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Vito Nesta: il designer con l’anima

Vito Nesta il designer con lanima
di Stefania Elena Carnemolla

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Vito Nesta è un creativo fra i più interessanti della scena italiana e non solo. Giovane, preparato, entusiasta, un vulcano di idee con uno sguardo curioso per le “culture più diverse”. Vive a Milano, lui che è di origini pugliesi, con in tasca una laurea in Interior Design a Firenze. È designer, art director, arredatore e artigiano.

Il viaggio è la “costante” della sua formazione, “sempre alla ricerca di immagini sospese fra design e artigianato” che interpreta come “sapiente cultura del fare” e “anima della creatività”. Con interessi per tutto ciò che “gira intorno al pensiero progettuale”, dalla grafica all’architettura, dalla fotografia alla pittura, oggi collabora con Riva 1920, Sforzin, Karpeta, Bagutta e Cadriano.  

Una personalità così vivace e poliedrica non poteva non essere sensibile alla realtà che ci circonda, da qui i suoi progetti sull’up-cycling, il riciclo creativo. Una realtà talora “alimentata dai consumi spropositati e dall’accumulo di oggetti che terminano poco dopo il loro circolo di vita”, tanto da spingerlo a interessarsi al “seguito che un oggetto scartato potesse avere e vagabondando nelle autorimesse, discariche ed altro sono nati quelli che io chiamo ‘fortuiti incontri tra oggetti di scarto’. Ecco che da questa filosofia nascono una serie di oggetti: sgabello ‘Mollino’, costituito da due oggetti sottratti ad un’autorimessa, una molla di armotizzatore ed un disco d’aratro. A dimostrazione che sbarazzarsi di oggetti inutili è tanto sbrigativo quanto antieconomico e anticreativo. A seguito di questo nascono altri oggetti come sgabello ‘Medusa’ e lampada ‘Dondolo’ a dimostrazione che tutto ciò può crearsi dal recupero di oggetti che si pensa abbiano terminato il proprio ciclo di vita”.  

Animato da uno “spirito di ludica immaginazione”, ha creato, per Riva 1920, NOCE, uno sgabello realizzato completamente in legno massello di cedro e che ha conosciuto il primo debutto a Milano in occasione dell’ultimo Salone del Mobile. Interpretando il tema di Expo 2015, la nutrizione, egli osserva “giocosamente” tale frutto attraverso una “lente d’ingrandimento” come a volerne evidenziare le proprietà benefiche. “Eventuali crepe e spaccature presenti sul prodotto” precisa “sia al momento dell’acquisto che successivo ad esso, sono da considerarsi del tutto normali perché tipiche del legno massello. È segno di qualità del prodotto che questo sia in movimento sia in fase di invecchiamento e stagionatura, che a seguito di variazioni delle condizioni ambientali ed in particolare dell’umidità presente nell’aria”. 

Oggetti, nella sua produzione, che un tempo erano altro e che nascono a nuova vita. E così dal suo viaggio nei ricordi dell’infanzia nasce Sartoria – omaggio alla nonna sarta, che possedeva un atelier – collezione autoprodotta di ceramiche laccate, esposta al Vitra Design Museum di Basilea, di oggetti legati al mondo del cucito: “Negli oggetti che realizzo, cerco di mantenere vivo il loro legame con il passato, riadattandoli però al presente”. E così il ditale da cucito diventa ‘inDITO’, in realtà un vaso, disponibile in diversi colori; il porta sale pepe ‘matasSal & PEPitolo’ riprende le forme dei gomitoli di lana; i bottoni diventano ‘beauTONI’, divertenti piatti per colorare la tavola; il rocchetto si trasforma nel portacandele ‘bobiniQUE’. Completa la collezione il vaso monofiore ‘triAGO’, nei “tre colori più nobili e rappresentativi”, ossia ora, argento e rame.

L’idea della collezione nasce dalla “volontà di dare valore ai rapporti umani, alle relazioni sociali” per “ricucire i legami del focolare domestico e unire il filato dei nostri affetti intorno alla tavola”. Oggetti d’uso quotidiano dal design contemporaneo e con un’anima antica, dove il “mondo affettivo” del loro artefice “è custodito all’interno di un ditale, legato ad un ago con un filo impermeabile al tempo che scorre”. 

E la collezione Barberia, anch’essa con radici nei ricordi dell’infanzia – così come Da Felice, uno svuotatasche dalle linee semplici e arrotondate in tre varianti di colori, verde, bianco e rosso –  con il classico pennello da barba che si traforma in una lampada dal “nome evocativo”: Sbarbino. “Le mie idee, non hanno un legame diretto con la corrente artistica POP, il mio lavoro nasce dal mio essere sognatore, romantico, prendo oggetti dai ricordi d’infanzia o che girano nella mia mente e li rielaboro, proponendoli con una diversa funzione. Visto che sono oggetti di uso quotidiano, c’è un rimando alla cultura popolare, quindi in quel senso pop”.

Gli autori delle immagini a corredo dell'articolo sono:

Alessandro Esposito
Marta Marconi
Lorenz Cugini 
Michele De Candia

Abbiamo parlato di:

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Riva 1920 Website  Facebook  YouTube

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Karpeta Website Facebook

Bagutta Website

Expo 2015 Website Twitter Facebook Pinterest Instagram LinkedIn YouTube

Vitra Design Museum Website Twitter  Facebook Vimeo   

 

 

 

08/05/2015