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Pannelli in ombra

di La nuova ecologia

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Il fotovoltaico in Italia è a una svolta: da investimento finanziario a investimento energetico, da scelta alla portata di tutti, grazie agli incentivi statali, a possibilità per pochi che decidono d'installarlo con bolletta, e dichiarazione dei redditi, alla mano. Il Quinto conto energia è ormai agli sgoccioli: il 6 giugno il Gse ha comunicato che è stata raggiunta la soglia dei 6,7 miliardi annui di spesa in incentivi, dando inizio alla procedura di chiusura del sistema dei sussidi a pioggia. Cosa resta ora? Come sarà il mercato del fotovoltaico italiano nei prossimi anni? Siamo in una fase di transizione: il governo Letta, di nuovo a inizio giugno, ha prorogato per sei mesi le detrazioni fiscali del 50% per le ristrutturazioni edilizie, portando al 65% (dal precedente 55) quelle per le ristrutturazioni energetiche.


Pensare alle famiglie
Molti italiani hanno pensato di poter utilizzare le detrazioni al 55-65% per abbattere il costo degli impianti fotovoltaici tramite il corposo sconto sull'Irpef. Ma non è così: più volte, nel corso del 2012 e del 2013, l'Agenzia delle entrate ha chiarito che il fotovoltaico non comporta un risparmio energetico ma una produzione di energia, e pertanto non può essere detratto al 55-65%. Può però rientrare nelle detrazioni generiche, che per i prossimi sei mesi saranno del 50% e successivamente scenderanno al 36%. «Con gli incentivi del Conto energia avevi la certezza di un ritorno certo – spiega Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente – ora è tutto molto incerto perché con le detrazioni solo chi ha una base di reddito da detrarre può realmente avere un beneficio. Una coppia di pensionati, una famiglia monoreddito, prima potevano accedere a un prestito per installare l'impianto e ripagarlo con gli incentivi negli anni. Ora non è più così, per questo chiediamo al governo di pensare a un nuovo Conto energia specifico per le famiglie». Per le aziende, invece, Legambiente chiede un incentivo alla tedesca: detrazione al 50% per chi installa contemporaneamente i pannelli fotovoltaici e un sistema di accumulo dell'energia a batteria. Infine, secondo Zanchini, è ora di pensare a sistemi innovativi di gestione delle reti elettriche. Oggi, ad esempio, non si può avere un solo contatore in condominio con un contratto di gestione che copre più utenti o famiglie ma solo contatori e bollette singole. «Si dovrebbe fare come il teleriscaldamento in Alto Adige – conclude – con una cooperativa che produce il calore e tante famiglie che si allacciano allo stesso impianto e pagano la bolletta a consumo».


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Traducendo questa impostazione dall'energia termica a quella elettrica entriamo in uno dei temi più spinosi per il fotovoltaico: i 'Seu' e le 'Riu' o, per usare i termini dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg), i 'sistemi di distribuzione chiusi' e quelli 'di produzione e consumo'. Per Seu si intendono i Sistemi efficienti di utenza in cui un produttore e un consumatore di energia si mettono insieme e fanno simbiosi, con il secondo che s'impegna a comprare tutta l'energia rinnovabile prodotta dal primo. Produttore e consumatore devono essere nello stesso sito e il consumatore deve essere solo uno. Per Riu si intendono le Reti efficienti di utenza, molto simili ai Seu ma in questo caso i consumatori possono essere più di uno e la rete di produzione-consumo deve essere limitata a tre comuni adiacenti (tre province adiacenti nel caso la produzione sia da rinnovabili). Entrambe le soluzioni sarebbero ottime per le aziende, perché permetterebbero loro di avere un costo praticamente fisso dell'energia per molti anni. Ma l'Aeeg ha consigliato al governo un provvedimento che renderebbe antieconomici Riu e Seu. E molto meno convenienti gli impianti fotovoltaici già installati sui tetti e nei campi: far pagare ai produttori di energia rinnovabile gli oneri di sbilanciamento della rete su tutta la produzione, non solo sull'energia immessa in rete. Per farla semplice: il fotovoltaico non è programmabile e tenere in equilibrio la rete elettrica nazionale con i 18 GW di pannelli solari già installati ha un costo, che l'Aeeg vorrebbe sia scaricato sul fotovoltaico stesso. Ma su tutta l'energia prodotta, anche se consumata in loco (quello a cui servirebbero Seu e Riu). Con questa impostazione, se produci 1 kW e lo consumi tutto non stai destabilizzando la rete ma devi pagare lo stesso gli oneri. Secondo Aper, Asso Solare e il Coordinamento Free ciò va contro le raccomandazioni dell'Autorità garante del mercato, che vede nei Seu e nelle reti private uno strumento per aumentare la concorrenza nei confronti dei gestori delle reti pubbliche di trasmissione e di distribuzione.

Andare in bianco
Nel dibattito s'inserisce anche il Gifi, il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane di Confindustria. Valerio Natalizia, durante il suo discorso all'assemblea annuale dell'associazione che si è svolta il 6 giugno a Milano, nel passare il testimone di presidente a Emilio Cremona ha esposto la sua idea di futuro del fotovoltaico in Italia: prolungamento delle detrazioni al 50% fino al 30 giugno 2014, con estensione anche alle persone giuridiche, semplificazione della burocrazia e apertura a Seu e Riu. E poi la possibilità d'incentivare il fotovoltaico con i Certificati bianchi anche per impianti sopra i 20 kW e ripristino del bonus per la sostituzione dell'amianto. Da notare, fra l'altro, che Emilio Cremona viene dal mondo delle Esco, cioè gli installatori. Ed è significativo che in questo momento di transizione il Gifi non sia più guidato da un rappresentante dei produttori di fotovoltaico o componenti accessorie.

Guerra dei dazi
A questa situazione di estrema incertezza si aggiunge la recente decisione, anche questa d'inizio giugno, sui dazi ai pannelli fotovoltaici prodotti in Cina (che soddisfano circa il 70% della domanda globale). Dopo mesi di titanici scontri fra lobby a Bruxelles, durante i quali l'associazione Afase ha difeso gli interessi dei cinesi e degli installatori mentre Eu ProSun quelli dei produttori Ue di celle e moduli fotovoltaici, il commissario europeo al Commercio Karel De Gucht ha deliberato (nonostante il parere negativo di 15 Stati membri, Germania compresa) l'imposizione di dazi provvisori dell'11,8% fino al 5 agosto. Poi diventeranno del 37% per le aziende cinesi che collaboreranno con l'Ue, o del 67% per i duri e puri. «L'11,8% di dazio non è sufficiente – spiega Giorgio Cappelli, produttore italiano di pannelli fotovoltaici – Dal 47 al 67% è una tariffa equa: se loro vendono a 50 centesimi al watt e noi a 70 non è perché noi siamo meno efficienti, è perché loro fanno dumping». Di contro, tutte le associazioni italiane del fotovoltaico, tranne il Comitato Ifi, si sono espresse contro i dazi che, sostengono, non faranno altro che far crescere i costi dei pannelli proprio nel momento in cui in Italia non ci sono più gli incentivi.

19/07/2013