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Madame, la storia di un fenomeno che si chiama Francesca Calearo: da giocatrice di pallavolo a neocatecomunale

La storia di Madame è quella di una ragazza veneta che per dieci anni gioca, come tante sue coetanee, a pallavolo. Ma poi capisce che vuole lasciare il segno nella musica

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A volte per raccontare un fenomeno basta un’immagine. Dietro le quinte del teatro dell’opera Carlo Felice di Genova ci sono le splendide scene del “Werther” di Massenet in scena in questi giorni, firmate da Dante Ferretti, che è venuto fisicamente a curarle e alla prima, che è un signore che fa vinto tre Oscar per la migliore scenografia con Martin Scorsese e Tim Burton in film con Jhonny Depp, Leo Di Caprio, Jude Law e tutta l’argenteria di famiglia del cinema hollywoodiano.

Poi, a un certo punto, da quelle quinte salta fuori lei, una ragazza di ventuno anni, minuta, uno scricciolo, e quello stesso posto diventa una gigantesca discoteca, con luci e suoni techno, senza che tutto questo non abbia assolutamente nulla di forzato o fuori posto. 

Con il tandem fra il sovrintendente Claudio Orazi, melomane doc, e gli eredi di Vincenzo Spera nella Duemilagrandieventi, il top nel pop: Paola Donati e Nicolò Sasso. E questa storia, questa convivenza, apparentemente incredibile, può avvenire solo con Madame, Francesca Calearo, che è un diamante grezzo, il talento più straordinario uscito nella musica italiana da cinquant’anni a questa parte, qualcosa di unico.

E non finisce qui, perché questa cosa - la straordinaria capacità di scrittura e di affrontare alcuni temi - poi sul palco si trasforma in adrenalina pura. E la forza di Madame-Francesca sul disco riesce addirittura a moltiplicarsi dal vivo, dimostrando che l’autotune eccessivo che spesso le viene rimproverato convive perfettamente con una vocalità straordinaria nei passaggi acustici e nel concerto mette una forza, anche fisica, impressionante. Come se avesse un qualche moltiplicatore di energia, lei così minutina. Ma la parte musicale e vocale è solo l’ultimo aspetto della storia di questa ragazza eternamente in bilico tra una maturità di scrittura incredibile e i suoi vent’anni, con due aspetti quasi opposti che convivono in lei. Ed è lei stessa a descriversi così, come un groviglio di emozioni e anche di contraddizioni, come è giusto che sia a questa età.

La storia di Madame è quella di una ragazza veneta che per dieci anni gioca, come tante sue coetanee, a pallavolo nella Volley San Paolo Vicenza a livello quasi agonistico. Ma raccontò in una bellissima intervista, con parole che suonavano pressappoco così, cito a memoria: “Un giorno chiesi al mio allenatore dove avrei potuto arrivare con la pallavolo e lui mi disse che avrei potuto fare molto bene, ma senza diventare certo la migliore”.

E Francesca invece aveva la voglia di essere assolutamente la migliore in quello che faceva e iniziò a scrivere musica. E riuscì nel suo intento: a partire da “Sciccherie”, canzone scritta in una lingua assolutamente immaginaria e a tratti incomprensibile, quasi gaddiana, quando ancora Madame era minorenne, che diventò un tormentone caldo e avvolgente, non perché una major aveva deciso a tavolino che quello sarebbe stato il tormentone della stagione in radio, ma con un passaparola prima clandestino come un samizdat e poi virale grazie anche al fatto che Cristiano Ronaldo, allora titolare di uno dei profili più diffusi al mondo, lo postò sui suoi social essendone innamorato. In questo tour nei teatri Madame canta molto e parla molto poco, quasi parsimoniosa nelle parole, che riserva alla lettura di alcuni testi sul leggio, dove dice la sua su alcuni aspetti della vita e del mondo.

Così, ad esempio, la partecipazione al dramma dei femminicidi, proprio il 25 novembre e mentre fuori la fontana della centralissima piazza De Ferrari è colorata di rosso e sul palazzo della Regione sono proiettate le parole di Alda Merini, è affidata alla lettura di alcune storie drammatiche di violenza domestica, senza una parola in più, con un atteggiamento morale e non moralistico.

Ma, fra i brani letti da Madame c’è anche una sua sorta di autobiografia e torna in mente anche ciò che disse al podcast Tintoria quando raccontò il suo rapporto problematico con i social, su tutti Twitter, oggi X, habitat degli hater: “Quello dei social – spiegò Madame – è un mondo che non mi vuole. C’è chi mi ama, chi mi odia e chi mi difende da chi mi odia". E Francesca scherzò anche sul trattamento migliore riservato ad alcuni suoi colleghi: "Qualsiasi cosa io dica, su Twitter c’è qualcuno che sottolinea quanto io sia una persona di merda,  è un social in cui o ti amano, come succede a Tananai ed Elodie, o ti odiano, tipo me. Infatti invidio Tananai, tutti ne parlano bene, beato lui che si è preso il popolo di Twitter. Io mi faccio problemi anche a pubblicare la data di uscita del mio nuovo singolo".

Ma il bello di tutto questo è che lo dice non con rabbia, ma con autoironia. A Genova, ovviamente, Francesca omaggia Fabrizio De Andrè con “Via del campo” che aveva già cantato a Sanremo nella serata delle cover insieme a Izi, emozionando come solo Enzo Jannacci era riuscito a fare con la sua versione di questa canzone che peraltro aveva contribuito a scrivere: “Spero di non essere blasfema qui a Genova con questa versione”. Ma sono un po’ tutte le canzoni di questo splendido album che si chiama “L’amore” a ricordare la poetica di Fabrizio e la sua attenzione non retorica verso gli ultimi che sono spesso gli scartati dalla società, i devianti, i freak, anche le ninfomani. Ma, anche in questo caso, nello sguardo, nella voce e nella scrittura di Francesca ci sono echi di De Andrè, ma anche di Franco Battiato, nella splendida “Per il tuo bene”, forse la canzone della vita. Già a 21 anni, la canzone della vita. Eppure, nella sua città, Madame non è amatissima, come raccontò al podcast: "Sono sempre stata abbastanza odiata a Vicenza, dai 15-16 anni ho cominciato a farmi degli amici, prima era abbastanza difficile. Anche perché diventare un rapper del tuo paese è un po' come fare le elezioni comunali: per farlo devi proprio piacere alla tua zona". 

E fra i retroscena ce n’è anche uno a sfondo religioso: "Ho frequentato per qualche anno una comunità neocatecumenale, c'erano belle canzoni, il fondatore è spagnolo e ha riarrangiato tutti i salmi con ritmi latini. Sono dei canti incredibili, voglio sposare qualcuno, stonato, che me li canti mentre vado all’altare" ha raccontato Francesca, dimostrando una grande conoscenza dei testi di Kiko Arguello. E non è un caso che “Voce”, al suo primo Sanremo, prese gli elogi del cardinale Ravasi anche solo per il testo, prima ancora che l’Ariston aprisse i battenti. La forza di Madame è la sua spontaneità assoluta, il fatto che sia vera, sempre, e i sold out in ogni data del tour lo dimostrano. Peraltro richiamando un pubblico intergenerazionale e anche assolutamente trasversale: a Genova erano in platea il candidato sindaco del centrosinistra Ariel Dello Strologo e alcune collaboratrici dello staff di Giovanni Toti, l’ex eurodeputata e oggi food blogger Renata Briano e il capogruppo Pd in Regione Luca Garibaldi, oltre ovviamente a migliaia di ragazzi, ma anche di ultracinquantenni, tutti in piedi a ballare su “Aranciata”.

Ma c’è addirittura qualcosa di più: “Torno a casa e rivedo la mia cameretta, rileggo i miei diari, rivedo i miei vestiti da sfigata….Torno per poi continuare il viaggio”. E si descrive con parole simili a queste: “Sono goffa, imbranata, un po’ storta, una nerd che non ha mai studiato, come diceva un mio maestro. Sono un’iperattiva espressiva, una donna libera, c’è chi mi trova insopportabile e chi un genio. Forse sono una via di mezzo…”.

28/11/2023