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È vero che latte e formaggi rubano calcio alle ossa? Falsi miti su latte e latticini

Le false credenze sugli alimenti possono danneggiare la salute, spesso spingendo verso mode prive di base scientifica, anche a svantaggio del portafoglio

 vero che latte e formaggi rubano calcio alle ossa Falsi miti su latte e latticini
di Stefania Elena Carnemolla

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Come molti alimenti anche il latte con i suoi derivati – yogurth, burro, formaggi - è vittima di falsi miti. Li ha raccolti in una guida, in collaborazione con Assolatte, l’ Unione Nazionale dei Consumatori. Molti considerano, ad esempio, il latte un alimento per l’infanzia e pertanto innaturale per gli adulti. In realtà, spiega la guida, il latte animale è presente nella dieta umana da migliaia di anni facendo parte integrante, grazie ai suoi nutrienti, dell’evoluzione dell’uomo tanto che il suo consumo e quello dei suoi derivati è presente “nelle raccomandazioni nutrizionali ufficiali di tutti i Paesi”.

Paura degli ormoni

C’è chi non beve latte o non consuma i suoi derivati per paura d’ingerire sostanze inquinanti, antibiotici e ormoni e pensando che la loro produzione non preveda regole e controlli: “Latte, yogurt, formaggi e burro” spiega la guida “sono assolutamente sicuri e salubri perché soggetti a rigide prescrizioni e a costanti verifiche lungo tutto il processo di lavorazione. Le aziende controllano tutte le fasi della produzione: dall’acquisto delle materie prime alla verifica, all’ingresso dello stabilimento, dell’assenza di residui ed inquinanti; dai processi di produzione al confezionamento, sino alla vita sullo scaffale. L’uso di ormoni è vietato in Italia e in tutta Europa, mentre per gli antibiotici - utilizzati solo quando indispensabili per curare gli animali malati - esistono precise regole di impiego e di sospensione”. In poche parole, i casi di latte con ormoni sono casi di latte dopato, ciò che rientra nell’illegalità.

E quei numerini?

I consumatori sanno sempre leggere etichette e imballaggi? Non sempre. C’è chi, ad esempio, pensa che i numerini sul fondo dei cartoni del latte indichino tutte le volte che il latte è stato pastorizzato. Di cosa si tratta, invece? Questi numerini, spiega la guida, servono solo a “garantire la tracciabilità dell’imballaggio” in modo che “a distanza di tempo è possibile ricostruire l’esatta provenienza del cartone e le singole fasi di produzione”.

Il furto del calcio

C’è un falso mito che sa di paradosso: c’è chi non consuma prodotti lattiero-caseari per paura che rubino calcio allo scheletro. “L’associazione tra il consumo di latte e derivati e il rischio di osteoporosi/fratture ossee” spiega la guida “è assolutamente infondata: questi prodotti sono una fonte privilegiata di calcio, sia per la notevole quantità presente, che, soprattutto, per la sua biodisponibilità. Anche se altri cibi contengono quantità particolarmente elevate di calcio, è nel latte e nei suoi derivati che si verificano le condizioni ottimali per l’assorbimento del calcio. In molti vegetali, ad esempio, questo processo viene ostacolato dalle fibre che, pur essendo fondamentali in una dieta bilanciata, contengono molecole che ne riducono l’assorbimento”.

Pastorizzazione e fermenti lattici

C’è chi pensa che la pastorizzazione uccida i fermenti dello yogurth. Un falso mito frutto di una certa confusione. “È il latte di partenza” spiega la guida “che viene sottoposto al trattamento termico e i fermenti lattici vengono aggiunti al latte solo dopo la pastorizzazione”. Non solo, le proprietà dello yogurth sono legate alla presenza dei microrganismi Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus e Streptococcus thermophilus che “devono essere vivi e vitali nella quantità totale non inferiore a 10 milioni per grammo di prodotto” tanto che per apprezzare le “caratteristiche salutari dello yogurt” è fondamentale rispettare la catena del freddo, anche a casa.

Il ruolo dei grassi

Un falso mito riguarda, invece, i grassi del latte e dei latticini. Secondo una credenza questi grassi danneggiano sempre e comunque il cuore. Come stanno veramente le cose? Il consumo di latte e latticini” spiega la guida “ha un effetto neutro, se non protettivo, nei confronti delle malattie cardiovascolari. Anche ipertensione e diabete, patologie che concorrono a causare il danno cardiovascolare, risentono favorevolmente del consumo di latticini. I grassi animali non sono affatto un fattore favorente le patologie cardiovascolari, caso mai è un loro eccesso ad essere dannoso”.

C’è un caso in cui questi grassi possono diventare dannosi, allorquando, altro falso mito, si pensa di curare la gastrite semplicemente bevendo un bicchiere di latte: “È credenza comune” spiega ISSalute “pensare che, in caso di gastrite, bere un bel bicchiere di latte sia la soluzione migliore. Essendo un cibo con un pH abbastanza neutro (6-6,8), il latte può dare, effettivamente, un immediato senso di sollievo andando a tamponare l’acidità del contenuto gastrico. Tuttavia, soprattutto il latte intero, è ricco di grassi che rallentano lo svuotamento dello stomaco. Esercita quindi un effetto positivo nell’immediato ma, dopo il beneficio iniziale, possono ricomparire i fastidi”.

Intolleranza al lattosio

Un falso mito riguarda, invece, il rapporto tra latte, latticini e intolleranza al lattosio tanto da spingere chi ne soffre a rinunciare, talvolta per scarsa conoscenza del mercato, al consumo di prodotti specifici: “Nel caso in cui l’intolleranza al lattosio” spiega la guida “sia stata diagnosticata correttamente, mediante test attendibili prescrivibili dal medico di base, si possono consumare i prodotti naturalmente a minore contenuto di lattosio come yogurt e latti fermentati, e i formaggi a lunga stagionatura o quelli fermentati, che hanno livelli di lattosio prossimi allo zero. Ci sono poi i prodotti delattosati. Si tratta di latte, yogurt, burro e formaggi nutrizionalmente identici alle versioni tradizionali, con un’unica eccezione: il lattosio è già stato scisso nei suoi due zuccheri semplici (il galattosio e il glucosio) e non provoca così alcun problema digestivo o intestinale”.

Viceversa c’è chi, pur non soffrendo di intolleranza al lattosio, consuma prodotti pensati per ben altra tipologia di consumatori. Una fascia di consumatori, la prima, in crescita e sempre più allettata dalla ricca offerta dell’industria alimentare fatta di prodotti pensati per chi, al contrario, soffre di allergie e intolleranze. Un’abitudine frutto della “erronea convinzione di mangiare in modo più sano e di sentirsi più leggeri”.“ In assenza di una accertata (diagnosticata) intolleranza al lattosio” raccomanda allora ISSalute “è consigliabile consumare il latte e i suoi derivati per non privarsi dei nutrienti in essi contenuti. Eliminare dalla dieta latticini e formaggi, in assenza di motivi accertati dal medico, infatti, rischia di privare l’organismo di elementi nutritivi essenziali, come il calcio e la vitamina D, senza alcun vantaggio scientificamente dimostrato. Inoltre, consumare alimenti senza lattosio da parte di persone non effettivamente intolleranti, oltre ad essere inutilmente costoso in termini economici, può far diminuire, a lungo andare, la produzione dell’enzima lattasi, aggravando forme leggere di intolleranza già presenti o, peggio, inducendo un certo livello di intolleranza in chi non l’ha mai avuta. Infatti è proprio il lattosio presente negli alimenti a stimolare la produzione della lattasi”.

Abbiamo parlato di:

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30/04/2020