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Barbie-terapia: il fenomeno Mattel arriva fino alle Rsa, così cura pazienti affette da Alzheimer

A Lecce, Barbie entra nelle Rsa per "curare" le pazienti affette da Alzheimer. "La Doll therapy rientra negli interventi non farmacologici utilizzati nel trattamento delle demenza"

di Redazione

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Un metodo alternativo ma efficace per dare sollievo a tanti e tante anziane affette da demenza. Si tratta di un metodo non farmacologico che rientra all'interno della terapia del giocattolo. Nasce negli anni '80 negli Stati Uniti e in Australia e prevede l'utilizzo di una bambola da parte del paziente da maneggiare e accudire.

Cosa è la Doll Therapy 

Questo aiuterebbe il o la paziente a provare sentimenti positivi come sicurezza e serenità, riducendo al contempo quelli negativi come l'irritabilità, tipici di alcune malattie neurologiche. Nel caso delle pazienti poi un modo di tornare bambine viaggiando nei ricordi d'infanzia.

Gli studi su questo approccio terapeutico iniziano negli anni '60, e si devono allo psicologo e psicoanalista John Bowlby e alla sua teoria dell'attaccamento. Secondo lo studioso, il desiderio di vicinanza e sostegno che un bambino prova da piccolo verso i genitori può anche avvalersi di un oggetto, favorendo una forma di interazione più intensa con gli altri.

"La Doll therapy, o terapia della bambola, rientra nei cosiddetti interventi non farmacologici utilizzati nel trattamento delle demenze - specifica la dottoressa Maria Giovanna Pezzuto, psicologa della Rsa salentina, - il contatto visivo e corporeo, la manipolazione tattile e il dialogo con la bambola possono stimolare i processi cognitivi e la memoria, facilitare il dialogo, la capacità relazionale, il rilassamento e i processi emozionali, diminuire i disturbi comportamentali e del sonno, l'irritabilità e il senso di depressione".

Il caso della Rsa San Raffaele di Campi Salentina

Questo effetto positivo sta accadendo alle ospiti della Rsa San Raffaele di Campi Salentina, in provincia di Lecce, dove gli operatori della struttura, sulla scia del fenomeno Barbie, ne hanno regalato alcune a un gruppo di pazienti con Alzheimer. Lo spiega molto bene Irene Patruno, educatrice professionale della residenza: "Il risultato è stato sorprendente, come se avessero riallacciato le fila del tempo". "Le pazienti che hanno scelto Barbie, sempre diffidenti nel corso delle sedute precedenti, - aggiunge Patruno - avevano senza dubbio un trascorso personale legato a questa bambola tant'è che hanno preso a rapportarcisi come se non avessero mai smesso di farlo, improvvisando acconciature, cambi d'abito e dialoghi forse mai davvero dimenticati".

Sempre più malati di Alzheimer

La demenza senile è una patologia neurodegenerativa che determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive, la forma più comune è quella di Alzheimer, che colpisce in Italia circa 600mila persone, mentre il World Alzheimer Report parla di 46milioni persone colpite nel mondo nel 2015 che diventeranno oltre 131,5 milioni nel 2050. 

Perché la Barbie è più efficace di altre bambole

Si è notato da subito che riesce ridurre l'apatia e il grigiore tipico del volto delle pazienti, che mostrano invece occhi più reattivi e colorito nel volto. Riescono a immergersi nel gioco immaginando, come capita ai bambini e alle bambine durante il gioco, di compiere vacanze al mare a bordo di una spider decappottabile o una gita in montagna con una roulotte lucente.

In alto la foto dell'ufficio stampa

04/08/2023