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Sospesa dall'Ordine per le foto hot sui social, l'avvocata di Pechino Express si difende: “Se fossi brutta e grassa non sarebbe successo”

Nel suo profilo "Dc Legalshow", Alessandra Demichelis ha pubblicato foto meritevoli, secondo l’Ordine degli avvocati, di una sospensione per 15 mesi

Foto di Alessandra Demichelis, da @dc_legalshow

di Redazione

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Nota anche per la sua partecipazione alla trasmissione "Pechino Express", l’avvocata (anche se lei preferisce essere declinata al maschile) Alessandra Demichelis è stata sospesa dall’Ordine della professione per 15 mesi dopo avere pubblicato sui social foto che hanno provocato lo sconcerto di tanti colleghi. I suoi guai erano iniziati nel gennaio dell’anno scorso, dopo l’apertura della pagina Instagram «Dc Legalshow», un mix di immagini, alcuni un po' osé, videoclip e interviste per raccontare «la vita di un avvocato». L’ordine non ha gradito ma la 34enne non si arrende: «Quelle foto non le cancello, rifarei tutto quanto, ormai è una questione di principio e una battaglia per la libertà di espressione», afferma intervistata dal Corriere della Sera.

10 procedimenti disciplinari

«Andrò fino in Cassazione - aggiunge - e di procedimenti disciplinari ne ho altri 10, per gli stessi fatti». I veri motivi della sospensione? «Violazione dell’onore e del decoro della professione e accaparramento di clientela, penso. Perché lo scoprirò solo leggendo la motivazione: venerdì mi hanno solo comunicato la sospensione di 15 mesi. Una follia. Non ho mica postato scatti mentre facevo la lap-dance. Scherziamo».

Deontologia professionale violata?

Sarà un problema di contravvenzione alle norme deontologiche? «Guardi, me l’hanno fatto notare anche colleghi: ci sono avvocati con condanne penali pendenti che sono stati sospesi per due-quattro mesi. Le sembra proporzionale? Anche se, ripeto, non ho fatto nulla di male». Insomma nessun pentimento: «Rifarei tutto. Scusi, siccome faccio l’avvocato non posso mettere sui social delle foto in costume?».

La foto in bagno, in slip

Ce n’è una in bagno, in slip, si fa notare ma lei risponde secca: «Quella è top. E poi non si vede nulla. Mi accusavano di non lavorare e allora, era una domenica, mi venne quest’idea: lavoro pure la domenica, anche quando sono in bagno. Sa quale è la verità?». E la sua verità arriva: «Che se fossi stata brutta, grassa, con la cellulite, non sarebbe successo tutto questo caos. Niente». Insomma per l’avvocata è tutta invidia. «Di certo mi volevano punire: o con una mazzata, perché non avevo abbassato la testa, oppure con una pena lieve, ma con il rischio che poi avrei cantato vittoria». 

Sotto la toga

Invece «Hanno scelto una pena pesante, assurda. Tolgono per un anno e tre mesi il sostentamento a una ragazza di 34 anni … Con la toga al massimo mi sono coperta, ma sotto ero in costume, non ci ho mica pulito il pavimento». Insomma una giustificazione per tutto e voglia di reagire: «Farò ricorso al consiglio nazionale forense e, se servirà, in Cassazione. E inizierò la battaglia per l’abolizione degli ordini professionali». La storia quindi non è finita.

16/05/2023