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Scarcity waste, tra opulenza e povertà: in mostra le immagini che fanno riflettere

Scarcity waste tra opulenza e povertà in mostra le immagini che fanno riflettere
di Stefania Elena Carnemolla

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Un solo pianeta, una sola tendenza, collettiva, verso la sua distruzione – sullo sfondo miseria, sprechi, diseguaglianze, contraddizioni. E dove discorsi e appelli non arrivano, c’è la fotografia. Gli scatti che vi presentiamo, parte della raccolta Scarcity Waste, raccontano di un pianeta di scarsità e spreco di risorse, disequilibri, follie. Società opulente ed egoiste che nascondono chi ne è vittima.

Eppure c’è chi non si rassegna, come le tante donne del mondo che continuano a piantare simbolici semi di speranza. Gli scatti che vedrete parlano di chi vede rosa al di là del nero, ma anche di un pianeta offeso da ogni tipo di inquinamento – dell’aria, dell’acqua, del suolo, elettromagnetico. E ancora, di discariche che si aprono come voragini vicino le abitazioni, montagne di plastica, pneumatici abbandonati, acqua che scarseggia, desertificazione, infrastrutture che deturpano il paesaggio, urbanizzazione selvaggia, macerie di vecchie case all’ombra di grattacieli-formicaio, depauperamento del patrimonio boschivo, morie di pesci, lavoratori sfruttati, nuovi schiavi del XXI secolo, spreco di cibo e obesità, malattia tipica delle società opulente, miniere illegali. 

Fino al 9 febbraio gli scatti saranno in mostra nello spazio Eataly di Roma Ostiense nell’ambito dell’esposizione Scarcity Waste con le migliori immagini dell’edizione 2015 del concorso internazionale di fotografia Syngenta Photography Award. Un’esposizione itinerante che racconta la “drammatica contrapposizione tra scarsità e spreco di risorse naturali”. “La scarsità delle risorse del nostro pianeta è evidente ovunque” spiegano gli organizzatori “dagli oceani eccessivamente sfruttati alle foreste pluviali che stanno rapidamente scomparendo, fino al restringimento dei fiumi e laghi. I rifiuti prodotti da uno stile di vita urbana stanno crescendo anche più velocemente del tasso di urbanizzazione stessa”. La nuova edizione del premio, che ha coinvolto fotografi professionisti e amatoriali di tutto il mondo, con oltre 2000 scatti provenienti da più di 100 paesi, è, pertanto, una riflessione su “come garantire alle prossime generazioni superfici coltivabili, cibo e acqua a sufficienza quando la quantità di risorse che utilizziamo e di rifiuti che produciamo richiederebbe già oggi un pianeta e mezzo”.

Vincitore della categoria Professional Commission Mustafah Abdulaziz, autore di un reportage – qui il link – sull’impatto della crisi idrica sugli abitanti di India, Pakistan e Sierra Leone. Oltre al premio in denaro, grazie a una sovvenzione della commissione, il fotografo potrà allargare il suo progetto studiando esaurimento e abuso d’acqua della California, sua terra natale. Il secondo premio è, invece, andato a Rasel Chowddury per il suo reportage – qui il linkDesperate Urbanization ambientato in Bangladesh. Terzo premio a Richard Allenby-Pratt per il suo reportage – qui il link – su cave e infrastrutture abbandonate degli Emirati Arabi Uniti. Vincitore della categoria Open Competition Benedikt Partenheim, autore di un reportage – qui il link – sull’inquinamento atmosferico della città di Shiziazhuang, in Cina. Secondo posto a Camille Michel per il suo reportage – qui il link – sui rifiuti abbandonati sulla neve di Uummannaq Greenland, in Groenlandia. Terzo classificato, infine, l’italiano Stefano De Luigi, autore di un reportage – qui il link – sugli effetti della siccità nella regione di Turkana, in Kenya.

 

Per maggiori informazioni

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07/02/2017