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Pilar Fogliati, l'anti diva che è una dea greca 4.0 e fa innamorare di sé uomini e donne

L'interprete, ma anche sceneggiatrice, di “Romeo è Giuletta” si racconta a partire dai motivi del suo nome, fino ai suoi sogni più intimi di “trentenne in crisi di identità”

Foto agenzia e Ansa

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Premessa metodologica: è impossibile entrare in un incontro con Pilar Fogliati senza uscirne completamente innamorati, travolti, affascinati, sedotti da lei. E se questo ovviamente vale per noi uomini, trattandosi di una sorta di dea greca mediterranea 4.0, la cosa splendida è che gli stessi sentimenti li provoca nelle donne, che affollano i cinema e la amano incondizionatamente, vincendo anche la tradizionale competitività che porta a trovare difetti anche in Venere in persona, solitamente chiosata con “sì, ma ha la voce un po’ troppo bassa” o “è vero, ma guardale l’alluce, è un po’ sporgente”.

Romeo è Giulietta

Perché è una vera e propria tournèe quella di Pilar Fogliati in compagnia di Giovanni Veronesi per presentare il film “Romeo è Giulietta” “e – racconta lei – è bellissimo perché sei davvero davanti al pubblico, lì non puoi fingere, capisci se sei piaciuto, se il film è stato amato, hai la reazione immediata del pubblico….”. Parole particolarmente sentite perché Pilar è anche fra gli sceneggiatori di “Romeo è Giuletta”, ricambiando il favore che le ha fatto Giovanni Veronesi quando lei ha firmato la prima regia della vita, quella di “Romantiche”.

Scambio di omaggi

Lei ringrazia commossa, lui la omaggia sincero: “Di fronte a un talento assoluto non potevo fare altro. E quello di Pilar è un talento assoluto, esattamente come quello di alcuni pittori, scrittori, artisti che hanno firmato capolavori già da giovani. L’idea che la gavetta debba valere per tutti, quando hai davanti un fenomeno come lei, non vale”.
Ma ci sono momenti in cui la reazione va oltre ogni più azzardata previsione. E vabbè che la sala, il Circuito Sivori di Salita santa Caterina a Genova, è la stessa che ha ospitato la prima proiezione cinematografica in assoluto in Italia, l’arrivo del treno nella città della Ciotat dei fratelli Lumière, che faceva scappare gli spettatori non abituati alla tridimensionalità, e vabbè che la sala è la stessa dove venne fondato il partito socialista italiano da Filippo Turati nel 1892. Ma il fatto che una bimba si chiami Pilar in omaggio a Pilar Fogliati spiazza anche lei: “Ha quattro mesi” dice la signora in sala. “Ma sei sicura o mi prendi in giro?”. “No, no si chiama così proprio per te e la chiamiamo tutti Pilli” “Tranne Veronesi, pure a me tutti mi chiamano Pilli. Ma dimmi non è che avete bisogno di uno psichiatra in famiglia?”.

La storia del nome

Insomma, è l’occasione per un viaggio nella storia del nome di questa ragazza che in pochi anni ha rivoluzionato il panorama dello spettacolo italiano e piace, incredibilmente piace, a tutti.
Perché il suo nome e la sua genesi è anche la metafora della sua storia, della sua capacità di essere versatile e polivalente, una, nessuna e centomila: “Mi chiamo Pilar perché era il nome di mia nonna argentina. Anzi, per essere precisa il mio nome preciso è Maria del Pilar Fogliati e, visto che ci ho messo tre volte per prendere la patente, e sono nata ad Alessandria, il funzionario della motorizzazione ci ha scritto “Alessandria d’Egitto”. Io ho spiegato che era proprio Alessandria in Piemonte, dove i miei genitori erano in vacanza dai nonni per Natale, e lui era sorpreso: “Pilar, Alessandria d’Egitto, mi sapeva di esotico”.

Pilar non “se la tira” per nulla

E proprio la geografia è un tassello vitale per capire il grandissimo successo  di Pilar, a partire dal video virale dove interpreta le varie parlate di Roma, da quella pariolina, a quella di Roma Nord da Monte Mario in su, fino a quella del centro storico Ztl, per arrivare a Guidonia.
Vi prego, guardate questi due minuti e mezzo se siete fra i pochi che non l’hanno ancora fatto e la amerete immediatamente, una grandissima.
Soprattutto, Pilar non “se la tira” per nulla e, ad esempio, rivendica fortemente il fatto di fare televisione, dove la sua consacrazione definitiva è arrivata con “Cuori”: “Ci sono molto affezionata e trovo assurdo coloro che trattano la tv con snobismo. A me invece piace moltissimo perché sembra di essere una cugina che entra nella casa delle persone, che ti sentono come una parte della famiglia”. E lei ha raccontato che “ho rotto le palle in continuazione a una mia amica medica chiedendo particolari su organi e malattie varie e ho visto documentari anni Sessanta per vedere come era lo spirito dell’epoca e interpretare il medico mi ha reso fiera anche se non ho una laurea in medicina”.

La sua vita da “trentenne in crisi di identità”

Ride, Pilar, raccontando la sua vita da “trentenne in crisi di identità” e racconta di come è arrivata ad essere il fenomeno di oggi: “Mi sono resa conto di quello che volevo fare e del mio sogno silenzioso verso i diciott’anni e ciò che mi ha fatto svoltare è stato entrare all’Accademia Silvio d’Amico. Ma, anche in questo caso, in punta di piedi, chiedendomi ma chi ti credi di essere? Insomma, se non fossi stata presa non ci avrei riprovato. E la mia vita sarebbe stata un’altra”.
E non è un caso che proprio del continuo dialogo fra insegnamento e docenza, con le sue mille voci e personaggi, Pilar sia stata protagonista proprio qui a Genova di una Masterclass al Lygies Festival, voluto dal Comune di Alassio con il sindaco Marco Melgrati e dalla Liguria Film commission di Cristina Bolla, che è stato presa d’assalto dalle prenotazioni, andate sold out in pochissimo tempo.

Perfetta giovane donna dei nostri tempi

Insomma, Pilar è una perfetta giovane donna dei nostri tempi, “con le mie paure e le mie insicurezze”, anche se – a giudicare dall’amore universale da cui è circondata, di cui vi parlavamo prima e che va crescendo con il passare dei minuti degli incontri – potrebbe essere la persona con più autostima del mondo.
Ma è alla domanda finale, quella su come abbia ottenuto tutto questo, che arriva la risposta decisiva: “Il mio segreto? Buttarsi nelle cose che ti fanno battere il cuore, se si fa così si è certi che non si sbaglia”. Con chiosa finale: “Mi rendo conto che è una frase di quelle che si potrebbe trovare nei fogliettini dei Baci Perugina, ma è assolutamente così, fidatevi”.
E in questa frase, fra l’affermazione seria e importantissima e l’ironia e l’autoironia sulla dose di retorica e melassa che queste parole si portano dietro, c’è forse il miglior riassunto di chi è Pilar, di cos’è. Un fenomeno.  

23/02/2024