Il lato inedito di Marco Mengoni: "Giovanilista? Ora vi spiego perché mi vesto così"

Ecco perché Marco Mengoni libero, spiritoso e spontaneo è stata una delle più grandi sorprese di questo Festival

di Redazione

Si definisce “goffo”, va in ansia perché suda troppo per l’emozione, parla delle sue fragilità, confessa di non essersi goduto la giovinezza perché troppo schiacciato dai pensieri. Ma in realtà Marco Mengoni è stata la prima grande sorpresa di questo Festival. Simpatico, alla mano, capace di dribblare con il sorriso le domande più insidiose e maliziose dei giornalisti. Come quando gli viene chiesto il perché del suo look “giovanilista”.

Con quel sorriso bianchissimo Mengoni spiega che il suo “stile estetico cresce in contemporanea con le sedute di terapia settimanali nelle quali mi confronto con me stesso. Sembro apparentemente più giovane perché in questo periodo sto cercando quella parte lì dentro di me. Per tanti anni sono stato troppo aggressivo con me stesso, mi sono negato la gioia di divertirmi. Sentivo la pressione. Ora invece voglio divertirmi, essere felice e godermi la vita. Prima pensavo troppo. Ora voglio pensare meno e buttarmi nella leggerezza. E il mio stile estetico credo che segua questo mood. Insomma, oggi sono contento di essere me nel bene e nel male”. Con questa risposta si era preso gli applausi a scena aperta in sala stampa, il che non è scontato. 



E gli applausi sono partiti anche quando Marco si è dichiarato antifascista e insieme ad Amadeus ha accettato di intonare “Bella Ciao”: la richiesta era del provocatore Enrico Lucci, inviato al Festival per “Striscia la notizia” che è riuscito a infilare una dedica alla premier Meloni. 
Non è scontato che un cantante che cambia ruolo e che lo ha fatto, così brillantemente, per la prima volta sul temutissimo palco dell’Ariston riesca a essere sé stesso, spigliato e a suo agio. E invece Marco conquista tutti raccontandosi con sincerità e senza censure. A cominciare dal discorso “motivazionale” che fa sulla sua fragilità: “Sono fragile ma sto imparando a gestirlo. Credo che non si debba uscire dalla fragilità, ma che si debbano trovare degli strumenti per gestirla, perché la fragilità fa parte dell’essere umano”. Questo lo si può fare “educandosi e sicuramente con un aiuto, che io mi dedico un’ora a settimana parlando con una terapeuta. Sono felice di questo, di giocare con tutti i miei pensieri. Ovviamente il lavoro lo fai tu, non la terapeuta. La maggior parte del lavoro lo fai quando esci da lì, quando il tuo cervello mette in riga i pensieri e puoi provare a nuotare e a cambiare”.

E racconta dell'esperienza vissuta: "Sono davvero felice anche perché  Amadeus e gli autori mi hanno lasciato la libertà di esprimermi. Quello che ho proposto e volevo proporre è stato accettato. Ma facendo un altro mestiere, entro in punta di piedi, cercando di portare me stesso, nell'ambito della verità e dell'onestà. Anche perché non saprei fare diversamente".

Marco ha raccontato di aver guardato i Festival del passato per trarre ispirazione: "Ho riguardato vecchi festival di Sanremo, di quando ero più piccolo e non avevo capito l'importanza di alcuni personaggi. In particolare ho riguardato con molta gioia il festival con Anna Marchesini come co-conduttrice: ho riscoperto il suo genio assoluto. Lei è la musa più importante per questa sera, mi ha ispirato molto. Io rido con le lacrime quando vedo i suoi sketch. La sento vicina, forse perché siamo della stessa regione o chissà. Sento un feeling molto profondo, anche se io non ho un grammo del suo talento”. Marco Mengoni libero, spiritoso e spontaneo è stata una delle più grandi sorprese di questo Festival.