Sarah Scazzi, uccisa a 15 anni senza un perché. Che fine hanno fatto Sabrina Misseri, Cosima e zio Miché?

di Daniela Amenta

Fino al 26 agosto del 2010 Avetrana era un puntino nel Salento, ultimo baluardo della provincia di Taranto, cinque chilometri appena dallo Ionio che qui ha il colore di un azzurro cristallo, incontaminato, le Maldive di Puglia c'è scritto sui dépliant. Poco più di seimila anime, un paesino. Qui, in un'estate torrida di 13 anni fa, sparisce per sempre una ragazzina di 15 anni, esile, bionda, alta appena 1 metro e 60.  Sarah si chiamava, Sarah Scazzi. Quando scattano le ricerche, dopo la denuncia della madre Concetta, l'identikit fornito ai carabinieri recita che indossava pantaloncini neri corti, una maglietta rosa, ai piedi un paio di infradito.

Sarah che doveva andare al mare con la cugina amatissima, Sabrina Misseri, ma che le Maldive di Puglia non vedrà più, mai più. Scomparsa in appena 600 metri. Verrà ritrovata morta 42 giorni dopo, il 7 ottobre, in una notte umida di autunno, in un pozzo-cisterna in contrada Mosca, nelle campagne di Avetrana. Uccisa per strangolamento con una cinghia il giorno stesso della sparizione, in una villetta in via Deledda, la seconda casa di Sarah. Uccisa da Sabrina e dalla zia Cosima - così dice la sentenza della Cassazione che ha condannato le due donne all’ergastolo - mentre lo zio Michele - zio Miche' - si incarica di occultare il cadavere con il supporto di altri due parenti. Un delitto in famiglia, un terribile mistero chiuso tra quattro pareti.

 Flavia Piccinni che con Carmine Gazzanni sul delitto di Avetrana ha scritto un libro, poi diventato serie tv, racconta che quando la quindicenne "è stata tirata fuori dal pozzo sembrava una stella marina, con la sua pelle bianchissima, come una bambola di cera, con quella luna che la illuminava". Uccisa perché? Gelosia, invidia, forse troppe attenzioni da parte di Ivan, il ragazzo di cui si era invaghita Sabrina? E basta questo per ammazzare? Sabrina, Cosima e Michele, la strana tribù dei Misseri che per 42 giorni, tra l'agosto e l'ottobre del 2010, rilascia dichiarazioni, individua possibili piste, piange e si commuove davanti alle decine di telecamere che trasformano il paese salentino in un reality macabro, un circo dell'orrore. Sarah che viene descritta come misteriosa, inquieta, una piccola, semplice vita dissezionata: aperto il diario, cercate tracce sulla sua pagina Facebook, Sarah che per qualcuno era fuggita, per qualcun altro era stata rapita mentre gran parte del paese partecipa allo spettacolo lugubre, parla, si fa intervistare a pagamento - fino a 10mila euro - come scrivono Piccinni e Gazzanni. E poi il peggiore dei colpi di scena: la madre di Sarah, Concetta, apprenderà della morte della figlia in diretta tv, proprio dal soggiorno di casa Misseri.

In tanti, troppi finiscono nella spirale di questa vicenda terribile, senza senso. Per primo, appunto,  Michele Misseri, lo zio che porta i carabinieri fino al pozzo di contrada Mosca, dice l'ho uccisa io, l'ho stuprata che era morta. Poi ritratta, poi dà la colpa alla moglie e alla figlia, poi ritratta ancora, poi accusa di nuovo, poi chissà. Lo scorso 30 novembre 2022 ha scritto una lettera dal carcere, dove è rinchiuso per occultamento di cadavere, 8 anni di pena, ribadendo di essere il colpevole, mentre Sabrina e Cosima continuano a proclamarsi innocenti. Allora dov'è la verità? In quale angolo di Avetrana? In quale rigo delle 20mila pagine degli atti? Piccinni e Gazzanni si interrogano e ci interrogano sulla percezione della vicenda vista dallo schermo televisivo, sugli stereotipi della narrazione: "l’uomo buono vittima delle megere di casa, la cugina invidiosa e la zia arpia. Sembrano personaggi creati a tavolino, invece sono persone reali". Reali gli sputi, gli insulti e le minacce contro le due condannate che condividono la stessa cella a Taranto e dove durante la pandemia hanno cucito mascherine anti Covid. Reali i no dei giudici a farle uscire per un permesso premio, nonostante la buona condotta.

Dopo 13 anni, l'unica certezza, oltre ogni rispettabilissima sentenza, è che Sarah è morta e che qualche turista in gita nel Salento continua a scattarsi selfie davanti alla tomba che gli ha costruito il padre Giacomo, davanti alla foto di una ragazzina bionda e bella che sorride come si sorride a 15 anni, quando la vita davanti sembra solo una meravigliosa avventura.

Musiche: http://www.fiftysounds.com/