Nella vita è meglio la leggerezza o la pesantezza: la ricetta delle due coppie in "L’insostenibile leggerezza dell’essere"

È importante rileggere il capolavoro di Milan Kundera, scomparso nei giorni scorsi per carpirne gli insegnamenti perché lo scrittore smaschera la debolezza e ci svela che quello che crediamo leggero spesso è insostenibilmente pesante

di Gabriella Carmagnola

Se ne è andato, a 94 anni, uno dei più grandi scrittori contemporanei, Milan Kundera, autore ceco espatriato in Francia. Con “L’Insostenibile leggerezza dell’essere” (1985, Adelphi) ci lascia in eredità un libro di culto, continuo successo mondiale. Era in lizza per il premio Nobel 2022, non ce l’ha fatta.

La domanda del romanzo è: nella nostra vita è meglio la pesantezza o la leggerezza? Sarà l’intreccio della storia a rispondere, anche se questo capolavoro, come tutti i capolavori, non si lascia mai afferrare del tutto. Scava nella nostra coscienza, e riconosciamo a tratti le ragioni di ognuno dei quattro personaggi, che intrecciano le loro vite, raccontate da un narratore, Kundera, che a tratti interviene e a tratti descrive al microscopio le loro esistenze. Due le coppie: Tomas, affermato chirurgo, si innamora di Teresa, fotografa, fragile e fedele. Per lei lascia tutto. Tomas però non concepisce l’amore senza poligamia, e ha rapporti amorosi sporadici anche con Sabrina, pittrice, libera e anticonformista, “l’amica perfetta”. Di lei si innamora perdutamente Franz, professore universitario, ma lei non lo vuole come unico amante, così pesante.

Il film

Un intreccio amoroso che è stato anche ripreso da un film con Juliette Binoche, che lo riduce però ad una storia erotica. E la cultura pop, con le citazioni di De Agostino nel programma di Arbore e la canzone di Venditti ne hanno fatto un libro di culto. Ma c’è ben altro, ovviamente. Perché la pesantezza incontra sempre la leggerezza, e viceversa. Teresa alla fine si accorge che “per tutta la vita aveva approfittato della propria debolezza ai danni di Tomas. Siamo tutti portati a vedere nella forza il colpevole e nella debolezza la vittima innocente.”

Kundera smaschera la debolezza. E nella vita ciò che scegliamo come leggero si rivela presto di un peso insostenibile. Lui, che per questa donna, bisognosa di cure ha sacrificato la vita, le conferma il suo amore così: “Nessun uomo ha una missione. Ed è un sollievo enorme scoprire di essere liberi, di non avere una missione”. E ancora lei, quella che cerca le sicurezze: “Era arrivata là dove aveva voluto: in fondo aveva sempre desiderato che lui fosse vecchio”.