Le bollicine dello spumante Martini custodiscono un segreto. Così come il vermouth. Il segreto si chiama energia idroelettrica. L’acqua è quella dei torrenti di montagna. Il grande stabilimento della Martini, dove l’energia idroelettrica è di casa, si trova a Pessione di Chieri, in Piemonte, nella zona delle colline del Monferrato, terra di uve e di vini. La sua storia risale al 1864. Fu gestito da Luigi Rossi, esperto liquorista ed erborista, una delle figure storiche della società, nata nel 1847 a Torino come Michel, Re, Agnelli e Baudino – Distilleria nazionale di spirito di vino all’uso di Francia – Deposito di rhum, absinthe, kirsch, cognac, curaçao, divenuta col tempo, dopo alcuni assetti societari, Martini & Rossi, da Alessandro Martini, un fiorentino assunto come garzone, passato a occuparsi della parte commerciale, e Luigi Martini.
La società originaria aveva il magazzino e un esercizio per la vendita al dettaglio a Torino e uno stabilimento a San Salvatore Monferrato, fino a quando non arrivò quello di Pessione, lungo la linea ferroviaria Genova-Torino, l’ideale per far transitare le materie prime, in particolare le erbe aromatiche, e spedire i vini e i liquori.
Dal 1864 ne è passata di acqua sotto i ponti. Oggi l’acqua nutre sotto forma di energia idroelettrica il grande stabilimento di Pessione. “L’energia idroelettrica è uno dei modi più puliti per la produzione di energia elettrica senza impatto significativo per l’ambiente”, così Fulvio Baratella, responsabile d’ingegneria ambientale presso l’impianto Martini. Dal 2010 la quasi totalità dell’energia elettrica dello stabilimento proviene infatti da fonti rinnovabili. “Con l’uso di energie rinnovabili” spiega Giorgio Castagnotti, a capo di tutte le operazioni del sito di Pessione “abbiamo tagliato di un terzo le emissioni di CO2, come togliere settecento automobili dalla strada. Oltre a ridurre di oltre il 30 per cento le emissioni di gas serra, dal 2006 Martini ha ridotto del 4 per cento l’utilizzo di acqua”.
Come avviene il processo? L’acqua dei torrenti di montagna della regione alpina scorre nei fiumi che si snodano lungo la Val d’Aosta. Qui la CVA, la Compagnia Valdostana delle Acque, che possiede un importante numero di centrali idroelettriche, grazie a turbine idrauliche converte il flusso dell’acqua in energia idroelettrica per la produzione Martini (oltre che per altri clienti). Ma il processo non finisce qua. “Una volta che l’acqua passa attraverso l’impianto, generando energia pulita” spiega Alberto Sartori, direttore commerciale di CVA Trading “questa continua a scendere a valle, passando attraverso tutta una serie di impianti idroelettrici che, per produrre energia, utilizzano lo stesso processo”.
La Martini fa oggi parte della famiglia dei marchi Bacardi. Dal 2006 Bacardi ha ridotto il consumo di energia non rinnovabile del 27,7 per cento, diminuendo del 28,5 per cento l’emissione dei gas serra derivanti dalla produzione. Tempo fa Bacardi ha lanciato Good Spirited, programma di “iniziativa ambientale” con precisi obiettivi: utilizzo di materie prime e imballaggi provenienti da fonti sostenibili e di materiali rinnovabili o riciclati; mantenimento o miglioramento dello status economico di coltivatori e fornitori; ricorso all’eco-design con la riduzione del peso delle confezioni; diminuzione dell’uso di acqua e gas serra, rispettivamente, da qui al 2017, del 55 e del 50 per cento; eliminazione, con obiettivo al 2022, dei rifiuti in discarica di tutti i siti di produzione.