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Vegani e vegetariani in Italia, il Rapporto Eurispes 2018

Vegani e vegetariani in Italia il Rapporto Eurispes 2018
di Stefania Elena Carnemolla

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Alimentazione vegana e vegetariana in Italia, una realtà sempre più sotto la lente di ingrandimento. Ne parla, ad esempio, il Rapporto Italia 2018 di  Eurispes, ente che si occupa di studi politici, economici e sociali. L’indagine, che ha riguardato diversi settori, è stata realizzata su un campione probabilistico stratificato in base alla distribuzione della popolazione per sesso, classe d’età (18-24, 25-34, 35-44, 45-64, 65 anni ed oltre) ed area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud ed Isole), risultante dai dati dell’ultimo censimento Istat.

Il Rapporto riconosce come negli ultimi anni si sia assistito ad un incremento della dieta vegana e vegetariana, “fenomeni in crescita e non trascurabili” commenta Eurispes, che ricorda come in quasi tutte le mense scolastiche sia, ad esempio, ormai prevista la possibilità di “fare richiesta per menù alternativi vegani e vegetariani” e come nel 2016, a Milano, “fra polemiche e pareri contrastanti degli esperti”, in particolare pediatri e nutrizionisti, sia nato il primo asilo nido “completamente vegano”.

Interrogato sulle proprie abitudini alimentari, il 6,2% del campione s’è dichiarato vegetariano, facendo registrare un +1,6% rispetto al 2017. “Negli ultimi cinque anni” così, infatti, il Rapporto “il numero dei vegetariani ha avuto un andamento altalenante: erano il 6,5% nel 2014; il 5,7% nel 2015; il 7% nel 2016 ed il 4,6% nel 2017. Se nel corso dell’ultimo anno si è assistito ad un incremento di coloro che hanno optato per una scelta vegetariana, a questo ha corrisposto un calo di quanti si dichiarano vegani, che dal 3% del 2017, sono scesi allo 0,9% nel 2018, ritornando su valori più vicini a quelli degli anni passati (0,6% nel 2014; 0,2% nel 2015 ed 1% nel 2016)”. Cifre che testimoniano comunque un trend positivo e “un’alternanza fra periodi di vegetarianesimo e di veganismo, e periodi di ritorno ad un’alimentazione tradizionale”.

Perché si sceglie di seguire un’alimentazione vegana o vegetariana? Il 38,5% del campione ha risposto poiché “convinto degli effetti positivi di queste pratiche alimentari sulla salute della persona”; il 25% per “amore e rispetto nei confronti degli animali”; il 14,1% per abbracciare una nuova “filosofia di vita” e, sempre il 14,1 %, per “mangiare meno e meglio”; quindi, il 3,8% pensando all’impatto di tali diete sull’ambiente e, sempre il 3,8%, per “sola curiosità”.

Le percentuali variano in base al sesso: per la salubrità della scelta sono il 41,4% degli uomini e il 36,7% delle donne. Viceversa, il 22,4% delle donne ha a cuore, contro il 17,2% degli uomini, il benessere animale. La scelta è influenzata anche dall’età: “È dopo i 65 anni di età” spiega il Rapporto “che si fa strada in modo più marcato l’idea che rinunciare a carne e pesce faccia bene alla salute (60%), mentre il rispetto nei confronti degli animali è all’origine del cambio di dieta soprattutto per i 25-34enni (40%)”.

C’è anche chi va oltre: fra coloro che si sono detti vegani o vegetariani, il 32,1% ha dichiarato di seguire un’alimentazione crudista, consumando, cioè, esclusivamente cibi non cotti, quindi, il 23,1% di seguirne una fruttariana, nutrendosi, cioè, solamente o prevalentemente di frutta. In questo scenario, il 12,8% ha dichiarato, invece, di seguire la paleo-dieta o dieta paleolitica, con un ritorno all’alimentazione vicina a quella dell’uomo delle caverne.

Il Rapporto, ricordando coloro che, pur non eliminando la carne dalla loro dieta, s’avvicinano a questo tipo di alimentazione per curiosità, rivela come su 225.490 ristoranti, presenti in Italia, recensiti su Tripadvisor, il 23,4% proponga menù vegetariani e, il 17,2%, vegani, “percentuali molto alte” commenta il documento “rispetto a quanti dichiarano di aver aderito a questi stili di vita”.

Che sia vegana o vegetariana, quali difficoltà presenta un’alimentazione considerata “diversa”? Se il 60,8% del campione ha risposto di “non trovare alcuna difficoltà nel reperire i prodotti per la propria dieta vicino casa”, segno che esercizi e centri commerciali si stanno attrezzando per rispondere alle nuove esigenze, le complicazioni sembrano nascere quando s’è fuori casa: “nel 73,6% dei casi mangiare in aereo, treno, nave ed autogrill diventa un problema” dichiara il Rapporto. Che ricorda anche come nel 67,6% dei casi possa diventare “difficoltoso” trovare “qualcosa di adatto da mangiare” anche in cerimonie, feste ed eventi. A livello regionale è emerso che fare la spesa vicino casa costituisce un problema per vegani e vegetariani residenti nelle Isole (54,5%), che nel Nord-Ovest difficoltà si hanno nel trovare un pasto in aereo, treno, nave ed autogrill (92,3%), quindi nei ricevimenti di matrimoni, feste ed eventi (84,6%). “In generale” annota il Rapporto “i risultati sembrerebbero indicare che sia più semplice ottenere dei pasti vegetariani e vegani al Centro e al Sud Italia”.

Focus dell’indagine anche le mense sui luoghi di lavoro, “in parte attrezzate per accogliere i lavoratori vegetariani/vegani”, con il 44% di chi vi usufruisce che ha dichiarato di non aver riscontrato problemi. Diverso il discorso per bar/ristoranti, “luoghi pubblici” commenta il Rapporto “che dovrebbero essere preparati ad un tipo di accoglienza più varia possibile” e dove il 54% del campione di vegetariani/vegani ha incontrato problemi.

Il Rapporto ha anche sondato l’opinione dei non-vegani su chi, invece, lo è, con il 42,4% che considera il veganesimo una “scelta personale rispettabile” e l’8,2% una “scelta ammirevole”, mentre il 30,3% la trova una “scelta estrema e radicale” e il 19,1% uno stile di vita “spesso accompagnato da fanatismo ed intolleranza”. “Si può affermare dunque” conclude il Rapporto “che gli italiani sono praticamente divisi a metà fra coloro i quali attribuiscono al veganesimo un’accezione positiva (50,6%) e quanti ne rilevano soprattutto gli aspetti negativi (49,4%)”.

 

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27/02/2018