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Guarire dal mal d’amore

di Caterina Steri

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E' possibile trovar rimedio alle dipendenze affettive, prima di tutto occorre rendersi conto di avere un problema, accettare di vivere una relazione `sbagliata` sotto tutti i punti di vista e avere l'intenzione di porvi fine. Se non si arriva a questa consapevolezza, si mantiene vivo il problema alimentandolo con la speranza di poter cambiare una situazione `impossibile`. Solo quando si arriva a stare veramente male, ad avere la sensazione di aver toccato il fondo, si capisce quale sia il problema e si desidera una vita diversa.

Pur essendo convinte di potercela fare da sole è sempre meglio chiedere un aiuto. Questo dà un maggior senso di responsabilità nei confronti della situazione perché bisogna rendere conto anche ad altri dell'impegno preso e non solo a se stessi. L'aiuto di un esperto pone di fronte ad una visione diversa e oggettiva del problema e suggerisce i mezzi per potersene liberare. Un percorso terapeutico, individuale o di gruppo, è sempre utile per la guarigione da una dipendenza.

Una volta chiesto l'aiuto inizia il vero recupero. Bisogna cambiare modi di pensare e di agire; è necessaria una forte determinazione nel portare avanti il processo di guarigione e per non ricadere negli schemi comportamentali che hanno caratterizzato la dipendenza.

In questa fase della guarigione è essenziale fare qualcosa di positivo per se stessi per colmare il vuoto creato dalla mancanza della persona amata. Occorrerà essere `egoisti` e porre il proprio recupero al primo posto. Un sano egoismo significa dare priorità alla propria persona, ai propri desideri, al lavoro e ai progetti.

Bisogna aspettare e pretendere che le situazioni e le relazioni siano confortevoli per se stessi e non cercare di adattarsi ad essere persone che accettano di trovarsi a disagio.
Una volta guarita, una persona non sarà più come prima e si troverà ad agire e pensare in modo totalmente diverso.

La guarigione richiede molti sforzi, spesso dolorosi. Non saranno sufficienti dei tentativi saltuari, ma costanti e consolidati nel tempo. Sorprendentemente ci si potrà rendere conto del fatto che la persona dipendente non esiste più e che non è più disposta a mettere se stessa in secondo piano.

13/07/2011