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Le regole per litigare con successo: strategie per migliorare la vita di coppia

Alcuni partner scelgono di evitare la lite facendo finta di nulla, altri precipitano in una escalation di accuse con l'intento ognuno di demolire l'altro

Le regole per litigare con successo strategie per migliorare la vita di coppia
di Orietta Matteucci

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“Proprio come la comunicazione è l’elemento più importante di una relazione, i litigi possono costituirne l’elemento più distruttivo. Non è quello che diciamo a fare male, ma il modo in cui lo diciamo” (John Gray, Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, Milano, Rizzoli, 2008)

Dall'attrazione fatale alle incomprensioni

Il coronavirus ha messo a dura prova la convivenza, ma sembra che discussioni e conflitti facciano parte del nostro vivere sociale e che siano praticamente inevitabili in una qualsiasi relazione in ogni ambito e quando insorgono nella coppia hanno una dimensione più rilevante in quanto entrano pesantemente in gioco emozioni e sentimenti. L'attrazione fatale accade perché ci si ritiene simili, poi si inizia a conoscersi, si notano le differenze, ci si scopre diversi, ci si sente delusi, si vorrebbe che l'altro cambiasse e iniziano le incomprensioni.

Cosa fare nel caso di comportamenti per noi inaspettati e che percepiamo sgradevoli? Capita, abbastanza di frequente, che la prima reazione sia quella di valutare e giudicare, anziché cercare di comprendere il perché di quel dato comportamento e, soprattutto perché ci infastidisce. Il sentirsi giudicati disorienta, genera frustrazione, si reagisce e nascono distacchi che, a lungo andare, potrebbero diventare perfino insanabili.

L'origine del litigio

I litigi, o meglio i modi di litigare, hanno origine nei comportamenti che si apprendono a partire dalla primissima infanzia osservando i genitori e che si ripetono anche nella vita adulta. Ognuno porta con sé la propria storia personale, modelli educativi, tradizioni, cultura, valori e principi, bisogni spesso contrapposti e alla ricerca di un punto di equilibrio che, inconsciamente, si spera di soddisfare tramite l'altro. L'insuccesso è quasi inevitabile, si sente messa in pericolo l'autostima e si parte all'attacco.

Sono state avanzate diverse ipotesi sulle modalità di litigare, individuare la propria e quella dell'altro per sperimentare come gestirle proficuamente per entrambi, potrebbe aiutare a trovare onesti compromessi idonei a migliorare l'unione e renderla duratura.

Per esempio alcuni partner scelgono di evitare di litigare facendo finta di nulla, altri litigano precipitando in una escalation di accuse e svalutazioni reciproche con l'intento ognuno di demolire l'altro. Altri ancora si comportano rispettivamente da vittima e carnefice in una discussione invertendo i ruoli in un'altra, oppure ancora cercano di coinvolgere nella disputa quali difensori, parenti, amici, figli, avvocati.

Il conflitto doloroso

Il fatto è che ciascun partner percepisce il conflitto solo come un evento doloroso e da evitare, difficilmente riesce a immaginare che potrebbe essere, invece, l'opportunità di affrontare e mediare le divergenze, di ampliare le proprie scelte o di sceglierne di migliori. Insomma la ricchezza sta proprio nella capacità di aprirsi entrambi intimamente superando disagi, diffidenza, paura di mettersi in gioco.

Tuttavia, tentare di andare alla ricerca della causa originaria del conflitto, magari sommersa da molteplici altre cause per lo più futili, è abbastanza complicato, impegnativo, richiede sacrifici personali e di tempo per individuare indizi che possano permettere di neutralizzare gli aspetti negativi volgendoli al positivo. Non riconoscendo il vero motivo del conflitto si potrebbe discutere animatamente perché la pasta è sciapa! Si tratta, dunque, di passare da un circolo vizioso e distruttivo ad una sincera espressione di se stessi utilizzando l'empatia e l'ascolto reciproco, osservando e tenendo nella dovuta e corretta considerazione la propria sofferenza e quella del partner, nella consapevolezza che è possibile ristabilire la comunicazione.

Ricordare ciò che ha fatto innamorare potrebbe ben disporre a voler identificare il vero motivo che scatena i vari litigi, nella convinzione che la maggior parte delle differenze potrebbe essere mediabile e che accettare quelle inalterabili non rappresenta una minaccia.

Se, infine, proprio dovesse rivelarsi un proposito impercorribile si potrà sempre ricorrere a un consulente di coppia con la stessa fiducia con la quale ci si rivolgerebbe ad un ortopedico, a un cardiologo, ad un qualunque altro professionista. Migliorare se stessi non è facile, ma quel che di certo aiuta è una buona dose di pazienza, di autocontrollo per scoprire come saper… litigare, perché questo fa la differenza! Comunicare appropriatamente potrà permettere, infatti, di accedere ad una vita relazionale gratificante e di nuovo piena di momenti felici: è sempre preferibile provarci e fallire piuttosto che pentirsi di non averci provato.

Per concludere alcune indicazioni per chi ancora si vuole bene

-Contare fino a 100. Riflettere prima di iniziare a discutere, domandarsi se si sta davvero cercando una soluzione o un accordo o se, in realtà, si vuole solo ferire l’altro o auto affermarsi.

-Pianificare la discussione. Trovare un momento favorevole per entrambi nella consapevolezza che non è possibile discutere in un luogo qualsiasi.

-Ascoltare l’altro senza interromperlo, cercando di comprenderne il punto di vista. Quando avrà finito di parlare chiedere chiarimenti se non si è capito qualche aspetto e cosa propone di fare.

-Essere sinceri. Esprimere in modo semplice e diretto il proprio disagio, evitando di accusare, concentrandosi non sui fatti, ma sulle soluzioni, specificando le proprie intenzioni e come ci si aspetta che l’altro si comporti.

-Mantenere sempre la calma. Darsi il tempo necessario per incassare eventuali colpi, accettare momentaneamente la situazione e ricominciare da capo. Oppure, se l'atmosfera fosse troppo calda, mettere fine alla conversazione, suggerendo di riparlarne quando si sarà più calmi.

“La rabbia è un’emozione molto intensa che sequestra il cervello. Quando la rabbia ci imprigiona, la nostra memoria si riorganizza, a tal punto che è normale dimenticarsi, nel bel mezzo della discussione, perché si era iniziato”. Daniel Goleman

Orietta Matteucci

http://www.bambinooggiuomodomani.org/laboratori

 

30/06/2020