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Daniela Galliano e l'allarme infertilità: "Perché le donne non riescono più a fare figli. Io che sono stata paziente di me stessa"

"Per una donna che desidera avere un figlio scoprire di essere infertile è una delle esperienze più dolorose che possa provare soprattutto perché passiamo tanti anni a cercare di non avere figli e quando finalmente ci sentiamo pronte scopriamo che ciò che fino ad allora non avevamo voluto e avevamo contrastato non è semplice da ottenere. Una doccia fredda"

videointervista a dottoressa Daniela Galliano ginecologa

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“Infertile io?”. Mi è capitato parecchie volte di assistere a reazioni di incredulità e sgomento da parte di una delle mie pazienti davanti alla consapevolezza di avere problemi di infertilità. Per una donna che desidera avere un figlio non riuscire a procreare è una delle esperienze più dolorose che possa provare soprattutto perché passiamo tanti anni a cercare di non avere figli in una fase della nostra vita in cui non ci sentiamo pronte per averli e quando finalmente abbiamo la disponibilità economica e la stabilità affettiva magari scopriamo che ciò che fino ad allora non avevamo voluto e avevamo contrastato non è semplice da ottenere. Una doccia fredda”. Un paradosso, uno scherzo beffardo del destino quello di cui parla Daniela Galliano, medico chirurgo in ginecologia, ostetricia e medicina della riproduzione che dal 2015 è direttrice della clinica Ivi di Roma, leader mondiale della fecondazione assistita. Una contraddizione esistenziale difficile da digerire per quanto enunciata con la voce gentile e quel viso angelico alla Carol Alt della dottoressa che ha deciso di scrivere un libro capace di accompagnare le coppie e le donne in particolare davanti al verdetto di infertilità. “Quanto ti vorrei – come la scienza medica ti aiuta avere un figlio” è un prezioso vademecum che mira a informare laddove vincono ancora confusione e falsi miti”. “D’altra parte l’infertilità è una malattia e un fenomeno in continua crescita che oggi coinvolge una coppia su cinque”.

Desiderare di avere dei figli e rendersi conto che ci sono delle difficoltà: non è facile da accettare. Quali sono le reazioni di una donna e di una coppia a una notizia del genere?
“Il fatto è che per tutta la vita siamo abituati a raggiungere obiettivi, a inseguire traguardi. Siamo skillati per fare performance e quando ci rendiamo conto che non tutto dipende da noi e che qualche cosa è sopra i nostri desideri e la nostra volontà, che non basta desiderare una cosa per realizzarla, siamo spiazzati. Scoprire di essere infertili mina nel profondo l’io della donna ma anche l’equilibrio della coppia. Molto spesso mi è capitato di vedere coppie che risentono di questo percorso travagliato che è la ricerca della genitorialità. Coppie che poi alla fine si lasciano perché il viaggio verso il concepimento del bambino è un percorso in salita. Non dimentichiamo che l’infertilità è stata definita dall’Oms una patologia e come tale va trattata. E che molto spesso viene diagnosticata tardi: le coppie spesso arrivano tardi da noi specialisti”.

Perché questo ritardo? 
“Ci sono diverse cause. In Italia c’è un back ground culturale che non facilita l’informazione rispetto al funzionamento del corpo della donna, alla salute femminile, alla salute sessuale. Dopo i miei 15 anni di lavoro in Spagna, quando sono tornata in Italia mi sono accorta che da noi c’era una mentalità diversa. È sorprendente visitare delle coppie che non hanno nemmeno le informazioni basiche. Il fatto è che c’è tanta disinformazione. Molti non sano nemmeno che l’infertilità si può prevenire, così come accade per il diabete o per i tumori. Non siamo consapevoli che l’infertilità sia una patologia e quindi non mettiamo in atto nessun tipo di prevenzione. Una donna su 5 infertile: è un problema enorme e anche grandissima rimozione collettiva”.

Daniela Galliano e lallarme infertilità Perché le donne non riescono più a fare figli Io che sono stata paziente di me stessa

Forse è soprattutto un problema culturale. In passato le donne infertili venivano messe da parte dalla società. C’è un giudizio sia in chi si sente fare questa diagnosi sia negli altri. Molti pensano che 'i figli sono una benedizione ma devono arrivare in modo naturale, non in modo artificiale'. Ci si scontra con la fede religiosa e si finisce per affidarsi a tante credenze e falsi miti. Ma come si può prevenire l’infertilità?
“La raccomandazione è essere informate sulla salute femminile fin da adolescenti, conoscere le malattie sessualmente trasmissibili, il corretto funzionamento del ciclo mestruale, capire se ci sia qualcosa che sia una variante, qualsiasi dolore va investigato e diagnosticato. Inoltre ci sono dei marker di fertilità. Succede che ci siano giovani donne con menopausa precoce. Spie, campanelli d’allarme che vanno riconosciuti sono un ciclo troppo abbondante, una durata anomala, un ciclo doloroso. Non si sa nemmeno che per il papilloma virus anche i ragazzi possono beneficiare del vaccino. I ragazzi nella maggior parte non hanno mai fatto una visita andrologica, non conoscono bene la fisiologia riproduttiva umana. Dobbiamo informare che è una scelta libera. Per fortuna oggi la maternità non è più ciò che ci definisce”.

Che cosa è importante che le donne sappiano in tema di fertilità? 
“Bisogna essere consapevoli che il desiderio di diventare mamme non potremmo soddisfarlo in via naturale a qualsiasi età. Il momento in cui noi donne abbiamo il picco massimo di fertilità è tra i 20 e i 30 anni. Dopo i 35 anni la fertilità si dimezza e dopo i 40 anni ha una brusca caduta e c’è un aumento parallelo di aborti. Il modo che permette di diventare madri con i propri gameti consiste nel preservare la propria fertilità nel range di età tra i 20 e 30 anni. Quante sono le donne che oggi hanno la possibilità di diventare madri tra i 20 e i 30 anni? Pochissime, rispetto alla generazione delle nostre mamme e delle nostre nonne. Il congelamento degli ovociti permette di conservarli per poi usarli in futuro se quella ragazza, poi diventata donna, non riuscirà ad avere una gravidanza per via naturale. Ma la crioconservazione è una pratica pochissimo diffusa. E invece risolverebbe molti problemi”.

Anche la legge limita la possibilità di diventare madri: la fecondazione assistita si applica solo alle coppie eterosessuali nel nostro Paese.
 “Si, è vero. L’aiuto della medicina della riproduzione assistita non può essere portato a donne single e a coppie di donne. A differenza della Spagna in cui invece questo è permesso. La Spagna è sempre stata molto avanti”. Un’altra limitazione è anche quella dell’età della paziente. In questo campo il passare del tempo è nemico delle donne. “Le probabilità di gravidanza dipendono molto dall’età in cui viene realizzato il trattamento: gli embrioni ottenuti con ovociti di una donna di 35 anni raggiungono il 70% di successo. Percentuale che si abbassa notevolmente nelle donne dopo i 42 anni che rischiano che la gravidanza non sia portata a termine e che degeneri in un aborto tardivo. Inoltre le percentuali di anomalie cromosomiche aumenta con l’età della donna. La metà di embrioni a 40 anni non sono sani. A 44 abbiamo il 100% di embrioni non sani. Il vantaggio è che quando la fecondazione è aiutata dalla scienza è che siamo in gradi di evitare il trasferimento in utero degli embrioni non sani che potrebbero dare un esito di aborto o di nascita di un bambino con problematiche cromosomiche, come la sindrome di down”.

Dottoressa Galliano, nel suo libro racconta di essere entrata nel campo della fecondazione assistita non solo come medico ma anche come paziente. Come è stato essere paziente di se stessa? E come è cambiata la sua vita e il suo approccio professionale? 
“Lavoravo già nel campo della medicina della riproduzione quando ho scoperto di essere portatrice della colicisti renale e quando il padre di mia figlia ha scoperto di essere portatore della stessa patologia. Così noi abbiamo affrontato un percorso di fecondazione in vitro con diagnosi genetica per evitare la trasmissione di questa malattia. Èd è stato un grande insegnamento. Ho capito qualcosa che non avevo mai capito prima e ho iniziato a empatizzare con le mie pazienti. Non è la stessa cosa studiare sui libri piuttosto che vivere sulla propria pelle. Senza dubbio è stata la svolta della mia vita personale e professionale e credo che questo le mie pazienti lo colgano. Assunzione dei farmaci, i dubbi, le attese, le paure: con loro parlo di tutto quello che attraversa la mente di una donna in frangenti simili. Credo che per me sia diventata una missione quella di informare perché ho avuto una figlia una bellissima bambina e vorrei che sempre meno donne mi dicessero “se l’avessi saputo prima””.

Daniela Galliano e lallarme infertilità Perché le donne non riescono più a fare figli Io che sono stata paziente di me stessa

22/01/2024