Flora Monti, la più giovane partigiana italiana partigiana: "Quando i nazisti mi fecero spogliare"
Flora che oggi ha 94 anni racconta: "Portavo i messaggi nascondendoli nelle scarpe o fra le trecce dei capelli. Se avevo paura? Certo, ma sentivo di doverlo fare"
Flora Monti è una delle ultime testimoni in vita della Resistenza. Una donna di 94 anni che sa molto bene cosa si festeggia il 25 aprile e il motivo per cui la festa della Liberazione dovrebbe essere la festa di tutti. Ma la sua storia ha qualcosa di unico e straordinario perché lei la partigiana l'ha fatta dai 12 ai 14 anni, poco più che una bambina. E' stata infatti la più giovane staffetta della Resistenza italiana. Paura e coraggio mescolati insieme a una convinzione granitica di essere dalla parte giusta, quella della libertà e dei diritti contro la tirannia e l'invasore. Flora ha fatto solo la seconda elementare, ha conosciuto prima la povertà, poi la guerra. Nelle scuole racconta a bambine e bambini, ragazze e ragazzi di quando alla loro età, tra il 1943 e il 1944, sull’Appennino bolognese in sella a una bici o a piedi portava quei messaggi essenziali ma che le potevano costare la vita.
Il racconto
"Vivevo con la mia famiglia a Monterenzio, con noi c’era nonno Achille che mi raccontava sempre di come lui avesse rifiutato di prendere la tessera fascista e per questo motivo veniva spesso picchiato a sangue dagli squadristi. In famiglia eravamo tutti antifascisti, in giro si sapeva. Per questo pochi giorni dopo l’Armistizio una mattina mio padre trovò nell’aia una ventina di ragazzi fuggiti dal distretto militare di Bologna con ancora indosso la divisa. Mia madre li rivestì con gli abiti dei miei due fratelli maggiori che erano in guerra, quelli poi si dispersero nella montagna e formarono la prima brigata partigiana della zona, la 66ma Brigata Garibaldi Jacchia". Il momento in cui decise di entrare nella Resistenza: "Quando mi chiesero se volevo fare la staffetta avevo 12 anni. Chiesi il permesso ai miei genitori e mia madre, pur sapendo del pericolo che avrei corso, mi disse soltanto: “Se te la senti”. Io me la sentivo. E così cominciai ad attraversare i boschi con i bigliettini in una scarpa o infilati nelle trecce dei capelli. La paura c’era, i boschi pullulavano di tedeschi. Una di noi, Francesca Edera De Giovanni, fu scoperta, torturata e fucilata. I partigiani mi avevano insegnato a mettere l’orecchio a terra per capire se c’erano rumori di pattuglie in avvicinamento. E poi, come scusa se mi avessero fermato, dicevo che stavo andando a comprare i sigari per il nonno".
La morte in faccia
"Una volta temetti davvero di essere scoperta e uccisa perchéi tedeschi mi fermarono e mi fecero spogliare lasciandomi in mutande e canottiera. Poi mi chiesero di togliermi anche le scarpe: il biglietto era lì, ma nello sfilarmene, col cuore in gola, venne via anche la calza e il biglietto non saltò fuori. Io comunque non volevo mai leggere cosa ci fosse scritto, così se mi avessero fermato e torturato non avrei potuto rivelare nulla"
Il film
Il 21 aprile è uscito nelle sale il documentario di Martina De Polo, scritto insieme ad Alex Scorza, che racconta proprio la storia di Flora Monti. La regista ha deciso di trasporre cinematograficamente la storia di Floraattraverso l'impiego di attori per la parte di finzione recitata, e poi l'intervista in studio di Flora e anche la contestualizzazione storica partendo da immagini di repertorio fornite dall'UNICEF. Flora si avvale inoltre di un importante contributo musicale: la canzone Staffette in bicicletta di Vinicio Capossela (feat. Mara Redeghieri), donata dall'artista, cantautore, poeta, scrittore e intrattenitore, vincitore per ben sei volte della Targa Tenco.
"Nelle storie familiari di molti di noi ci sono i racconti dei nostri nonni e genitori di sfollamento e resilienza in seguito alla seconda guerra mondiale" - ha dichiarato Andrea Iacomini, Portavoce dell'UNICEF Italia. "Purtroppo, oggi come allora ci sono tanti bambini e giovani vittime di guerra, violenza e sfollamento. Come UNICEF Italia, proprio nell'anno in cui celebriamo il nostro 50° anniversario, siamo felici di aver dato un contributo alla realizzazione di questo film: quella di Flora è una storia di grande attualità che ci ricorda l'importanza del lavoro dell'UNICEF sempre accanto ai bambini più vulnerabili, nel dopo guerra in Italia e ancora oggi ovunque si verificano conflitti nel mondo."