Da Carrie degli esordi a Holly degli ultimi romanzi, sono tante le eroine create dall’immaginazione di Stephen King. Personaggi complessi, resilienti e potenti che danno della figura femminile un’immagine mai scontata e mai arresa, ma il re dell’horror può essere considerato un autore femminista? Il tema è stato dibattuto anche in passato perché se da una parte è innegabile che King abbia spesso affrontato tematiche femministe come quella della violenza domestica (Dolores Claiborne e Rose Madder, giusto per fare due esempi), l'abuso sessuale e l'oppressione esercitata dagli uomini o dalle strutture patriarcali, molti rimproverano all’autore momenti di oggettificazione della donna, soprattutto nella narrativa passata, ed elementi problematici come la frequente rappresentazione di violenza contro le donne, anche se spesso finalizzata a denunciarla.
Combattetti e vendicatrici
Il famoso autore di It e Il miglio verde non è mai stato incline allo stereotipo della "damigelle in pericolo" e, del resto, ha pure dato vita a monumentali cattive come la psicopatica Annie Wilkes di Misery, ma è innegabile un’evoluzione della figura femminile nella sua opera che culmina proprio con il personaggio di Holly, protagonista anche del suo ultimo romanzo "Never Flinch - La lotteria degli innocenti", appena pubblicato (il 27 maggio) e già nella top ten dei libri più venduti. Del resto, il re dell’horror è abituato a questi primati e i suoi fan aspettano trepidanti ogni sua nuova uscita. Holly Gibney è un personaggio ricorrente in diverse opere (dalla trilogia di Bill Hodges a The Outsider e Holly) e veste i panni di una detective privata che evolve nel corso delle storie, mostrando una crescente fiducia in sé stessa nonostante i suoi complessi iniziali.
"Never Flinch - La lotteria degli innocenti"
Assieme a lei, in Never Flinch troviamo la figura di Kate McKay: una carismatica attivista del diritto delle donne all’aborto e un simbolo di una "nuova ondata di femminismo". Il romanzo la segue durante un tour di conferenze in vari Stati, durante il quale deve affrontare non solo i detrattori anti-abortisti, ma anche un pericoloso stalker che cerca di metterla a tacere. Questo elemento della trama pone al centro la lotta per le idee, la libertà d'espressione, la resistenza contro la violenza e la misoginia. Il racconto di schiere di attivisti pro-life che gettano sangue addosso alle donne che si recano alle cliniche per le donne magari solo per una visita ginecologica, fa orrore quanto le famose scene di Shining o Pet Sematary.
La lista delle vittime del diritto all’aborto
Ma la cosa più impressionante del libro sta nella nota finale dell’autore ed è la lunghissima “lista, purtroppo incompleta, dei sostenitori del diritto per le donne di scegliere, che sono stati assassinati per avere fatto il proprio dovere”. Segue l’elenco di medici e dottoresse, infermieri e addette alla reception di cliniche dove si pratica l’aborto. E fra le vittime ci sono addirittura donne che accompagnavano un’amica al consultorio e un agente di polizia che cercava di difendere altre vittime. Questo bagno di realtà dopo la fiction è un vero cazzotto allo stomaco e ci restituisce uno spaccato degli Stati Uniti che fa più paura delle storie di Stephen King. In fondo, non è importante l’etichetta di femminista, l’importante è aprire gli occhi sulla realtà dopo avere letto una storia che alla realtà somiglia tanto.