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Susan Sarandon espulsa da Hollywood con l'accusa di antisemitismo: ecco cosa ha detto

Susan Sarandon è stata scaricata dall'agenzia di talenti di Hollywood Uta, United Talent Agency per aver partecipato a un comizio pro-palestinesi

Foto Ansa

di Redazione

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Il premio Oscar Susan Sarandon ancora sotto accusa. Le sue parole forti contro Israele non sono passate inosservate: "Ci sono molte persone che hanno paura di essere ebree in questo momento e stanno avendo un assaggio di cosa vuol dire essere musulmano in questo paese. Le persone si pongono domande, le persone si oppongono, le persone si istruiscono, le persone si allontanano dal lavaggio del cervello iniziato quando erano bambini". 

Non solo, ha anche intonato il coro "dal fiume al mare" con cui si chiede l'eliminazione dello Stato di Israele e la creazione di uno Stato palestinese che si estenda, dal fiume Giordano al Mediterraneo. Si tratterebbe di un grido di battaglia utilizzato da Hamas

Conseguenze? L'agenzia Uta, una delle più importanti al mondo, con sede a Beverly Hills che rappresenta le più grandi star di Hollywood ha riferito tramite il loro portavoce che l'attrice non sarà più una delle loro clienti.

L'attrice ribelle

"Sono dolorosamente consapevole della lotteria della nascita. Le ingiustizie mi danno molto fastidio. Nel mio lavoro sviluppi costantemente l’empatia e l’immaginazione: una volta che riesci a metterti nei panni di un’altra madre, non puoi resistere al richiamo dell’attivismo. Voglio lasciare il mondo un po’ migliore o almeno sapere di averci provato. Crei la tua vita e la tua passione con l’energia che metti in campo".

La star più militante e ribelle è lei. Sempre in lotta contro le ingiustizie del mondo, in prima fila quando si tratta di attivismo civile e politico, Susan Sarandon non ha pari a Hollywood. Una grandissima attrice che nonostante lo sia, non fa la diva, si fa spesso arrestare durante le manifestazioni, soprattutto quelle per difendere i diritto delle donne e tutte le minoranze. Sin da giovanissima, dalle proteste contro la guerra in Vietnam a quella quella contro l’invasione dell’Iraq. Dal sostegno allo sciopero degli sceneggiatori fino al picchettaggio a favore di una legge sul salario equo.

"Sono diventata maggiorenne in un momento in cui, se avevi un po’ di cervello, tra la fine degli Anni 60 e l’inizio degli Anni 70, dicevi basta. Abbiamo fermato una guerra! C’era il sesso, la droga, il rock and roll. Ma c’era anche la protesta di strada".

22/11/2023