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Catania regina di fede e folklore per la Festa di Sant'Agata: un’esperienza unica più che una sagra

Tradizioni, arte, natura e delizie per la gola nell'affascinante città di mare ai piedi dell'Etna. Così si celebra la santa che protegge i catanesi da sismi ed eruzioni

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Nel 1669, l'eruzione etnea. Nel 1693, il terremoto. Due date che hanno segnato la storia di Catania, causandone la distruzione da una parte e la rinascita dall’altra, e portando poi la città e l’intera zona della Valle di Noto a rappresentare il culmine dell’arte barocca europea (dal 2002 la Valle è Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco). In precedenza non son mancati di certo, nel corso dei secoli, periodi di pericolo dovuti ad assedi, epidemie, contesti difficili in cui la popolazione si è sentita impotente. Ma nei momenti critici i catanesi si sono sempre affidati alla loro patrona, invocandone la protezione. Stiamo parlando di Sant’Agata, che viene festeggiata proprio in questo periodo (il clou è dal 3 al 5 febbraio), dando luogo a un vero e proprio evento, la terza celebrazione religiosa più importante al mondo per la cristianità, dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Cuzco in Perù. Un appuntamento che, col passar del tempo, ha poi accostato all’aspetto religioso, più intimo, quello che mescola fede e folklore. Quale occasione migliore, dunque, per programmare una visita della città? Tenendo presente che la manifestazione offre anche nei giorni seguenti parecchi spunti di partecipazione, dagli spettacoli ai fuochi d’artificio, alle iniziative artistiche e culturali. 

La “Santuzza”

Ma chi era Agata? La giovane, esponente di una famiglia patrizia catanese, visse nel III° secolo e sin da ragazzina consacrò la sua vita alla religione cristiana. Venne martirizzata e messa a morte il 5 febbraio 251; subito dopo cominciò ad essere venerata da gran parte della popolazione, anche pagana; da qui si sviluppò il suo culto, che si diffuse anche fuori dalla Sicilia. Nel medioevo le sue reliquie vennero trafugate a Costantinopoli, ma tornarono in città nel 1126 (ad agosto, il 17, si rende omaggio proprio al ritorno delle spoglie). Le celebrazioni sono famose a livello internazionale e l’Unesco le ha dichiarate bene etno-antropologico Patrimonio dell’Umanità.

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“Semu tutti devoti tutti? Cittadini! Viva Sant’Agata!” Sono queste le parole che risuonano lungo le vie del centro storico, ed è davvero un’emozione vivere in prima persona la partecipazione della gente alla processione del “fercolo” d’argento (detto vara) contenente il busto della santa e un sarcofago di sue reliquie, e a quella delle candelore delle varie corporazioni, portate a spalla dei fedeli. E’ bello fermarsi a osservare, ascoltare, cogliendo piccoli particolari, e magari ritrovandosi, proprio al passaggio della Santa, immersi in una pioggia di petali profumati lanciati in suo omaggio dai balconi che affacciano sulla strada. Tra ceri, fiori e preghiere sono diversi gli appuntamenti previsti dal programma: il 3 si inizia con la cosiddetta “processione dell’offerta della cera” e il 4 si tiene la “Messa dell’aurora”, la più sentita, durante la quale si assiste all’uscita della santa dalla cameretta (una delle cappelle della Cattedrale) su Piazza Duomo, dando inizio al cosiddetto “giro esterno”, che segue il percorso delle antiche mura, toccando i luoghi del martirio e il cuore popolare di Catania. Il lento incedere procede il 5, con il “giro interno”, per poi concludersi il giorno dopo con il suggestivo passaggio da Via Crociferi, salutato dal canto delle Monache Benedettine, e il rientro in Cattedrale.

 
 
 
 
 
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I dolci catanesi

 Ma c’è dell’altro… Già, perché non mancano, tra sacro e profano, i “peccati” di gola… Ossia i dolci caratteristici: le cassatelle o minnuzze, delle piccole cassate che per la forma ricordano il seno, richiamando la credenza secondo la quale alla Santa vennero strappate le mammelle durante il martirio; da provare anche le olivette, di antica origine, morbide e a forma di oliva, fatte con pasta di mandorla e colorate di verde, anch’esse legate a leggende sulla vita della Santuzza e connesse ai riti ancestrali della fertilità e del risveglio della natura.

 

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Le meraviglie da non perdere

 I festeggiamenti per la Santa patrona danno il “la” per approfondire la conoscenza della città. Genuina, vivace, seducente, Catania è una chicca del barocco siciliano, grazie soprattutto alle opere di G.B. Vaccarini; l’armoniosa ricostruzione dei monumenti delle varie epoche ne ha aumentato il fascino, e godersela significa passeggiare senza fretta, visitare i suoi monumenti, curiosare ai mercati, abbandonarsi ai piaceri della tavola, fermarsi a scambiare due chiacchiere.

Proprio vicino al Duomo, ecco un altro simbolo di Catania, ossia la nota Fontana dell'Elefante, con il pachiderma lavico detto “u' Liotru”, e il Palazzo del Municipio. E a est della piazza, Palazzo Biscari, sontuoso palazzo privato, dai saloni affrescati, testimonianza del barocco siciliano (possibilità di visita guidata).

 

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E poi non si può non regalarsi una camminata per la monumentale via Crociferi (dove passa il fercolo), che conta ben 4 chiese in meno di 200 metri e si apre e chiude con due archi; la via è apparsa in vari film, tra cui Il bell'Antonio, con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale. Un altro gioiello il Monastero dei Benedettini, complesso benedettino tra i più grandi d’Europa, oggi sede universitaria; un armonioso modello di integrazione architettonica tra le epoche, con al suo interno una domus romana, i chiostri, un magnifico giardino pensile e una perla della Biblioteca civica e Ursino Recupero, la Sala Vaccarini, Patrimonio Unesco dal 2002, affrescata e rivestita di antiche scaffalature lignee, impreziosita da un pavimento di maioliche di Vietri.

Castello Ursino, costruito da Federico II di Svevia, è uno dei pochi edifici medievali rimasti e ospita, sino al 21 maggio, la mostra di Ettore Sottsas Catania mia!. 111 fotografie, in bianco e nero e colore, quasi tutte inedite, realizzate a Catania negli anni novanta, e che raccontano Ettore Sottsass fotografo, uno degli aspetti meno conosciuti del grande architetto e designer (fondazioneoelle.com).

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Imperdibile la passeggiata lungo la via Etnea, passando per piazza dell’Università, i Quattro canti, piazza Stesicoro con l’anfiteatro romano, la villa Bellini; e per gli amanti della musica, da segnare in agenda il Teatro Bellini, inaugurato nel 1890 con la Norma.

Per entrare nell’atmosfera verace della città, tappa “obbligata” al mercato della Pescheria, oltre la fontana dell’Amenano (anch’essa immortalata negli scatti in bianco e nero di Sottsas). Uno spettacolo animato dalla “vuciata”, il grido dei venditori che attirano l’attenzione dei clienti, dalle tante varietà di pesce fresco presenti sui banchi, dall’andirivieni degli acquirenti e dalla curiosità dei turisti.

Mare e dintorni

Prende il nome dalla spiaggia fatta di cuti lisci, ossia pietre lisce di origine lavica. E’ il piccolo, piacevolissimo borgo di pescatori di San Giovanni Li Cuti, che merita una sosta, per proseguire con una passeggiata “con vista”. La zona da qui sino ad Aci Castello, con la sua rocca a strapiombo sul mare, viene chiamata la Scogliera, ed è caratterizzata da scogli di pietra lavica e da una ricca vegetazione; a pochi minuti ecco Aci Trezza, con i suoi famosi faraglioni, teatro del romanzo I Malavoglia di Verga e del film ad esso ispirato, La Terra Trema, girato nel 1948 da Luchino Visconti.

La grande madre

 'A muntagna, ossia l'Etna, anch’essa patrimonio Unesco dal 2013, domina la città come una Grande Madre, e spingersi all’interno del Parco regionale dell'Etna arrivando sino al monte, a quota 1910 (al Rifugio Sapienza o anche oltre) è un’esperienza davvero indimenticabile, soprattutto se si riesce a godere di una giornata limpida, che consente di ammirare dall’alto la costa e le vallate limitrofe (per escursioni con guide esperte etnaguide.com

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Prelibatezze per la gola

 La cucina della città mescola i prodotti marinari con quelli agricoli, arricchendosi dei tanti influssi che si sono sedimentati nel corso del tempo, attingendo a popoli e culture diversi. Dalla tavola non può mancare il pesce, cucinato in mille modi, cui si affianca la carne, come il suino dei Nebrodi, o, nei quartieri più popolari, la carne equina, generalmente cotta alla brace proprio fuori dalle macellerie. Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare della pasta alla Norma: la specialità con salsa di pomodoro, melanzana fritta e ricotta salata deve il suo nome al compositore catanese Vincenzo Bellini, autore della già citata opera Norma. Caratteristico il macco di fave, preparato con le fave secche lasciate a bagno e poi lessate, e della pasta. Un capitolo a parte lo meritano i dolci tra i più noti la granita, accompagnata dalla brioche locale, la pasta di mandorla, i cannoli con la ricotta, la cassata - e la gastronomia da tavola calda (si va a colpo sicuro, per entrambi, alla Pasticceria Savia in via Etnea): non si può ripartire senza essersi concessi i saporiti arancini di riso e la scacciata, ripiena solitamente di tuma, acciughe, olive o di cavolfiore e salsiccia. Un languorino durante i giri per la città? Non c’è di che preoccuparsi: lo street food è molto diffuso, soprattutto nei mercati, dove si possono assaggiare pure le frattaglie bollite.

 

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Dove fermarsi

 In pieno centro, in via Etnea, l’hotel Palace Catania  UNA Esperienze è in un edificio storico: 94 camere in cui domina il bianco, abbinato agli arredi in rovere scuro e agli intarsi in maiolica di Militello; la panoramica terrazza è l’ideale per godersi un ricco aperitivo, nonché lo spettacolo della festa di Sant’Agata, per la quale sono a disposizione anche speciali menù dedicati.

Il rifugio Sapienza, a quota 1920 m., accanto alla funivia dell'Etna, offre 24 camere e piatti genuini; perfetto per organizzare delle escursioni.

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 Da leggere in viaggio

Una serie di efferati omicidi, mascherati da delitti di mafia, scuote Catania. A indagare sul complesso caso una donna, la protagonista del romanzo Fiore di fichi d’India. La commissaria Nora Minà indaga, di Paola Insanguine (infinito edizioni). La poliziotta deve muoversi tra mille insidie per mettersi sulle tracce di un serial killer che uccide le sue vittime seguendo un rito purificatore delle anime, ispirato all’Inferno dantesco. E come se non bastasse, Nora è costretta a confrontarsi con il Procuratore, che non perde occasione per renderle ancor più difficile un già arduo compito…

03/02/2023