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La polemica sul bacio gay in "Gloria": Rai nel caos per le accuse di censura e l'ad Sergio finisce sotto scorta

Non è nemmeno andata in onda ma la fiction "Gloria" è già sotto accusa per un bacio gay. A pochi giorni dalla fine di Sanremo, il clima in Rai è sempre più infuocato e l'amministratore delegato Roberto Sergio è finito sotto scorta

Foto Ansa e Instagram

di Redazione

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Il clima in Rai e fuori dalle sue sedi (non solo viale Mazzini ma anche a Napoli dove ci sono stati scontri con la polizia e feriti e ancora a Milano) è molto teso. Alle polemiche di questi giorni sulla scia di Sanremo, fino al comunicato dell'amministratore delegato letto da Mara Venier, si è aggiunta anche un'altra polemica per l'apparente censura di un bacio tra due uomini nel video backstage della nuova serie tv, Gloria, con Sabrina Ferilli protagonista, in onda lunedì 19 febbraio, lunedì 26 febbraio e martedì 27 febbraio.

Il bacio gay che non si vede

 Ferilli, ovvero Gloria nella serie sta officiando una unione civile e nel momento del bacio compare infatti quello che molti hanno definito un bollino nero che sembra censurare il bacio appunto. In realtà l'immagine inganna, si tratta di un cappello tenuto in mano da uno dei due sposi in divisa da carabiniere. La spiegazione però non ha calmato gli animi ma ha fatto chiedere ai più: perché il regista Fausto Brizzi ha dovuto trovare un escamotage come un cappello per coprire un bacio omosessuale? In realtà non si tratta di censura come ha spiegato la stessa Ferilli, in un commento su Instagram: "Nel film la sequenza c'è e non esiste nessun bollino che censuri niente, quindi non so da dove viene sta roba" e poi conclude con "E credo di essere abbastanza informata sulla scena, ad occhio e croce eh".

Ripercorriamo i fatti: tutto parte da Ghali

Una polemica, questa su "Gloria", che rende bene l'idea di quale sia in clima nella Tv di Stato. Ecco come ci si è arrivati. Nell'ultima serata del Festival, Ghali dal palco dell’Ariston aveva lanciato un appello: Stop genocidio. Facciamo un passo indietro, non è Ghali ad aver parlato per primo di genocidio in riferimento alla condotta di Israele nei confronti del popolo palestinese dopo i fatti del 7 ottobre con l'attacco di Hamas e la strage di innocenti e gli ostaggi israeliani. Ma qualcuno di più importante. Alcune settimane fa all'Aja c'è stata l'udienza della Corte internazionale di giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, sull'accusa di genocidio mossa a Israele per la guerra nella Striscia che ha finora ucciso oltre 23 mila palestinesi, di cui 11mila bambini: "Israele ha commesso, sta commettendo e rischia di continuare a commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza". L'accusa è stata mossa dal Sudafrica contro lo Stato ebraico. All'istanza, presentata da Pretoria il 29 dicembre scorso alla Corte internazionale di giustizia, Israele aveva reagito con indignazione e nessuna autocritica sul suo operato. Ma torniamo in Italia. Poco dopo la fine del Festival di Sanremo l'ambasciatore di Israele a Roma, Alon Bar scrive questo tweet: "Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo venga sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile". Va ricordato che l'ambasciatore ha agito in prima persona muovendo giudizi non dai profili dell'ambasciata ma dal suo personale (importante sottolinearlo perché ufficialmente non si è mossa Israele ma lui come singolo cittadino).

La risposta di Ghali a Domenica In

Finiamo così a Domenica In"L'ambasciatore di Israele mi critica? Il fatto che lui parli così non va bene..."Ghali sollecitato dalla domanda di un giornalista ha risposto così al post di Alon Bar. Il diplomatico aveva criticato il Festival di Sanremo 2024 perché, a suo avviso, il palcoscenico è "stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile". Il riferimento era chiaramente a quello 'stop al genocidio' di Ghali. Il cantante ha continuato: "Non so cosa rispondere, mi dispiace tanto che abbia replicato in questo modo. Ci sarebbero state tante cose da dire... Per cosa dovrei usare questo palco? Io sono un musicista e ho sempre parlato di questo da quando sono bambino". E conclude: "Da quando ho scritto le mie prime canzoni, a 13-14 anni, parlo di quello che sta succedendo. Non è dal 7 ottobre, questa cosa va avanti da un po'... Il fatto che lui parli così non va bene... Continua questa politica del terrore, la gente ha sempre più paura di dire 'stop alla guerra' e 'stop al genocidio'. Le persone sentono che perdono qualcosa se dicono 'viva la pace', non deve succedere questo... Ci sono i bambini di mezzo: io da bambino sognavo e ieri sono arrivato quarto a Sanremo. Quei bambini stanno morendo, chissà quante star, quanti dottori, quanti geni ci sono tra loro...".

Dargen D'Amico e il comunicato dell'ad

Ma non finisce qui. Le risposte di un altro cantante, Dargen D’Amico, alle domande dei giornalisti sul tema della sua canzone “Onda alta” è stato interrotto e congedato in fretta dalla conduttrice Mara Venier: “Questa però è una festa e non c’è tempo necessario per affrontare un tema così importante”. La conduttrice ha poi letto il comunicato dell’ad. della Rai Roberto Sergio in cui afferma: "Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta". Concludendo con: "Sono le parole che ovviamente condividiamo tutti, del nostro Amministratore delegato Roberto Sergio".

Mara Venier respinge le accuse di censura

A questo punto Mara Venier finisce nel tritacarne mediatico e, in un'intervista al Corriere della Sera, confessa di stare molto male. In quanto alle accuse di censura, la conduttrice precisa: “Eravamo in ritardo, molti artisti dovevano ancora cantare, e quattro di loro non sono riusciti a farlo, sarà mio ospite domenica prossima". Venier ha parlato anche del famoso comunicato dell'ad: “Se l’amministratore delegato della Rai mi chiede di leggere un comunicato, io lo faccio“. Poi si domanda: “Forse qualcuno non è d’accordo con la condanna del massacro del 7 ottobre? Certo, è doveroso ricordare anche le vittime innocenti di Gaza”.

L'ad Roberto Sergio finisce sotto scorta

Non era mai accaduto che in Rai un amministratore delegato fosse messo sotto scorta dal Viminale. Roberto Sergio è finito sotto tutela dopo aver ricevuto, insieme alla sua famiglia, minacce di morte in seguito al comunicato stampa letto in diretta da Mara Venier nel corso della puntata di domenica 11 febbraio di “Domenica In”. Purtroppo nulla di cui stupirsi nel mondo dell'odio social, ricordiamo che una donna di 93 anni, sopravvissuta ad Auschwitz è finita anche lei sotto scorta. Parliamo della senatrice a vita Liliana Segre. 

 

 

15/02/2024