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Uccisione di cavie, il primo processo in Italia. La vivisezione non è una zona franca

Uccisione di cavie il primo processo in Italia La vivisezione non è una zona franca
di Gianluca Felicetti

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Al via il primo processo per uccisione di topi. Sul banco degli imputati la filiale Sud dell’Istituto Mario Negri di Milano che, in previsione della sua chiusura, nel marzo 2014, ha confessato di aver tolto la vita a 750 roditori, gasati nel suo stabulario, violando così l’articolo 544 bis del Codice penale, che prevede da quattro mesi a due anni di reclusione per le soppressioni di animali non necessitate, come in questo caso, dalla legge sulla vivisezione.

Noi della Lav abbiamo ottenuto indagini e rinvio a giudizio davanti al Tribunale di Lanciano (Chieti), dopo il vittorioso processo contro Green Hill, registrando via telefono l’ammissione del Direttore Amministrativo del Mario Negri Sud.

La nostra documentata denuncia rivela quanto chi sperimenta su animali li consideri effettivamente, altro che il loro millantato benessere. Ancora più grave è che questo sia avvenuto in una struttura collegata a uno dei più grandi Centri italiani di sperimentazione sugli animali, creata a metà degli anni ’80 con i soldi dei contribuenti, in piedi per anni solo grazie a contributi pubblici, fra i quali quelli di Regione Abruzzo e Provincia di Chieti, che hanno investito in un vuoto a perdere, come è ormai la vivisezione.

La legge deve essere rispettata anche in ambiti come la sperimentazione autorizzata, non ci sono zone franche neppure invocando problemi economici. La norma comunitaria e nazionale e la giurisprudenza hanno ampiamente chiarito che tutti gli animali sono essere senzienti e vanno curati e accuditi rispettandone l’etologia, indipendentemente dalla loro destinazione finale.

Ci batteremo affinché vengano puniti tutti i responsabili dell’esecuzione.

11/01/2016