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Aiutamo le rondini: dall’Università Bicocca di Milano un appello per la loro salvaguardia

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Una rondine non fa primavera? Eppure, a causa del loro calo demografico, oggi basterebbe vederne solo una per rallegrarsi.

Intervenendo a Bnews TV dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Roberto Ambrosini, docente e ricercatore di Ecologia dell’ateneo – da noi contestualmente sentito – ha parlato dello stato di salute delle rondini e della necessità di una loro salvaguardia a causa della loro progressiva scomparsa.

Non dimenticando un po’ di didattica.

La rondine, tipica degli ambienti agricoli, dove predilige come luoghi di nidificazione le “vecchie stalle e gli altri edifici rurali delle cascine” – mentre è più rara in città – e che ha “collare nero sul dorso, riflessi blu metallizzati, coda lunga e forcuta con le timoniere esterne filiformi e una macchia rossa sulla gola”, viene infatti sempre più spesso confusa, ricorda Ambrosini, con il balestruccio, comune nei centri urbani, come la rondine della famglia degli Irundinidi e di dimensioni simili ma che, a differenza della prima, “non ha la coda così allungata”, mentre è “bianco e nero con una vistosa macchia bianca sul dorso”.

Anche il rondone, dell’ordine degli Apodidi e pertanto non “affine filogeneticamente” alla rondine, viene confuso con questa. Diffuso nei centri urbani, è “più grosso” rispetto alla rondine e al balestruccio, ha “ali allungate e falcate” ed è “uniformemente nero”, ad eccezione di una “piccola macchia bianca sulla gola”.

Anche i nidi differiscono. Quello della rondine, spiega Ambrosini, è una “coppa costruita con palline di fango e aperta sopra” mentre quello del balestruccio, “anch’esso fatto con palline di fango”, è “completamente chiuso, con un solo piccolo buco di accesso”. Il nido del rondone è invece una “minuscola coppetta fatta con materiale raccolto in volo” e “difficilmente visibile” poiché il “rondone nidifica in cavità come nicchie di vecchi edifici o sotto i coppi”.   

La rondine, specie tipica degli ambienti agricoli, ha subito le conseguenze delle trasformazioni delle pratiche agricole con riflessi sulla sua diffusione e a tutto danno della biodiversità. “In luoghi, come l’Italia, in cui l’azione dell’uomo nel corso dei secoli ha modificato profondamente gli ambienti naturali” così infatti Ambrosini “anche le aree agricole sono meritevoli di tutela in quanto sono divenute l’habitat di molte specie che oggi stanno subendo drammatici cali demografici”.

Tanto che negli ultimi anni sono stati avviati, ricorda ancora Ambrosini, alcuni progetti di monitoraggio, come quello che dal 1999 nel Parco Regionale Adda Sud interessa le popolazioni nidificanti di rondine per valutarne i “trend demografici”, con i dati raccolti che hanno evidenziato un “drammatico declino delle popolazioni di rondine pari al 63% dal 1999”.

O, ancora, il progetto È ora di aiutare le rondini, nato nel 2011 su iniziativa del Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate e realizzato grazie al contributo della Regione Lombardia, nonché alla collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie e al supporto scientifico dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. 

I dati del progetto: in quattro anni di monitoraggio 12 le aree di studio, 11 i gruppi delle Guardie Ecologiche Volontarie, 516 le cascine visitate, 26000 i nidi di rondine per la successiva raccolta dati, oltre 5000 le nidiate osservate. Con quali conclusioni? “I dati raccolti” così Ambrosini “paiono indicare che il trend demografico, dopo il crollo subito negli anni dal 2000 al 2010, si sia stabilizzato, ma la consistenza delle popolazioni di rondine è ora meno della metà di quella di quindici anni fa”.

E sul futuro del progetto, il più grande del genere al mondo, “studio di indubbio valore scientifico”, nonché “importante momento di divulgazione e di sensibilizzazione del pubblico verso le tematiche relative alla conservazione della natura”, Ambrosini non nasconde come esso necessiti di sostegno: “Molti già conoscevano a amavano le rondini, altri hanno imparato a conoscerle proprio grazie a questo progetto. Per questo motivo è auspicabile che questo progetto prosegua, ma sono necessarie risorse che al momento, però, non sono disponibili. Lanciamo quindi un appello a tutti coloro che volessero sostenere questo importante progetto di ricerca e di divulgazione che mira a tutelare una specie di uccelli che è divenuta simbolo stesso della primavera”.

 

Abbiamo parlato di

Bnews TV. Salviamo le rondini. Come riconoscerle e perché tutelare le specie Video

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