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Lo squalo, signore dei mari, principe del Museo Oceanografico di Monaco

Lo squalo signore dei mari principe del Museo Oceanografico di Monaco
di Stefania Elena Carnemolla

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Nel grande Museo Oceanografico del Principato di Monaco, fondato nel 1889 dal principe Alberto I, lo squalo è una creatura molto amata. Non nuota solo nelle grandi vasche, dove pesci coloratissimi e altre meraviglie incantano i visitatori, ma è anche presenza virtuale e opera d’arte. Onori e tributi alla creatura degli abissi, che oggi è in pericolo. Sono infatti circa cento milioni gli squali che vengono catturati ogni anno e cento milioni sono il trenta per cento delle specie.

Lo squalo rischia l’estinzione, tanto che in Cina, tempo fa, il governo ha vietato la zuppa di pinne di squalo, uno dei piatti tipici della cucina cinese. Perché se è vero che la zuppa di pinne di squalo è prelibata, è altrettanto vero che nel brodetto galleggia il ricordo della mattanza.

Da qualche anno, in Costa Azzurra, il Museo Oceanografico di Monaco è impegnato in una campagna di sensibilizzazione per la protezione degli squali e che accompagna con esempi concreti, come quando nel 2011 cinque piccoli squali furono accolti nel Museo, trovando rifugio in uno degli acquari. 

Nel 2012 l’ Istituto Oceanografico di Monaco, fondato dal principe Alberto I nel 1906, ha lanciato il programma Save our sharks, salviamo i nostri squali. Primo passo la creazione all’interno del Museo Oceanografico di uno spazio tutto per loro. “Inaugurato al museo Oceanografico da Johnson Toribiong, presidente della repubblica di Palau” così una cronaca monegasca dell’11 febbraio 2012 “un nuovo spazio interamente dedicato agli squali. La Repubblica di Palau si è infatti distinta per un’iniziativa davvero esemplare: il divieto di pesca degli squali su tutta la zona insulare che riguarda 600 mila Kmq. All’inaugurazione, il presidente Toribiong, accompagnato dal direttore del museo, Robert Calcagno e dal ministro dell’ambiente Marie-Pierre Gramaglia, ha autografato un pannello che spiega e mette in valore la sua iniziativa, riconosciuta in tutto il mondo. L’apertura dello spazio dedicato agli squali nel museo Oceanografico è il primo passo di un programma di sensibilizzazione che porterà ad una grande esposizione, alla pubblicazione di un libro e ad un ciclo di conferenze dedicate a questi importanti predatori dei mari in pericolo di estinzione”.

Per aiutare a superare i pregiudizi sugli squali, da sempre associati a “immagini spaventose” e “film di suspense eredità di Hollywood”, il Museo Oceanografico ha scelto di “appellarsi alle emozioni”, inaugurando l’8 giugno 2013, in concomitanza con la Giornata Mondiale degli Oceani, un’esposizione “sensoriale” per consentire l’incontro fra uomo e squalo e allontanare così la “cattiva reputazione” del “signore dei mari”. Come? Consentendo l’osservazione fra uomo e squalo attraverso il pannello di un acquario, come la Laguna degli Squali, il grande acquario immerso in un’atmosfera di luce bluastra; stimolandone la conoscenza grazie all’interattività attraverso un “gigantesco affresco digitale” simile a un acquario immaginario capace di rivelare caratteristiche biologiche e comportamentali di una dozzina di specie, con gli squali in scala reale che nuotano guardando i visitatori a loro volta padroni di dar loro vita via tappetino interattivo; osservandone la particolare struttura dei denti grazie alle grandi mascelle esposte nella Smile Gallery, la galleria del sorriso; stimolando il tatto del singolo visitatore, consentendogli di toccare una mascella di squalo tigre alta, a bocca aperta, fino a cinquantacinque metri; facendo scivolare una mano nell’acqua di una piscina per accarezzare la schiena o il “fianco” di uno squalo pigiama, uno squalo leopardo striato o uno squalo segugio maculato.  

Lo scorso 8 giugno, a completamento dell’esposizione di carattere scientifico- sensoriale, è stata inaugurata On Sharks & Humanity, un’iniziativa artistica – a cura di Huang Du – di Parkview Arts Action, organizzazione fondata da George Wong, cui mission è quella di sfruttare il potere dell’arte per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni ambientali critiche, nonché influenzare la comunità internazionale e fornire agli artisti una piattaforma per affrontare problemi ambientali “urgenti ed emergenti”.

In mostra, fino all’8 marzo 2015, opere di artisti contemporanei cinesi (Wang Luyan, Zou Liang, Xia Hang, Li Hui, Gao Xiaowu, Liu Zining, Weng Fen, Fan Xueyi) e della Mongolia (Zheng Lu e Yu Yang),  che hanno dedicato i loro lavori alla “causa della protezione degli squali”, nonché di Beli, un’artista italiana nata nel Principato di Monaco, presente con una pinna gigante in bronzo e che da anni fa della “protezione degli squali il centro dei suoi lavori”.

La mostra è stata concepita per catturare l’attenzione del visitatore e aiutarlo a superare la sua ostilità verso gli squali. “Ogni opera” spiega Robert Calcagno, direttore del Museo “a suo modo esplora la complessa relazione dell’uomo con lo squalo. Una mostra poetica dove alle sculture si alternano anche quadri e poesie, un invito ai visitatori a superare i pregiudizi”. 

“La mostra” così una cronaca monegasca dell’epoca “introduce il visitatore catturandolo in una rete da pesca, nella hall del museo; un’installazione realizzata da Wang Luyan, artista che ha voluto fare rivivere l’effetto che subiscono i pesci catturati dai pescatori. Al primo piano si scopre lo squalo in acciaio di Gao Xiaowu, Evoluzione, che mostra la trasformazione di uno squalo in pesce rosso, ornamentale. La bestia feroce diventa animale da compagnia… Subito dopo l’opera di Yu Yang, Enlightenment, rappresenta il corpo di uno squalo al momento in cui viene tirato a bordo di un’imbarcazione: l’animale si contorce, soffre, prima di morire colpito dagli arpioni. Zou Liang propone Swimming, dove il corpo dello squalo in acciaio è composto dalle forme di altri animali marini: stelle, polpi, pesci, granchi, meduse ecc. e poi sulla pinna caudale, due bambini che corrono felici, a rappresentare la dolcezza e l’innocenza, per attenuare il rifiuto che troppo spesso ispira lo squalo. E poi sulla magnifica terrazza panoramica del Museo, due sculture monumentali. Quella di Zheng Lu, intitolata Butterfly in love with the flower, sembra un squalo fatto in pizzo, in realtà si tratta di fili d’acciaio saldati uno all’altro, creando un’impressione immateriale, come una pinna di squalo che galleggia sull’acqua. Senza dimenticare poi il cortometraggio di Weng Fen, The Body and the Sharks, che non ha esitato ad introdursi nudo in una vasca con degli squali per dimostrare che lo squalo non è un animale aggressivo; la poesia di Fan Xueyi; i quadri di Liu Zining che riproducono gli occhi dello squalo, esposti sulle scale del Museo, vogliono comunicare un sentimento di angoscia e di dolore che implica: fare provare all’uomo la colpevolezza”.

 

Abbiamo parlato di:

Musée Océanographique de Monaco: Website Facebook Twitter

Institut océanographique: Website

Parkview Arts Action: Website



12/02/2015