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Quando le vacanze sono una trappola per le dipendenti affettive

Quando le vacanze sono una trappola per le dipendenti affettive
di Caterina Steri

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Le vacanze sono sempre un periodo particolare per le coppie, il maggiore tempo passato insieme può mettere in evidenza il tipo di rapporto tra i due partner, sia in senso positivo che negativo.  Quando parliamo di relazioni dipendenti, le vacanze possono diventare una vera e propria trappola, uno specchietto per le allodole, utile a convincersi che il vero amore possa davvero concretizzarsi perché costituisce dei momenti in cui il manipolatore, con qualche moina in più illude nuovamente la sua vittima e il clima vacanziero aiuta a contornare il tutto di una romantica cornice.

Nella dipendenza affettiva la relazione di coppia è concepita come condizione indispensabile per la propria esistenza, per cui si è disposti a far di tutto pur di mandarla avanti ed evitare la rottura, compreso il totale annullamento di sé e ci si convince in ogni modo che qualsiasi piccolo segnale di considerazione da parte dell’altro possa cancellare tutti i lunghi periodi di svalutazione e non amore subiti. Per questo motivo le vacanze possono costituire una trappola, in quanto, è più facile essere considerati quando non si ha a che fare con i soliti ritmi della quotidianità. E i manipolatori affettivi possono approfittare del clima vacanziero per illudere ulteriormente le vittime di poter concedere loro un bel rapporto.

Anche a livello terapeutico tutto ciò ha delle ripercussioni. Quando pazienti che stanno in terapia a causa di dipendenze affettive decidono di concedersi qualche giorno di vacanza con il partner tendono ad illudersi che tutto possa risolversi nel migliore dei modi e che il rapporto da “dipendente” possa diventare “sano”, senza voler ammettere che per instaurare un amore vero bisognerebbe invece cambiare se stessi e il partner.

Durante le vacanze il carnefice può essere più propenso e facilitato a muovere false lusinghe in modo tale da tenere legata a se la sua vittima e convincerla a fugare ogni tentativo di ricerca di libertà dalla relazione.

La dipendente si illude che tutti i soprusi subiti normalmente in realtà siano stati percepiti in modo esagerato e si da le colpe se qualche volta non sia stata considerata a dovere, pur di giustificare il suo carnefice e rimanere nella relazione. Allo stesso tempo, l’illusoria tregua vacanziera dove viene spesa qualche lusinga in più, convince la dipendente che il partner rimarrà di “buon umore” anche al rientro a casa e che forse serviva solo qualche giorno di relax per fargli capire fino in fondo di quale entità sia costituito il loro amore.

Quando una dipendente torna in terapia dopo un periodo del genere (se torna), il rischio è che gli sforzi fatti precedentemente per ammettere di vivere una relazione malata vacillino a causa delle false moine del suo carnefice.

C’è chi spesso si sente ad un bivio, chi invece, riesce a riprendere in mano una visione oggettiva del lavoro terapeutico, rendendosi conto che la vacanza abbia costituito una tentazione ad immergersi totalmente nelle solite patologiche dinamiche. Il terapeuta in questa fase ha l’importante ruolo di aiutare la paziente ad essere il più “lucida” possibile intanto che la vita le dimostri di non essere un’eterna vacanza e il ritorno alla quotidianità non impieghi molto tempo a ri-proiettare i suoi protagonisti nelle solite abitudini. Il carnefice, se mai davvero le abbia interrotte, riprende ad essere freddo, ambiguo, svalutante determinando nella vittima maggiori insicurezze e il crollo delle sue illusioni qualora non ricorra ai ripari nel più breve tempo possibile.

La difficile soluzione, come al solito consiste nel vedere l’altro per quello che è, ovvero un manipolatore affettivo. Solo così è possibile uscire dalla trappola e liberarsi della dipendenza costruendo relazioni più sane.

E’ vero che qualche giorno di vacanza può illudere sul tipo di relazione che si vive, ma è anche vero che riuscire a mettere se stessi al centro della propria vita è la via giusta per amarsi e farsi amare realmente.

 

17/10/2016