Con oltre vent’anni di esperienza nella libera professione medica, Rosamaria Casula ha costruito il suo percorso integrando rigore clinico, empatia e passione per la crescita personale. "Meana è la mia radice", racconta. "È lì che sono nata ed ho sviluppato il mio senso di appartenenza e libertà".
L'empatia come strumento terapeutico
Con un approccio basato sull’ascolto e sulla relazione, Casula ha dedicato la sua carriera alla cura del paziente nella sua interezza. "L’empatia è il primo strumento terapeutico. Se il paziente si sente visto e ascoltato, si apre lo spazio per un cambiamento reale". Negli anni ha approfondito l’ipnosi costruttivista, disciplina che integra nella pratica clinica: "Mi ha permesso di lavorare più in profondità sulle connessioni mente-corpo. È uno strumento che non impone, ma accompagna. Come fa una madre".
L'identità femminile e le donne di Meana
L’identità femminile, nella sua visione, è legata all’autonomia: "Le donne di Meana mi hanno insegnato che la libertà è una forma di responsabilità. Non c’è bisogno di gridare per essere ascoltate. Basta esserci, con coerenza".
Pittura e scherma le mie passioni
Fuori dallo studio medico, coltiva passioni che la nutrono: la pittura e la scherma. "La pittura è la mia voce silenziosa. La scherma, invece, è un esercizio di concentrazione e disciplina. Entrambe mi insegnano qualcosa anche sul modo in cui curo: con presenza e precisione".
La famiglia numerosa come una palestra
E infine la famiglia, un pilastro centrale: "Essere madre di una famiglia numerosa è la mia palestra quotidiana. Richiede ascolto, ma anche la capacità di lasciar crescere gli altri secondo la loro natura".