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La depressione post parto, fondamentale è l’aiuto di chi sta accanto alla neomamma

di Caterina Steri

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Come già scritto in un precedente articolo, l’esperienza della maternità può essere tanto magnifica, quanto traumatica. Tra le complicazioni che ci possono essere molto importante e seria è la depressione post parto, che non è il fenomeno del baby blues, ne tanto meno la psicosi post parto (o psicosi puerpuerale), i cui casi fortunatamente sono abbastanza rari.

La depressione post parto è una vera e propria patologia che se non viene trattata può diventare cronica.

Solitamente i sintomi iniziano a manifestarsi durante la 3° o 4° settimana dopo il parto e si evidenziano come problema manifesto dopo 3 o 6 mesi dalla sua comparsa prolungandosi, a volte, per oltre un anno.

Alla base ci sono molteplici cause:

·          -  ormonali;

·          -  fisiche, come la stanchezza causata dal ritmo del bambino e dalla necessità di conciliarli con gli altri aspetti della quotidianità;

·      - psicologiche e sociali quali giovane età, inesperienza e mancanza di aiuto e sostegno. Un evento traumatico come un lutto, la separazione, un rapporto problematico con il partner, il licenziamento, la solitudine, l’isolamento culturale (soprattutto per mamme di origine straniera), condizioni economiche molto difficili, precedenti fasi depressive, nevrosi, scarsa autostima;

·          - problemi di natura psicologica preesistenti che possono ristabilirsi nell’inconscio della donna, dovuti ad esempio a difficoltà nei rapporti con i propri genitori.

Anche la sintomatologia può essere varia e andare dalla tristezza, alla perdita di autostima, di energia, di interessi, al pessimismo e senso di inadeguatezza come madre, difficoltà nell’allattare il piccolo e nel contatto fisico con esso verso il quale si può provare senso di colpa e fastidio perché ritenuto troppo esigente. Ancora, disturbi del sonno, della concentrazione, dell’appetito, ansia, incapacità di prendere decisioni, cefalea, vertigini, nausea, dolori vari, dimagrimento eccessivo.

Considerati i problemi nel rapportarsi al bambino (che non viene visto solo come una gioia), la madre vive un forte senso di colpa che la porta a vergognarsi e chiudersi in se stessa. Non si concede di chiedere aiuto ma cerca di celare i sintomi depressivi, a volte attraverso una cura eccessiva e ansiosa nei confronti del neonato.

Nelle società in cui la diade madre-bambino viene supportata e protetta potrebbe esserci una minore incidenza del fenomeno. Nella nostra purtroppo, il senso di protezione viene a mancare sempre più. Soprattutto per le madri lavoratrici che spesso si trovano costrette a scegliere tra lavoro e maternità. Quest’ultima quindi può essere vissuta come ostacolo all’emancipazione, all’indipendenza economica e alla carriera professionale.

Per prevenire la depressione post parto sarebbe opportuna un’informazione e un sostegno adeguati durante la gravidanza, l’appoggio di chi sta vicino alla futura mamma, la cura del contatto e della comunicazione con il bambino che si porta in grembo. La possibilità di poter esprimere e condividere le proprie paure, le emozioni, le aspettative.

Nei primi giorni dopo il parto meglio evitare l’invasione di parenti e amici, ma cercare solo l’aiuto materiale di chi non si intrometta troppo nel rapporto fra mamma e neonato con consigli e opinioni non richiesti.

In caso di depressione post parto è fondamentale chiedere l’aiuto di un esperto e vista la tendenza delle vittime a negare e celare il problema, occorre che le persone che le circondano stiano attente che non venga compromessa troppo la loro funzionalità psico-fisica e sociale.

Ancor più grave della depressione post parto è la psicosi post parto fortunatamente molto rara, caratterizzata dalla perdita del contatto con la realtà e con la propria identità, allucinazioni, manie, ossessioni, in cui è alto il rischio di infanticidio e suicidio.  Una psicosi a tutti gli effetti che richiede un immediato intervento psichiatrico.

26/05/2014