Lusso, modernità, ecoturismo: sono i tre pilastri di Bodega Garzón, azienda per la produzione di vino (e olio) di alta qualità celebrata anche dal New York Times, poco lontano da Pueblo Garzón, Maldonado, nel sud-est dell’Uruguay. L’Oceano Atlantico è a 11 miglia e sono le fresche brezze oceaniche a mitigare l’umidità del luogo, con le colline tutt’intorno che aiutano a drenare le acque piovane, qui dove le precipitazioni sono frequenti.
Bodega Garzón era il sogno di Alejandro Bulgheroni, per Forbes l’uomo d’affari più ricco d’Argentina, che nel 1999 con la moglie Bettina ha scoperto Garzón, la sua “piccola Toscana in Uruguay”. Oggi, fra mandorli e ulivi, ci sono i vigneti di famiglia. Nel 2007, con l’enologo Alberto Antonini, Bulgheroni iniziò a pensare a un progetto di cantina, studiando suolo, clima, varietà e cloni del territorio, con le prime viti, 370 acri, piantate nel 2008 e le altre, 222 acri, nel 2011, anno di costruzione della struttura con obiettivo di certificazione LEED. Sostenibili sono, infatti, i materiali da costruzione. Del progetto, anche tetti piani erbosi per compensare le emissioni e ridurre la perdita di calore, pannelli solari e mulini a vento per il fabbisogno energetico, laghi artificiali per la raccolta dell’acqua piovana destinata all’irrigazione a goccia, serbatoi ovali, serbatoi in acciaio inox, sistema ottico per la cernita dell’uva, piccoli bidoni di raccolta e botti di rovere francese. Un progetto interessante anche sotto il profilo energetico con un risparmio intorno al 40% rispetto a strutture analoghe.
Un investimento da 85 milioni di dollari per una struttura di 19.050 metri quadri con cantina vera e propria, esposizione di vini, ristorante, hotel di lusso e club esclusivo.
La raccolta uve del 2014-2015 ha consentito a Bodega Garzón di diventare, secondo i parametri dello U.S. Green Building Council, la prima cantina sostenibile fuori dagli Stati Uniti. Un passo importante per aumentare la trasparenza del mercato, far progredire l’industria del vino verso “migliori pratiche di gestione ambientale”, nonché di “conservazione delle risorse naturali” e “commercio socialmente equo”.
I vigneti di Bodega Garzón, circondati da boschetti, terreni rocciosi, massi e palme naturali, sono stati piantati a mille blocchi singoli, ciascuno con il proprio territorio, angoli di filari, tralicci, cloni e varietà. Ci sono i vitigni dei rossi (Tannat, Merlot, Cabernet Franc, Pinot Nero, Marselan, Caladoc) e quelli dei bianchi (Albariño, Sauvignon, Blanc, Pinot Grigio, Viognier, Petit Manseng). Una ricchezza che ha portato a una grande cura nella progettazione degli impianti di vinificazione, dove, tradizionalmente, precisione del trattamento dell’aria e delle condizioni termoigronometriche sono una garanzia per la qualità del prodotto finale. Nelle cantine umidità e temperatura stabili sono, infatti, importanti in ogni fase della produzione, dalla raccolta dell’uva all’invecchiamento, dalla fermentazione alla degustazione. Una temperatura costante preserva gusto e aroma del vino, mentre un’umidità altrettanto costante evita formazione di muffe o eccessiva ossigenazione, con una buona qualità dell’aria, infine, che mantiene in buono stato sughero ed etichette delle bottiglie.
La climatizzazione di Bodega Garzón è stata affidata a Climaveneta, azienda veneta di Bassano del Grappa che da più di quarant’anni crea sistemi di climatizzazione centralizzati attraverso una ricca gamma di prodotti e che ha sede e stabilimenti produttivi in Italia, nonché di produzione e commercio con filiali in Germania, Regno Unito, Spagna, India, Francia, Polonia, Russia, Medio Oriente, Sud-Est asiatico, Hong Kong e Cina. A Bodega Garzón ha installato sei centrali di trattamento aria WIZARD abbinate a due pompe di calore polivalenti ERACS2-Q per la produzione simultanea di acqua calda e refrigerata. La scelta di produrre acqua calda sanitaria con pompe di calore ha, invece, consentito al sistema di essere “totalmente integrato” alle rinnovabili, mulini a vento e pannelli fotovoltaici, evitando qualsiasi emissione locale di CO2.
Soddisfatto l’ingegnere Gabriel García, responsabile esecutivo del progetto di climatizzazione: “È stato un vero piacere vedere questo sogno che diventava realtà e partecipare allo sviluppo di un progetto tanto sostenibile. Non è facile rispettare i requisiti LEED ma devo ammettere che, nel farlo, si è certi di creare un edificio davvero green e sostenibile, capace di produrre energia rinnovabile, invece di consumare combustibili fossili ed emettere CO2 in atmosfera”. “È stato un piacere per noi prendere parte a questo prestigioso progetto, praticamente senza eguali nel nostro paese” così, l’ingegnere Mario Zito, direttore MED, distributore Climaveneta in Uruguay. “Sono tutti pienamente soddisfatti dei risultati ottenuti sia in termini di controllo della temperatura e dell’umidità per la produzione del vino che di sostenibilità ed efficienza grazie alla performance energetica raggiunta dall’intero sviluppo”.
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