Carlotta Bertotti, dalla vergogna per quel neo sul viso a modella per <i>Vogue</i>: “Questa sono io e non mi nascondo più”

La 22enne, oggi modella e influencer, ha sofferto per anni a causa di un “nevo di Ota”: una iper pigmentazione della cute che si presenta come una macchia

di Redazione

Poteva essere una bella ragazza come tante altre: un bel viso e un bel corpo senza alcun tratto identificativo, e per lungo tempo cosi avrebbe preferito. Invece Carlotta Bertotti, 22enne di origine torinese, è una bella ragazza con un tratto caratteristico che non ha nessuna e che la rende unica: il suo candido viso, per quasi metà è scuro. Come un’ombra che le passa sul volto senza però andarsene alla luce del sole. In linguaggio scientifico si chiama “nevo di Ota”, ed è una iper pigmentazione della cute che si presenta come una macchia (o una voglia) sulla pelle. Carlotta lo ha sul lato sinistro del volto e, fino a qualche anno fa, ne ha fatto una malattia anche se la natura della macchia è assolutamente benigna.

Il make up per mascherare la macchia

Se ne vergognava proprio perché quel grosso neo la faceva sentire diversa dagli altri e così lo copriva con il trucco. “Da quando avevo 8 anni ho sempre utilizzato il make up come strumento per camuffarla – racconta Carlotta a La Stampa-, perché non riuscivo ad accettare come la mia immagine potesse essere così tanto diversa”. Ci è voluto del tempo perché la giovane accettasse se stessa e poi svelasse al mondo quello che non è un difetto portandola a intraprendere un mestiere che punta proprio sull’immagine del suo corpo e del suo viso rendendola una vera e propria icona della body positivity, anche grazie al suo lavoro sui social per aiutare tanti giovani ad accettare se stessi e il proprio aspetto che, magari, esce fuori dai canoni di bellezza.

La sua storia

“Da piccola mi vedevo come un fenomeno da baraccone e pensare di lavorare nella moda mi sembrava surreale – ha confessato Carlotta nello studio televisivo de I Fatti Vostri –. Quando sono nata avevo solo un puntino in un occhio. Mia madre mi portò dallo specialista e inizialmente si parlava di una malattia asiatica e di un trauma da parto. Poi, complici i progressi della medicina, si è capito che si trattava di un nevo di Ota”.

La macchia cresce e si prende quasi metà viso

A 8 anni la macchia è cresciuta e la giovane Carlotta non la sopportava: “Ogni mattina, prima di andare a scuola, mi truccavo per due ore, poi ripetevo il trucco più volte durante la giornata per non affrontare gli sguardi e le domande delle persone. Avevo fatto addirittura arrivare una lente a contatto dall’America, che mi faceva nascondere in maniera integrale il tutto alle persone. Nessuno lo sapeva, solo i miei cari. Volevo creare un castello attorno a me. Era un qualcosa di così intimo e doloroso che anche soltanto dire ‘è una macchia’ risultava difficile. Avevo addirittura paura di stringere relazioni sociali con amiche o ipotetici fidanzati”.

La rivelazione

Ancora a I Fatti Vostri, su Rai Due, Carlotta Bertotti ha spiegato che non andava mai al mare proprio per la paura che il trucco che portava sul viso si sciogliesse. Ma arrivata ai 18 anni qualcosa dentro di lei è scattato: “Un giorno andai in spiaggia e mi struccai senza anticipare nulla ai miei amici. Loro non mi dissero assolutamente niente, quasi fui io a chiedere loro se notassero qualcosa di strano. Oltre a truccarmi, infatti, indossavo anche una personalità che si addicesse a quel trucco: molto forte e difficile da scalfire. Quel bagno per me è stata una liberazione, un’esperienza che non mi dimenticherò mai”.

La svolta della moda

A quel punto Carlotta ha deciso di abbattere un altro suo tabù e mostrarsi sui social: “Feci il mio primo set fotografico senza trucco da un amico e postai una didascalia sotto la foto online, nella quale dicevo di volermi mostrare per come ero e di non voler dare spiegazioni. Chiusi i social per tre giorni e poco alla volta decisi di affrontare le domande. Fortunatamente non ho haters. Ho persone che si confidano totalmente e raccontano la loro storia”. Qual coraggio ha determinato la svolta che la portata su Vogue: “Quando ho visto il servizio pubblicato con le mie istantanee, ho compreso che questa è la mia strada. Posso usare la mia discromia per fare del bene ad altre persone essendo me stessa. Questa sono io e non devo più nascondermi. E ho anche trovato l’amore vero: si chiama Alessandro e lavora nell’ambito della moda”. Ecco a cosa porta il coraggio di essere se stessi e trasformare ciò che si riteneva un difetto in un tratto distintivo che diventa un punto di forza.