Liliana Segre svela l’amore per il marito, internato in 7 campi nazisti: “So cos'è quel tatuaggio”

La senatrice ricorda il marito, Alfredo Belli Paci, che fu internato militare. La coppia fu accomunata da un dolore del quale non riusciva a parlare con la gente

di Redazione

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È raro che la senatrice a vita Liliana Segre, instancabile testimone della Shoa nonostante i suoi 94 anni, parli della sua vita privata e dei suoi affetti. Stavolta lo ha fatto in occasione della cerimonia con la quale ha ricevuto la tessera d'onore della Anei, l'associazione degli internati nei lager nazisti, un riconoscimento in cui è stato ricordato anche suo marito Alfredo Belli Paci, Internato Militare Italiano in sette lager nazisti.

L’incontro con il marito

La senatrice ha raccontato il loro incontro nel 1948 e l'amore che li ha legati per molti anni fino alla sua morte 17 anni fa. "Eravamo al mare quando ci siamo conosciuti - ha spiegato -, ero in costume e lui vide subito il mio numero tatuato sul braccio e disse 'so cosa è', per me era il mio nome in realtà quello ma la gente si stupiva perché non usavano i tatuaggi allora e io ero segnata a vita. Tra noi fu innamoramento immediato".

La senatrice a vita Liliana Segre - Foto Ansa

L'impossibilità di parlarne con la gente

"Mio marito fu eccezionale, mi amò per quella che ero - ha raccontato la senatrice -, con tutte le mie mancanze e tenne così tanto presente sempre questo" cioè che lei era tornata dal campo di sterminio e non aveva quasi più nessuno ad aspettarla a casa mentre lui ha ritrovato i genitori e la famiglia, "fu amore, fu vita e fu casa". Negli anni "abbiamo parlato di tutto quello che c'era nelle nostre vite precedenti e tutti e due avevamo la sensazione dell'impossibilità di parlarne con la gente - ha detto ancora -, nessuno aveva voglia di ascoltarci, eravamo dei personaggi deludenti, da dimenticare, eravamo strani. Tra noi non eravamo deludenti e strani e l'amore ci ha permesso di essere noi stessi, come ognuno di noi era stato quando era prigioniero".

Chi era il marito di Liliana Segre

Alfredo Belli Paci, durante la Seconda Guerra Mondiale serviva come sottotenente di artiglieria in Grecia e venne fatto prigioniero nell’aprile del 1943 mentre si trovava ad Atene. A ricostruire quello che gli è accaduto è stato un articolo del Corriere della Sera in cui si legge che, il 23 dello stesso mese, il gruppo di cui faceva parte è arrivato nel primo lager, sette in totale quelli in cui è stato portato. Fu prigioniero per 19 mesi con pochissimo il cibo e nessun modo per coprirsi se non la divisa estiva. È stato uno dei 600mila che non ha accettato di far parte della Repubblica sociale italiana e che è rimasto prigioniero. Nel 1945, qualche mese dopo il 17 aprile, è stato rimpatriato e ha ripreso gli studi in Giurisprudenza, diventando avvocato. Nel ’48 l’incontro con Liliana di dieci anni più giovane.

“Quando vedo Gaza e Ucraina penso sia stato tutto inutile”

Ma Liliana Segre ha trovato la forza di parlare anche delle guerre: "Io sono una donna di pace, lo sono stata e lo sono anche adesso e soffro a vedere le guerre, soffro per i bambini di tutte le etnie, le religioni e i colori. Io che sono una donna di pace mi sento inutile, quello che ho tentato di trasmettere è stato invano. La mia età così vicina ai 100 mi fa dire, 'allora è stato tutto inutile' quando accendo la tv e vedo Gaza e l'Ucraina", ha detto. "Quando penso che questi bambini del mondo devono diventare soldati sento una ripugnanza assoluta - ha concluso -, così come la sento per chi invece di sedersi a un tavolo e decidere per la pace nel mondo, manda uomini a fare anche guerre che non sono le proprie, per la violenza che c'è nella civiltà di oggi". 

16/04/2025
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