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Stromboli svela il suo segreto: i ricercatori italiani scoprono la camera magmatica

Stromboli svela il suo segreto i ricercatori italiani scoprono la camera magmatica
di Stefania Elena Carnemolla

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Il sogno dei vulcanologi dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia era scoprire la camera magmatica dello  Stromboli, il vulcano delle Eolie, faro del Mediterraneo.

Ad aiutarli è stata la tomografia, una tecnica spettroscopica diffusa in medicina, archeologia, geofisica, chimica e scienze dei materiali. I ricercatori INGV hanno utilizzato quella sismica dove, in luogo dei raggi X, vengono impiegate onde sismiche che attraversano, a velocità variabili, roccia fredda, calda o parzialmente fusa – una tecnica, ad esempio, usata per Etna, Vesuvio, Vulcano e Campi Flegrei. Grazie alla tomografia sismica, la camera magmatica superficiale del vulcano è stata localizzata fra i 2 e i 4 km di profondità sotto il livello del mare, ciò che ha consentito di conoscerne geometria e sistema di alimentazione. Una scoperta straordinaria, i cui  risultati sono stati annunciati sulla rivista Geophysical Research Letters.

La camera magmatica dello Stromboli si estende dall’isola allo Strombolicchio, un faraglione, spiega Domenico Patanè, dirigente di ricerca dello  INGV-OE di Catania, che rappresenta “il camino centrale, neck, dell’antico vulcano emerso circa 200.000 anni fa a nord-est dell’isola attuale dello Stromboli, oggi quasi totalmente eroso dagli agenti esogeni”.

Perché è importante questa scoperta? Perché lo Stromboli, un vulcano attivo, è, in particolare dopo l’eruzione del 2002-2003, lo tsunami del 30 dicembre 2002 e l’evento parossistico del 5 aprile 2003, un sorvegliato speciale, con le immagini tomografiche che hanno ora evidenziato a diversa profondità “due regioni anomale” con “caratteristiche differenti” e dove “è contenuto il magma che in questo momento alimenta l’attività persistente dello Stromboli”, così, ancora, Domenico Patanè. Non solo, l’inclinazione del “sistema di alimentazione attuale” verso la Sciara del Fuoco potrebbe, infatti, spiegare la sua propensione a “generare frane di grandi dimensioni come avvenuto nel 1930 e nel 2002, durante l’apertura di fratture eruttive, a seguito” conclude “dell’aumento della pressione magmatica in questo settore già instabile del vulcano”.

Per scoprire il sistema di alimentazione dello Stromboli e la sua camera magmatica, sull’isola sono state installate, accanto alle tredici della rete sismica permanente, venti stazioni sismiche temporanee, a loro volta integrate da dieci sismometri da fondo marino che per la prima volta hanno permesso l’esplorazione della zona sottomarina del vulcano. La ricerca è stata integrata con i dati acquisiti dalla nave oceanografica  Urania del CNR durante una campagna del 2006 con “registrazioni di eventi sismici locali della rete permanente”.

Grazie alle immagini tomografiche i ricercatori hanno, quindi, realizzato un modello schematico in 3D della struttura interna del vulcano che in futuro potrebbe aiutare a meglio definire i  “parametri di sorgente degli eventi sismici locali”, nonchè, spiega Domenico Patanè, “una migliore modellazione dei fenomeni vulcanici”, utile per la previsione dell’attività eruttiva.

 

Abbiamo parlato di:

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – INGV  Website  Twitter  Facebook

Stromboli  Scheda INGV

The shallow magma chamber of Stromboli volcano (Italy)  Abstract

INGV–OE  Website

Urania – CNR  Scheda

  

01/06/2017