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Roma, è caos nella gestione dei rifiuti. Serve una svolta

Roma è caos nella gestione dei rifiuti Serve una svolta
di La nuova ecologia

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Nella gestione dei rifiuti del Lazio c’è un cancro criminoso che oggi sembra essere scoperto con chiarezza. Grazie a un lavoro lungo e certosino del Noe di Roma e della sezione centrale dei Carabinieri, sono emersi fatti che lasciano poco spazio a dubbi: carte falsificate, foto “taroccate”, atti dettati dal privato alla Regione.

Legambiente è costituita parte civile in molti dei processi già aperti nel Lazio sulla gestione dei rifiuti e se ci saranno le condizioni sarà al fianco della Procura anche in questo caso, una volta che le indagini avranno fatto il loro corso. Nel frattempo alcuni ex dirigenti dell’associazione, il compianto Mario Di Carlo (assessore alle Politiche della casa nella Regione Lazio) e Giovanni Hermanin (presidente dell’Ama nel 2008, quando inizia la costruzione dell’inceneritore di Albano, contestata dagli inquirenti), sono stati tirati in ballo nell’inchiesta e alcuni media ne hanno strumentalmente sottolineato la provenienza legambientina. Ribadiamo la nostra fiducia verso la magistratura perché si tolga ogni ombra sull’intera vicenda. Ma respingiamo al mittente ogni allusione verso possibili indulgenze da parte della nostra associazione nei confronti di un sistema contro il quale ci siamo sempre battuti e ci continueremo a battere con impegno se possibile ancora maggiore.

Questi fatti così gravi impongono d’altro canto una svolta a Roma e nel Lazio. Bisogna uscire dalla palude del sistema discariche e tocca alla politica mettere in atto le scelte per voltare pagina. La Regione ha abolito una parte del vecchio piano rifiuti, investito sulla differenziata e con il Comune ha chiuso il sito di Malagrotta, ora bisogna battere definitivamente il pezzo sporco della gestione della monnezza e puntare su riciclaggio, riuso e riduzione con un nuovo piano rifiuti e un nuovo contratto di servizio con l’Ama. Il caos immondizia che regna nella Capitale deve trovare una soluzione.

Oltre alle illegalità gravissime, alla base ci sono un modello vecchio e la mancanza di chiarezza fra Comune e azienda. Roma e la gestione dei rifiuti sono profondamente cambiate negli ultimi anni, mentre il “contratto di servizio” (che definisce i servizi e la modalità con cui vanno erogati) è rimasto quello del 2008, che la precedente amministrazione ha prorogato per anni. Serve un mandato chiaro ad Ama, Roma deve credere nella differenziata e usare gli oltre 700 milioni di euro che i cittadini pagano con la “tariffa rifiuti” per mettere in campo un sistema porta a porta in tutta la città, come avviene in migliaia di “Comuni ricicloni”, coinvolgendo i cittadini nella svolta. Sono i rifiuti indifferenziati il vero punto di crisi, il modello del vecchio cassonetto va superato, i bidoni su strada diventano veri e propri accumuli indecenti d’immondizia.

Servono nuovi impianti per trattare l’organico più che nuovi inceneritori, piuttosto che realizzare nuovi impianti di trattamento meccanico biologico bisogna riconvertire quelli esistenti per potenziare il recupero di materia. Serve un serio siting da parte di un soggetto terzo per la nuova localizzazione della discarica di servizio a Roma, per smetterla di portare i nostri rifiuti indifferenziati fuori Regione. Ad Ama servono anche nuovi accordi con i lavoratori che prevedano più efficienza per superare gli enormi limiti dell’azienda, raggiungere gli obiettivi di legge sulla differenziata e dare inizio a una nuova stagione nella gestione dei rifiuti a Roma.



21/02/2014