Alessandra Concas

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L’inquinamento acustico rappresenta uno dei fattori che incide sui livelli di qualità della vita della popolazione, soprattutto in ambito urbano, dove si riscontrano livelli di rumore spesso elevati, a causa della presenza di numerose fonti, trale quali: infrastrutture di trasporti, attività produttive e commerciali, luoghi di intrattenimento e altre sorgenti sonore che, anche se sono temporanee, come cantieri e manifestazioni musicali all’aperto, incidono sui livelli della vita di ogni giorno.

Negli ultimi quindici anni, nell’ambito della Comunità Europea, si è assistito a una diminuzione dei livelli di rumore più elevati nelle zone a più alto rischio, chiamate “zone nere”, e allo stesso tempo si è verificato un ampliamento delle zone con diversi livelli di attenzione, chiamate “zone grigie”, che ha provocato un aumento della popolazione esposta, annullando le conseguenze positive della prima tendenza.

Alcuni studi evidenziano che il venti per cento della popolazione europea è esposta a rumori diurni continui, causati prevalentemente dal traffico, che superano il livello considerato come limite di tollerabilità per gli individui, ovvero sessantacinque decibel.
Un altro quaranta per cento è esposto a livelli di rumore compresi tra cinquantacinque e sessantacinque decibel, intervallo considerato come “valore di attenzione”, in corrispondenza del quale si possono manifestare seri disturbi nel periodo diurno.
Circa il venticinque per cento della popolazione dell’UE è soggetta ad un peggioramento della qualità della vita a causa di una percentuale compresa tra il cinque e il quindici per cento, che ha sani disturbi del sonno per via del rumore.

Il quadro legislativo nazionale prevede una normativa che regolamenta qualsiasi attività rumorosa, e una pianificazione territoriale e urbanistica che deve tener conto del clima acustico delle aree urbane.

All’inizio del 2013 l’Europa ha bacchettato l’Italia per non avere adempiuto alle norme comunitarie a tutela dell’ambiente proprio in riferimento all’inquinamento acustico.
La Commissione, ha messo in mora il nostro Paese per il mancato rispetto della legge europea in materia.

Il richiamo di Bruxelles è arrivato direttamente all’Associazione Italiana di Acustica (AIA), che ha ricevuto il richiamo ufficiale lo scorso aprile.
L’oggetto dell’accusa sarebbe stato la mancata attuazione sul territorio nazionale della direttiva che stabilisce la gestione del rumore ambientale nelle regioni con aree urbane superiori ai duecentocinquantamila abitanti e la presenza di infrastrutture come autostrade e ferrovie. Secondo la Commissione, in queste zone, sarebbero state fornite statistiche incompletie sulla mappatura del territorio, una sbagliata informazione ai cittadini e sui piani di azione per la riduzione dell’inquinamento acustico.

Per ridurre gli effetti nocivi dell’esposizione al rumore l’Europa diveri anni fa, aveva individuato l’approccio migliore attraverso la mappatura acustica realizzata sulla base di metodi comuni, come l’informazione al pubblico e l’attuazione di piani di azione a livello locale.

Le differenze tra le varie Regioni della Penisola rispetto all’attuazione della direttiva, secondo la Commissione, era stata molto levata.
In quelle settentrionali, si stanno facendo passi in avanti in materia, compatibilmente con le risorse a disposizione, mentre la situazione più difficile si registra al Sud.



27/06/2013