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Schlein e Meloni, nasone e occhi a palla: perché solo le caricature delle donne scatenano indignazione?

di Claudia Sarritzu

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ANTISEMITI! MASCHILISTI! OFFENSIVI! VOLGARI! Sono solo alcuni dei commenti alla caricatura di Francesco Federighi postata su Il Fatto quotidiano che ritrae la neo segreteria del partito democratico Elly Schlein. 24 ore di polemiche e fiumi di indignazione per il disegno della donna imbruttita. Messaggi di solidarietà e addirittura musi lunghi tra i Dem e il M5S (perché Il Fatto viene considerato giornale dei grillini). Reazione giusta o esagerata?

Per trovare una risposta dobbiamo chiederci cosa è una caricatura

Le caricature di personaggi in posizione di potere, non ci riferiamo certo a persone sconosciute o in posizione di debolezza dunque non in grado di difendersi, fanno parte da sempre dell'arte figurativa satirica. I primi disegni di questo tipo risalgono già ai tempi dei babilonesi e degli antichi egizi.  

Sono super ritratti, in quanto esagerati, generalmente di uomini che ricoprono posizioni forti, che riproducono caratteri estremi (appunto caricati), con lo scopo di ridicolizzarne alcuni aspetti fisici ma in sostanza ponendo l'accento su comportamenti caratteriali del soggetto. Si tratta di satira ma disegnata. 

Perché ultimamente ci scandalizziamo per le caricature di Schlein e Meloni? Due donne indubbiamente di potere. Perché a un tratto consideriamo questi disegni offensivi? Semplice, perché fino a oggi non eravamo abituati e abituate a leader femminili. Difficilmente avevamo avuto la necessità di ridicolizzare le donne perché queste non ricoprivano ruoli apicali. 

Ricordate la caricatura di Merkel o di Hillary Clinton? In altri Paesi del mondo hanno già affrontato questo tabù e il disegno satirico è sopravvissuto. Perché ridicolizzare il potere non può essere considerato offensivo solo perché oggi i soggetti sono anche femminili.

Significa invece che la società ha fatto un altro passetto in avanti verso la parità. (Anche nelle cose che magari risultano poco piacevoli). 

Ciò che non va trascurato in questa analisi del fenomeno, è che queste vignette feriscono più le donne perché a loro è stato insegnato, sin da piccolissime, che il complimento migliore possano ricevere è "bella". Mentre per un uomo è: intelligente, capace, simpatico e così via. Raffigurare una donna brutta è quindi il peggiore degli insulti, ma solo per una visione maschilista delle aspirazioni femminili.

L'altra opzione sarebbe limitare tutte le forme espressive non politicamente corrette (dunque anche contro i maschi, come Berlusconi, Brunetta, Gasparri, Prodi, Renzi, ecc.) dai disegni alle battute dei comici, fino a cancellare la libertà di espressione, pur di non offendere la sensibilità di ciascuno. Ma a quel punto finirebbe la democrazia. Chi dovrebbe decidere quali sono le parole giuste e quelle sbagliate? 

Dove fissare il confine tra sessismo, bodyshaming, cyberbullismo e critica politica? 

Forse basterebbe solo il buon senso. Una cosa è scrivere in un articolo o insultare in un dibattito pubblico un politico o una politica per le sue sembianze fisiche, un'altra è accettare che la satira faccia la satira. Sia a parole sia con la matita. 

Nel caso specifico della vignetta su Elly Schlein c'è un però che non possiamo ignorare. Ciò che ha indignato non è tanto la raffigurazione della leader ma la didascalia che accompagna il disegno: "è figlia di Melvin Schlein, americano, ebreo ashkenazita". 

Nelle caricature che raffiguravano il popolo ebraico, durante la propaganda antisemita (anche prima dell'avvento del nazismo) in tutta Europa, lo stereotipo del nasone adunco o camuso era il carattere dominante del ritratto e serviva a deridere un'intera comunità. E anche in questa immagina Schlein ha esattamente quel naso che come ha ricordato lei stessa, nella storia dell'umanità, dal Medioevo al 900, è diventato due cose insieme: "prima un simbolo e subito dopo un bersaglio".  

In conclusione, non che questa precisazione dovrebbe interessarci, ma per dovere di cronaca e di cultura che non guasta mai, ricordiamo che Schlein non è ebrea, perché la trasmissione avviene per via matrilineare. 

14/03/2023