Uno sparo, e il cammello s’accascia, finendo la sua vita sul ciglio di una strada polverosa della Cisgiordania. Chi ha sparato ride, e ride l’altro passeggero, che, sedile accanto a quello del guidatore, con uno smartphone riprende la scena, diffondendola in rete come un trofeo. Un video che diventa virale e di cui rimane traccia, nonostante il tentativo estremo di cancellarlo. Eccolo.
A gennaio, i due, arrestati a dicembre, sono stati degradati e condannati dalla corte militare di Jaffa: a quattro mesi, l’assassino del cammello, a due l’autore del video. Non si conoscono i loro nomi, occultati per prudenza. Un’onta sul Duvdevan, corpo d’élite dell’esercito israeliano, unità per operazioni sotto copertura e missioni antiterrorismo in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. E dell’esercito era l’arma che ha ucciso il cammello. “La sentenza” così il portavoce delle Forze Armate Israeliane “riflette la severità con cui i militari israeliani considerano il reato di crudeltà verso gli animali, soprattutto se perpetrato con armi con matricole militari”.
L’uccisione del cammello è stata condannata da Let the Animals Live, la più grande organizzazione israeliana non profit per i diritti degli animali. “Agire con crudeltà verso gli animali” ci ha detto Dana Shabbat, manager pubbliche relazioni dell’organizzazione “è, in Israele, un reato penale”. E dopo averle ricordato che non era la prima volta che militari israeliani uccidevano o torturavano animali, ha rinnovato la condanna, puntando il dito anche contro il governo, cui molte persone si rivolgono chiedendo di “sparare contro gli animali, randagi o selvatici, cosa che stiamo combattendo”. Nel 2012 un soldato israeliano fu, ad esempio, arrestato per aver versato acqua bollente su un gatto randagio. L’anno dopo un altro soldato fu filmato mentre cucinava un uccello vivo in una pentola di acqua bollente. Nel 2013, nella Valle del Giordano, un militare della Brigata Nahal, uccise il cammello di un beduino, dopo che, in compagnia di due commilitoni, aveva lasciato la base senza permesso, violando la proprietà del padrone del cammello, entrando nella sua tenda senza alcuna spiegazione.
Perché militari israeliani uccidono o torturano animali?
Nel 2008 fece, ad esempio, scalpore la dichiarazione del rabbino Yisrael Rosen, direttore dello Zomet Institute, frequentato da studenti e soldati degli insediamenti israeliani della Cisgiordania e della Striscia di Gaza: “Tutti i Palestinesi devono essere uccisi: uomini, donne, neonati, e anche i loro animali”. Accusato dai media liberal israeliani di fomentare l’odio, il rabbino, considerato un’autorità dell’ultraortodossia, giustificò la sua asserzione dicendo, pur non essendoci prove nella Torah per difendere tale posizione, che i Palestinesi sono gli odierni Amaleciti, coloro, cioè, che attaccarono la tribù di Israele in cammino verso Gerusalemme dopo essere fuggiti dall’Egitto sotto la guida di Mosé, e che, poiché il Signore ha fatto discendere nella Torah una sentenza, riconosciuta dalla giurisprudenza ebraica, che ha permesso agli Ebrei di uccidere gli Amaleciti, uccidere i Palestinesi e i loro animali è lecito.
Una propaganda che ha trovato terreno fertile, in particolare fra i giovani. Fonte di Yisrael Rosen è un passaggio della Torah che recita: “Annichilite gli Amaleciti dall’inizio alla fine. Uccideteli e strappate loro i beni. Non abbiate nessuna pietà. Uccideteli continuamente, uno dopo l’altro. Non risparmiate nessun bambino, nessuna pianta, nessun albero. Uccidete le loro bestie, dai cammelli agli asini”. Nessuna meraviglia, pertanto, se i cammelli, simbolo di quanto il nemico abbia di più caro, come il cammello del beduino della Valle del Giordano, ucciso a bruciapelo da un soldato israeliano, vengano abbattuti senza pietà.
Fra le vittime del conflitto israelo-palestinese ci sono anche loro, gli animali. Nel 2008 molti morirono nello zoo di Khan Younis nella Striscia di Gaza per i bombardamenti israeliani al fosforo bianco, quindi nel Marah Land Zoo di Gaza City, con il proprietario che, persa la zebra, dipinse a strisce bianche e nere un asino. Nel 2014 altri morirono di stenti nello zoo di Khan Younis, con Mohammed Awidi, gestore dello zoo, ritrovatosi a imbalsamare, alla buona, con un’improvvisata tecnica di tassidermia, cadaveri di leoni, tigri e babbuini per farne un’attrazione per i visitatori. Attrazione lugubre con animali “sgonfi” e “in parte consumati”. A causa dell’embargo, dirà, non era stato possibile importare “formaldeide di qualità” con cui imbalsamare gli animali, tanto da ripiegare su manuali on line.
Quell’anno, un’ottantina di animali, fra cui scimmie, leoni, pavoni, dello zoo di al Bisan, nel nord della Striscia di Gaza, morirono sotto le bombe israeliane, con il team del dottor Amir Khalil di Four Paws International, cui s’era rivolto Shady Hamad, manager dello zoo, a prestare, con l’aiuto di alcuni locali, i primi soccorsi – cure, medicine, cibo – a leoni, un macaco, cercopitechi, gatti selvatici, lupi, struzzi, pellicani, rapaci, istrici, un coccodrillo, e con i leoni, fra cui una leonessa gravida, quindi trasferiti in Giordania per aiutarli a superare, con l’aiuto di psicologi, i traumi del conflitto.
Abbiamo parlato di:
Soldiers from Israel’s IDF, film themselves killing a camel in drive by shooting Video
Duvdevan Scheda
Forze Armate Israeliane Website Twitter Facebook
Brigata Nahal Scheda
Zomet Institute Website
Let the Animals Live Website Facebook
Four Paws International Website Twitter Facebook Instagram Pinterest