“L'educazione sessuale nelle scuole non ha senso, gli studenti ne sanno più di noi”

L'assessore alle Famiglie Marco Giusta si pronuncia contro le 'lezioni d'amore' della Regione: 'Rischiano di provocare intolleranza'. Iniziativa criticata anche da un gruppo femminista

di Redazione

Di educazione sessuale a scuola si parla da decenni ma nel 2018 continua ad essere problematico avere corsi con lezioni e contenuti condivisi. L’ultimo caso controverso lo racconta La Repubblica, dove l'assessore alle Famiglie di Torino, Marco Giusta, si è pronunciato contro le “Lezioni d'amore” della Regione. Secondo l'esponente della giunta 5stelle torinese “c'è il rischio di creare persone di serie a e serie b e di legittimare comportamenti diffusi di intolleranza, anche se latente o nascosta dietro posizioni tendenzialmente accomodanti e accoglienti delle diversità”.

Le critiche dell’assessore

In un lungo post su Facebook, Giusta ha così condiviso quanto sostenuto dalla rete di femministe “Non Una di Meno – Torino” che nei giorni scorsi aveva criticato aspramente il progetto, che prevede un ciclo di incontri nelle classi quarte e quinte delle scuole superiori piemontesi per fornire ai ragazzi una “educazione sentimentale. Progetto voluto dalla Consulta giovanile regionale in collaborazione con l'associazione “Filosofia in movimento”. A fare lezione saranno il professore e filosofo Paolo Ercolani e la psicologa Giuliana Mieli, ma secondo l'assessore il problema è che i due “hanno scritto e affermato cose che non rispettano il sentire di persone che probabilmente si troveranno davanti nelle scuole”. Una visione che “rappresenta purtroppo da un lato una mancanza di cura e rispetto per i ragazzi e ragazze destinatari del progetto”.

La turba psichica

Secondo “Non una di meno” i due infatti hanno scritto frasi come “il femminismo estremista, culminato nella teoria del gender, ha legittimato la turba psichica di chi ritiene di poter scegliere la propria appartenenza sessuale a prescindere dal dato biologico. Legittima, ma pur sempre turba”, e ancora “l'educazione sessuale nelle scuole non avrebbe molto senso: probabilmente sono i ragazzi che potrebbero insegnare a noi la meccanica del sesso”.

Chiesta la revisione del progetto

Giusta, che è stato anche presidente di Arcigay Torino, annuncia di aver chiesto alla presidente della Commissione Pari Opportunità, Viviana Ferrero, di convocare i referenti del progetto e chiede una revisione del progetto: “Penso che il progetto abbia trovato con troppa leggerezza spazio e supporto. La prima cosa che viene da dire, in termini di metodo, è che una scelta di questo tipo ha come effetto di rimando, tra gli altri, quello di non (ri)conoscere i saperi e le conoscenze di chi lavora senza sosta, con passione e il più delle volte gratis su questi temi: i centri antiviolenza, le associazioni lgbtqi, le associazioni culturali che con queste collaborano”.

Il problema dei social

Giusta racconta le sue stesse difficoltà a inserire le associazioni nei progetti: “Faccio molta fatica a continuare a garantirne l'accesso, perché gli ostacoli sono molti e ci stanno facendo dimenticare quanto il sapere dell'esperienza sia il più delle volte molto più fruttuoso di quello teorico, o quantomeno, non da considerarsi inferiore solo perché non presenta titoli accademici – racconta l'assessore – Il problema della violenza nelle relazioni intime tra i giovani non sono i social, ma il sistema patriarcale, secolare e sistemico della violenza di genere. Forse, invece di continuare a dire che dovrebbero smettere di usarli, delegittimando le loro scelte, dovremmo credo imparare a capire insieme a loro come usarli in un modo che sia per loro soddisfacente e rispettoso. Anch'io credo quindi che il progetto vada se non sospeso, almeno rivisto, magari coinvolgendo quei soggetti competenti sui temi di cui il progetto tratterà e di cui ho parlato sopra”.