I suoi pesci e le sue creature marine hanno nomi curiosissimi e talora anche divertenti. Strappano un sorriso e fanno assaporare quel modo tutto toscano di rappresentare la realtà. Molto più che toscano: livornese. Gente di mare, i livornesi sono infatti allegri, solari, dissacranti.
Guardi il polpo e pensi: sarà un omaggio al famoso polpo di Livorno? Certo, che sì. È il polpo ‘mbriao, ubriaco, cotto nel vino. C’è poi la Cernia toscana circense contrabassista apparsa a New Orleans durante il Carnevale e allora pensi che è la prima volta che senti parlare di una cernia che suona il contrabasso a New Orleans! Di cernia in cernia, ecco la Cernia toscana gospel. Che bel sound!
E, tocco di romanticismo, la cernia sazia di stelle cadenti cadute nel suo mare dopo la notte di San Lorenzo. E che dire del Totano gigolò al largo di Los Angeles o dell’Acciuga in vacanza? Glamour puro! O del grande vecchio pesce che dorme un giorno solo al mese scoperto dal sommergibile Hag in prossimità della costa di Coffee Bay? C’è quindi il Dentex dentex a Calafuria di notte, il Kavalluccio bizantino e ci sono i tonni, le balene, i granchi, come il granchio Crabbino, re di Tahiti, e tutti gli altri.
Perché tutti questi nomi? “Non basterebbe un giorno” ci dice il padre di queste simpaticissime creature “sintetizziamo la risposta. Il mio retaggio da pubblicitario, l’amore per la storia quella ufficiale e non, per la geografia, l’ironia e la trivialità dei livornesi, la sintesi verbale di mia madre, l’ascolto della radio anche molto parlata, le nuove tecnologie sono il deposito in continua modificazione sia per la quantità che per la qualità delle informazioni che riesco a trattenere giusto il tempo per renderli titolo delle mie opere, a volte netti, sintetici, che riprendono la forma, l’espressione o gli oggetti che le compongono senz’altro evocativi anche in quelli lunghi scritti con gli stencil, paradossali, ironici, dissacranti e sempre autentici”.
Lui è Stefano Pilato, livornese doc, classe 1975 e che ancora oggi vive in Toscana, dove lavora nell’ambito delle arti visive. Studi a Pisa all’Istituto Statale d’Arte, indirizzo Comunicazione visiva: “La mia formazione o meglio la mia inclinazione è sempre stata la grafica, ma soprattutto per la terza dimensione: il design e l’architettura…”. Nel 1987 Stefano Pilato ha intrapreso infatti la libera professione nel settore della grafica pubblicitaria, realizzando progetti per committenze pubbliche e private. Nel 1993 nasce l’idea di Pesce Fresco, la sua originalissima e sorprendente produzione artistica. Stefano Pilato inizia a raccogliere sulle “spiagge etrusche” ciò che il mare restituisce, soprattutto legno, assemblandolo con altri materiali, e costruendo, in particolare, “pesci da appendere”.
Grazie allo stesso principio, quello, cioè, del riciclo, oggi realizza anche installazioni, sculture, lampade, specchi, oggetti di scena e altro ancora. Tanti gli eventi cui ha partecipato, tutti intrisi della stessa filosofia, quella del riciclo inteso “non solo come mezzo espressivo” ma anche come “ricerca e approfondimento del proprio vissuto, in un’ottica di recupero, costruzione, protezione”. “L’idea” ci racconta Stefano Pilato “è nata per caso o meglio, c’è sempre stata, cioè il concetto del recupero, per rianimare qualcosa di apparentemente ‘morto’ mi ha sempre stimolato. È partita da una spiaggia, ma poteva partire da altri luoghi, come poi è stato. La spiaggia è un luogo al di là dell’aspetto naturalistico, per me è il luogo metaforico per eccellenza, dove l’umanità attraverso il mare riversa di tutto, quindi anche la sua in-cultura, le sue vergogne quasi in totale anonimato, quindi materialmente quelle scorie, quei resti di oggetti qualsiasi di cui si sbarazza nella piena noncuranza del mondo dove vive. È da questi brandelli, all’inizio soprattutto di legno, che ho iniziato ad assemblare le mie sculture. Il tema era così facile, in base alle forme dei legni che trovai allora: un pesce! Spada, il primo”.
Il suo, in fondo, è un atto d’amore verso il mare. Un amore che si nutre ancora oggi di ricordi e sensazioni: “Il rapporto con il mare è una cosa fondamentale per me da sempre: fascino, intimità e tanto rispetto. Del mio mare da piccolo ho un ricordo di luci e odori forti, un mare soprattutto più estivo che invernale, senza dimenticare il vento dal mare, soprattutto il libeccio forte che inebria chi lo vive. Poi crescendo, nuotando (ho imparato tardi a nuotare, intorno ai dieci anni), la presenza del mare s’è fatta più profonda in me amplificando tutto quello che ho vissuto durante l’infanzia…”.
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