logo tiscali tv

Si ricercano le cause del tifone Hayan, ma per ora non si può incolpare il riscaldamento globale

di Alessandra Concas

Leggi più veloce

Nelle Filippine non si vedeva un tifone simile a quello di alcuni giorni fa da circa cinquant’ anni, e secondo gli esperti, che lo hanno classificato di categoria cinque, sembra sia stato un caso altrettanto raro che abbia colpito una zona densamente popolata.

Le cronache di questi giorni, hanno evidenziato che secondo i meteorologi eventi di questo genere costituiscono un’eccezione a causa dei lunghi intervalli di tempo nei quali si verificano, e stando ai fatti, l'ultimo tifone confrontabile per intensità al tifone Hayan risale alla metà degli anni  Sessanta del secolo scorso, ed è avvenuto all'incirca nella stessa zona.

I tifoni nascono nell'Oceano Pacifico mentre gli uragani sono i fenomeni equivalenti che hanno origine nell'Oceano Atlantico, e i primi sono più numerosi e più intesi, perché il Pacifico è più caldo dell'Atlantico.
La loro formazione si deve al calore liberato nella zona del Pacifico più vicina all'Equatore, l'acqua che evapora dalla superficie degli oceani si condensa formando nubi temporalesche. Al centro si crea una zona di bassa pressione, accompagnata da venti molto forti e temporali altrettanto violenti, con una configurazione a spirale, e i tifoni, una volta formati, si spostano da Est verso Ovest.

Può accadere che il loro cammino venga interrotto da fenomeni atmosferici, come venti che soffiando nella direzione opposta catturano il tifone portandolo via, sino ad allontanarlo dalla sorgente rappresentata dal calore dell'Oceano. Se non incontrano ostacoli, come è successo con il tifone Haiyan, continuano nel loro cammino sino a trovare terra, dove rilasciano la loro energia, e una volta a terra, possono provocare altri fenomeni. Primo tra questi, il forte vento che, soffiando sul mare, solleva masse d'acqua verso le coste.

Ci si è chiesti se una delle cause del tifone che ha provocato devastazione e vittime nell’arcipelago asiatico si possa attribuire al global warming (il riscaldamento globale), e anche in questo caso la parola è passata agli esperti, che sostengono che per potere dare una risposta sicura servono dei mesi, in modo da avere elementi più precisi, non fermandosi a quelli a disposizione nell’immediato.

L’invito alla cautela arriva dalla Società Meteorologica Italiana, che si è fatta carico di studiare il fenomeno. Negli anni, più di una volta si sono visti transitare tifoni e tempeste, nel dicembre del 2012, il tifone Bopha fece oltre mille vittime, nel 2004 furono circa millecinquecento i morti provocati dalla depressione tropicale Winnie, nel più lontano ‘91 la tempesta Thelma lasciò una scia di oltre cinquemila morti.

Questo per dire che in quella zona del Pacifico i tifoni non si stanno manifestando oggi, ogni anno colpiscono le isole. Haiyan però non si può paragonare, perché avendo sprigionato una potenza che lo ha reso di categoria cinque, che è la più alta, è uno tra i quattro fenomeni più impetuosi mai registrati sul globo.

I danni provocati, si possono spiegare con combinazioni geografiche e culturali, lo stato di allerta nelle Filippine era stato diramato, ma il tifone ha seguito una traiettoria strana, finendo con il colpire la città di Tacloban, di solito protetta dalle montagne, dove diversi cittadini hanno ignorato gli allarmi facendosi sorprendere in casa, ed è un  fatto comune che gli eventi meteorologici estremi mietano più vittime nei paesi con infrastruttura di allerta e protezione civile meno sviluppata e una bassa scolarità.

I tifoni e gli uragani esistono da sempre, e sono fenomeni atmosferici rari da un punto di vista statistico, e non è possibile per adesso estrarre un segnale significativo di tendenza all’aumento rispetto alla variabilità naturale.

 




13/11/2013