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Oltre ventiduemila specie nel mondo rischiano l'estinzione

Oltre ventiduemila specie nel mondo rischiano lestinzione
di Alessandra Concas

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L'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) ha aggiornato la sua lista lanciando un allarme. Nel mondo le specie a rischio di estinzione sono più di ventiduemila, e la principale causa è il consumo di risorse naturali da parte dell'uomo con la pesca, i disboscamenti, le estrazioni minerarie e simili.

La notizie è rimbalzata dalle agenzie di stampa alle cronache di settore. Nella lista, che quest'anno festeggia il suo cinquantesimo anniversario, entrano animali come il pesce palla cinese, il tonno rosso del Pacifico, l'anguilla americana e il cobra cinese. Una lumaca della Malesia e un insetto dell'isola di Sant'Elena vengono dichiarati in estinzione. Secondo gli esperti, il tonno rosso del Pacifico, viene adesso classificato come “vulnerabile”, per lui si rendono necessarie regole sulla pesca rivolte soprattutto a evitare la cattura di esemplari giovani.

Ancora più a rischio per la crescente domanda del mercato è il pesce palla cinese, che è tra le quattro specie di pesce palla più utilizzate in Giappone per il sashimi. Negli ultimi quarant' anni ha subito un declino pari quasi al 100% e adesso versa in uno stato preoccupante. Anche il cobra cinese risulta sotto pressione, la sua popolazione in vent'anni è diminuita dal 30 al 50%, con notevoli esportazioni dalla Cina al mercato alimentare di Hong Kong.

Risultano estinte la forbicina gigante, un dermattero esclusivo dell'isola atlantica di Sant'Elena, e il Plectostoma sciaphilum, una lumaca presente esclusivamente su una collina calcarea della Malesia, e adesso interamente distrutta dalle cave.

Nella lista compaiono oltre settantamila specie, delle quali oltre ventiduemila a rischio. Secondo il direttore dello Iucn Julia Marton Lefèvre, “oggi l'aggiornamento della lista rossa fa realizzare che il nostro Pianeta sta costantemente perdendo la sua incredibile biodiversità, in gran parte a causa delle nostre azioni distruttive rivolte a soddisfare un crescente 'appetito' di risorse''. “Nonostante questo, abbiamo evidenze scientifiche che le aree protette possono invertire l'attuale trend. Le specie in pericolo che sono poco rappresentate nelle aree protette, subiscono un declino due volte più veloce rispetto a quelle più presenti nelle zone sottoposte a tutela”.



18/11/2014