logo tiscali tv

Diventare mamma, il fenomeno del Baby blues

di Caterina Steri

Leggi più veloce

 Durante il periodo della gravidanza tutte le future mamme sentono dirsi quanto la maternità sia l’esperienza migliore che una donna possa avere. Da un lato è vero, dall’altro esistono tutta una serie di fattori che la possono rendere travolgente e non sempre idilliaca come preannunciato.

Dopo il parto la neomamma viene sottoposta ad infinite stimolazioni ormonali, ad uno stravolgimento dei ritmi di vita che devono essere orientati in funzione del bebè. La pancia può rimanere gonfia per un lungo periodo e il senso di vuoto che si ha e la mancanza di linea non facilitano la sua accettazione. C’è poi la convalescenza dopo il parto che può essere più o meno lunga, il dover stare a casa per un certo tempo senza poter lavorare (che in periodi come questo vengono accusati maggiormente rispetto ad altri, soprattutto dalle libere professioniste). Può pesare anche l’invasione della casa da parte di amici e parenti desiderosi di conoscere il nuovo arrivato che potrebbero rivelarsi indiscreti e poco attenti alle esigenze della mamma.

Non vivere felicemente ciò che dovrebbe essere uno degli eventi più belli della vita è angosciante e fa sentire in colpa.

Spesso le neomamme vanno incontro ad un periodo di stanchezza e di tristezza dopo il parto più o meno intensa e che può essere categorizzata a seconda della sua intensità:

·         il baby blues che è la forma più lieve;

·         la depressione post parto vera e propria

·         la psicosi post parto la più grave e pericolosa delle tre.

Il baby blues è caratterizzato da una facile tendenza al pianto, instabilità dell’umore, ansia, tristezza, sensazione di dipendenza e scarsa concentrazione.

Ciò che scatena questo turbinio di malumori è lo stress psico-fisico del travaglio e del parto, lo sconvolgimento ormonale, l’ansia legata al forte senso di responsabilità verso il bebè, possibili imprevisti e contrasti familiari.

Si tratta di un problema passeggero che si verifica nella prima settimana dopo il parto e si risolve spontaneamente dopo circa 10 o 15 giorni. A differenza della depressione post parto, la madre riesce a  prendersi cura del neonato, prova gioia per la maternità e dorme abbastanza bene.

Essendo il fenomeno così breve non è prevista nessuna cura medica o psichiatrica, mentre è sufficiente essere informate sul problema, poter contare su un supporto psicologico e aver la possibilità di condividere il proprio stato d’animo.

Occorre che chi sta attorno alla neomamma le dia un supporto non solo emotivo ma  anche pratico.

E’ meglio continuare ad allattare in quanto gli ormoni che si sviluppano durante l’allattamento hanno una funzione di antidepressivi naturali.

Se il parto e i giorni dopo non hanno trovato corrispondenza nell’immaginario della mamma, è possibile poterli elaborare. Chiedere un supporto psicologico non è una debolezza, ma un modo di tutelare se e il bambino.

Se non dovesse risolversi spontaneamente, si può cadere nella depressione post parto, alla quale bisogna dare una maggiore attenzione ma di cui vi parlerò in uno dei prossimi articoli.

Ancora oggi non esiste un’adeguata informazione e prevenzione sul fenomeno del post parto, proprio per questo ho deciso di dedicare più articoli all’argomento. Mi pare d’obbligo contribuire a diffondere le informazioni sull’argomento e rendermi disponibile per chi possa aver bisogno di affrontarlo direttamente in studio perché si ritrova nella descrizione delle righe appena lette e ha bisogno di aiuto.

05/05/2014