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Ecco a voi il Tramadolo, l'oppioide che sta facendo la fortuna dei jihadisti

Ecco a voi il Tramadolo loppioide che sta facendo la fortuna dei jihadisti
di Stefania Elena Carnemolla

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Boko Haram, l’organizzazione jihadista nigeriana, lo somministra, nascosto nei datteri, ai bambini soldato.

In Libia, dove dopo la caduta di Gheddafi esiste un florido mercato nero di medicinali, è tra le merci più richieste. Dietro il giro, in un paese dove la sua importazione è vietata, ci sono criminali locali, farmacisti al limite del lecito, jihadisti. Un traffico che alimenta un consistente giro d’affari: una pastiglia costa, infatti, l’equivalente di 2 euro. È stato scoperto che ne fanno uso, per affrontare il viaggio per mare, anche i migranti che s’affidano agli scafisti libici, dalla cui organizzazione verosimilmente lo acquistano. 

Parliamo del tramadolo, un oppioide sintetico utilizzato nella terapia del dolore, sempre più diffuso nel mercato ricreativo e tra i terroristi. I jihadisti lo prediligono, ormai, come droga del combattente in luogo del captagon, un mix di cloridrato di fenetillina, caffeina ed altre sostanze stimolanti, che blocca fame, paura ed affaticamento. Da quando l’Isis ha legittimato l’uso del tramadolo, nonostante l´Islam, al centro della propaganda del Califfato, condanni droghe e sostanze dannose per il corpo, i jihadisti se n’imbottiscono.

In Thailandia, nel 2004, a Pattani, un gruppo di rivoltosi islamisti separatisti armati di machete, dopo aver assaltato la polizia, si rifugiò nella grande moschea di Ban Krue Se. Molti di loro, che indossavano amuleti pensando di rendersi invisibili ai nemici, essere teletrasportati e resistere a qualunque arma, avevano bevuto, si scoprì, un miscuglio a base di tramadolo, sciroppo per la tosse, Coca-Cola e kratom, la Mitragyna speciosa, una pianta che cresce selvatica nella regione, che ad alti dosaggi ha un potere eccitante, e, sedativo, a bassi. Un mix, famoso come 4x100, molto diffuso in Thailandia, dove è illegale e dove, ciononostante, continua ad essere consumato in particolare dai giovani musulmani, che vi ritrovano il senso di inebriamento di vino e alcoolici, vietati dalla loro religione.

La formula classica di base prevede foglie bollite di kratom, Coca-Cola, sciroppo per la tosse contenente codeina o difenidramina, cui viene aggiunto un quarto ingrediente scelto fra analgesici come tramadolo e paracetamolo, ansiolitici, antidepressivi, bobina macinata di zanzara, lo zampirone, per il suo insetticida sintetico di piretroidi, gli analoghi delle piretrine, costituenti naturali dei fiori di piretro.

Una bevanda che continua a causare decessi, come quella di un giovane musulmano, diventato un caso di studio, nei cui campioni di sangue e urina – la famiglia aveva rifiutato il consenso per la completa autopsia – furono trovati quantitativi di mitragyna, il principale alcaloide della Mitragyna speciosa, caffeina, difenidramina, alprazolam, nortriptilina, metadone, tramadolo, metamfetamine e loro metaboliti. Un mix letale che non conosce confini, come la variante 8x100, assai diffusa in Thailandia tra i rivoltosi islamisti, a base di kratom, codeina, soda, metile, bobina di zanzara, tungsteno delle lampadine, escrementi d’uva secca, cenere di cadaveri umani.

Euforia o addomesticamento del dolore purchè sia, come accade ancora oggi in Nigeria dove il tramadolo, sdoganato da Boko Haram, a Maiduguri, capitale dello stato federale di Borno, viene venduto dietro l’angolo dei locali frequentati dai giovani del luogo, che, dopo eroina o cocaina, hanno trovato nel tramadolo una nuova fonte di sballo. Una droga, ormai, a tutti gli effetti, tanto che sui forum degli amanti del genere si leggono cose del tipo: “Ho preso 15 pillole, il mio corpo è diventato molto caldo, sentivo tutto uno squilibrio nelle orecchie e ho avuto scosse per 30 minuti”.

Ma è associato al kratom, il cui principale alcaloide produce alterazioni dello stato di coscienza, che il tramadolo garantisce viaggi verso nuove dimensioni. In polvere, in combinazione con la caffeina e l’O-desmetiltramadolo, il kratom è, infatti, anche il principale ingrediente del Krypton, una miscela che tempo fa, in Svezia, ha causato nove decessi in persone con storie di tossicodipendenza. “Attualmente le foglie essiccate e polverizzate di kratom vengono utilizzate da coloro che ricercano sostanze legali dagli effetti stimolanti e da coloro che ricercano invece effetti sedativi-euforici-analgesici”, spiega uno studio sulle smart drugs del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità. Che ricorda anche che dalle sue foglie essiccate e sminuzzate si ottiene per infusione una bevanda consumata come tè.

L’abuso di kratom causa disordini. Nel 1975 uno studio su trenta thailandesi che masticavano foglie fresche di kratom più volte al giorno rivelò che costoro erano stati colpiti da secchezza delle fauci, minzione frequente, stipsi, perdita dell’appetito, disturbi cardiaci e perdita di peso. Pericolosa anche l’astinenza da kratom che, spiega il Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità, provoca manifestazioni di aggressività, dolori muscolo-scheletrici, assenza di lacrimazione e movimenti spasmodici. A causa dei suoi effetti narcotici in Thailandia e in Birmania è stato vietato, con il kratom che continua ad essere smerciato attraverso canali illeciti. Il suo commercio, in Thailandia come altrove, va, infatti, a gonfie vele, con la clientela che viene attirata da etichette allusive, dove non è raro trovare personaggi dei fumetti o eroi di bambini e ragazzi, come i pirati.

Commerci illeciti e sempre più clandestini, che contano molto sulla rete. Vale per il kratom e vale per il tramadolo, sempre più al centro dei traffici internazionali.

I più grandi produttori di tramadolo sono indiani, dove il farmaco è, invece, legale. Ed è dall’India che arrivano i carichi destinati a molti paesi, fra cui Libia, Egitto, Nigeria, Thailandia, Afghanistan, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Belgio, Francia, Germania, Spagna. Consultando la banca dati di una società indiana di Bangalore, che registra i volumi di import/export di merci da e per l’India, abbiamo verificato che dal 2014 al 2016 ci sono state 77 esportazioni di Tamol X 225, medicinale il cui principio attivo è il tramadolo, di cui 34 verso la Libia, per un volume di affari complessivo di 5.664.184 dollari, con il solo carico per la Libia, tra i maggiori paesi importatori, del valore di 2.964.884 dollari. Alla voce tramandolo la banca dati registra, invece, sempre fra il 2014 e il 2016, 10.113 esportazioni, di cui 275 verso la Libia, per un valore complessivo di 225.816.311 dollari, di cui 55.530.401 derivanti dall’esportazione verso gli Stati Uniti, 39.683.489 verso la Nigeria e 19.190.341 verso la Libia.

Le autorità, ormai consapevoli del traffico, sanno bene che, come nel caso della Libia, questi carichi, oltre ad alimentare il mercato nero che dalla Libia si propaga nel paese e verso sud, sono anche un sistema per finanziare il terrorismo islamico. Nel mezzo, agenzie intermediarie, come la Al Mooroj con sede a Tobruk, in Libia. Fu accusata all’epoca del sequestro di un carico – 479 cartoni di confezioni di tramadolo idrocloride per un totale di 26 milioni di pillole – bloccato nel porto del Pireo, in Grecia, di trattare con membri dell’Isis in Siria. Il carico era stato spedito dal porto indiano di Nhava Sheva Sea da Mohammad Rayyan, della Mohammad Rayyan Usman Exporters che, interpellato, ha respinto le accuse di fornire medicamenti all’Isis, raccontando di aver ricevuto una telefonata dalla società Al Murooj per la spedizione di 400 cartoni di Tamol X 225 mg, il cui maggiore produttore in India è la Royal International di Armistar e il cui prodotto è stato trovato nella merce sequestrata in Grecia. Rajanbir Singh, manager della casa farmaceutica, ha dichiarato, discolpandosi, che la merce non era stata fornita dalla sua società e di non essere a conoscenza del suo abuso da parte dei jihadisti dell’Isis.

Nessuno, ufficialmente, sa nulla. Tacciono, nonostante il traffico continui, produttori ed esportatori indiani – hanno taciuto anche con noi. Così come ha taciuto, sempre con noi, Vinod Gohel della Dharam Distributors, società indiana assai attiva nel commercio del tramadolo. A fare concorrenza ai canali tradizionali è la galassia dell’e-commerce, dove si muove, ad esempio, la Drop Ship Pharma di Mumbai. 

Una ramificazione che arriva ovunque e che esporta in Libia nonostante i divieti all’importazione. Carichi che partono e che usano anche i porti italiani. L’ultima a volta a Genova, nel maggio scorso, con il sequestro di 37,5 milioni di pastiglie di tramadolo per un valore di 75 milioni di euro, mescolate a shampoo e coperte, giunte con un carico dall’India e con la bolla di viaggio falsificata nello Sri Lanka. Il carico era destinato ai porti di Misurata e Tobruk. Per Francesco Cozzi, procuratore capo di Genova, i proventi dal traffico di tramadolo sarebbero, verosimilmente, serviti a “finanziare organizzazioni di combattenti”. Anche il tramadolo sequestrato a Genova era della Royal International di Armistar, con le scatole avvolte nella pellicola originaria con il marchio della casa farmaceutica indiana, che, così gli investigatori italiani, avrebbe venduto le pastiglie per 250.000 dollari ad un importatore di Dubai, che li ha quindi spediti dall’India allo Sri Lanka, dove il carico è scomparso dalla bolla di viaggio. “L’Isis sta facendo una fortuna da questo traffico” ha scritto il Times. La spedizione, ha riferito la BBC, sarebbe stata utilizzata per due scopi: aiutare a finanziare il terrorismo islamista e come stimolante per i jihadisti, per aumentarne la resistenza allo stress fisico.

Un altro carico di tramadolo fu bloccato nel luglio del 2011 nel porto di Gioia Tauro, in Calabria, allorquando le autorità italiane sequestrarono 180 milioni di compresse di medicinali contraffatti contenenti sildenafil, normalmente contenuto nel viagra, e tramadolo cloridrato. Il carico era stato occultato su una nave partita dal porto di Jabel Ali, negli Emirati Arabi Uniti, diretta a Khoms, in Libia.

Ci sono anche i trafficanti-fai-da-te, come il cittadino egiziano proveniente dal Cairo, bloccato nel 2013 all’aeroporto di Malpensa con 463 pezzi di medicinali privi di autorizzazione all’importazione: compresse, flaconi gel contenenti sildenafil e circa 200 compresse di tramadolo, anche in Egitto molto diffuso nel mercato nero.

Traffici registrati e traffici clandestini con i carichi stivati in India, in attesa della spedizione, a Nhava Sheva Sea, Tughlakabad, Ludhiana, Mulund, Bombay Air Cargo, Mundra, Patparganj, dove hanno sostato tutti i carichi di tramadolo per la Libia. Merce rivenduta a peso d’oro da chi la ordina, con il tramadolo a solo o mescolato ad altro che siano datteri o foglie di kratom, ormai droga principe del jihadismo senza confini, che dal suo commercio, contando su una rete di complicità, trae grandi benefici.

 

25/09/2017