L’Italia dei parchi e dei giardini, patrimonio di inestimabile ricchezza, ha scelto: sono loro, dalla Puglia al Lazio passando per la Calabria, la Toscana, la Liguriae la Lombardia, i dieci finalisti della tredicesima edizione del concorso nazionale Il Parco Più bello, dove parchi e giardini, affiliati al network nazionale di parchi e giardini Il Parco Più Bello d’Italia vengono selezionati da giurie esperte sulla base degli aspetti botanici, storico-artistici, nonché dello stato di conservazione, del “programma di manutenzione e gestione”, della “presenza di adeguati servizi, accessibilità e informazioni al pubblico” e della promozione turistica. Dei dieci finalisti, solo due saranno i vincitori, rispettivamente, per la categoria Parchi Pubblici e Parchi Privati.
Profondo Sud, qui, fra le colline di Stignano, in provincia di Reggio Calabria, poco lontano dal mare di Riace, si trova Villa Caristo, tipica dimora rurale settecentesca, edificata, così la leggenda, sulle rovine di una villa romana, dimora del patrizio Stenius. Di proprietà della famiglia Lamberti, la villa fu venduta al marchese Clemente, quindi, nell’Ottocento, alla famiglia Caristo. Poco lontano c’è la costa ionica, verso cui “decliva” una “piana ricca di olivi, aranci, mandarini, gelsi e querce”, mentre vivacizzano la villa alcune fontane, come quella di Tancredi che soccorre Clorinda, o quella ancora di marmo bianco, che si può ammirare dal belvedere, e la fontana dei delfini.
A Giuggianello, in provincia di Lecce, c’è la Cutura, un giardino botanico nella pietra, fiore all’occhiello di un’antica tenuta di campagna in stile rurale ottocentesco. Nel giardino roccioso, circondato da vecchie mura, è stato ricreato il tipico paesaggio sudamericano: agavi, opuntie, cactacee. C’è anche una serra di piante grasse e tropicali, e un laghetto naturale – in realtà, uno stagno con acqua piovana proveniente dal “troppo pieno” di una cisterna – e dove crescono ninfee, papiri, bambù, iris, giacinti. Adorna il paesaggio un roseto, dove la regina è la rosa di Damasco, mentre le principesse sono le piante aromatiche – menta, alkermes, lavanda, canfora, del giardino dei semplici, nonché le piante officinali del giardino all’italiana. Più in là, conifere, ginestre, ginepri, olearie, corbezzoli, mirti, timi, rinfrescano il giardino mediterraneo. Sotto le querce secolari del bosco dei lerci crescono, fra il terriccio della maceratura delle foglie, funghi e tartufi. Ma è nel giardino segreto – dove due serre accolgono palmizi, felci, orchidee, l’una, frutti esotici ed essenze, l’altra – che si nascondono in una vecchia cava tufacea, le piante più rare, mentre nelle ore di luce, nei recinti tutt’intorno al giardino, si possono ammirare colombi, anatre, oche, cigni, galline, fagiani, caprette, cavallini nani Falabella.
Dal Sud in Lazio, con la nostalgica e romantica bellezza del Giardino di Ninfa, a Cisterna di Latina, gioiello della famiglia Caetani e oggi Monumento Naturale Giardini di Ninfa, dove tutto è “curato in nome dell’armonia della vegetazione con le rovine”, con “l’accostamento dei colori con pietre e acqua, gli scorci e le vedute” nel “massimo rispetto degli equilibri ecologici dell’ecosistema”. E Roma, con la freschezza e l’eleganza rinascimentale di Villa Medici, sul Pincio, dove s’ammira, fra alberi, viali, siepi, aiuole, uno dei panorami più conosciuti al mondo. Lassù, in quel gioiello che fu vanto di cardinali, che l’arricchirono con la galleria delle statue, “preziosa collezione archeologica, fra le più celebri del Rinascimento romano”.
E la magia della Maremma, dove, lungo la strada per Capalbio, sbucano, le sculture ciclopiche, ricoperte di mosaici in specchio, vetro pregiato e ceramiche, raffiguranti le ventidue carte dei Tarocchi, del Giardino dei Tarocchi della pittrice, scultrice, regista e realizzatrice di plastici francese Niki de Saint Phalle, che in questo angolo di Maremma, creò, lei ch’era rimasta incantata dal Parc Güell di Gaudí, a Barcellona, il suo Giardino della Felicità. La stessa magia dello Storico Giardino Garzoni, a Collodi, vicino Pescia, in Toscana, trionfo di scalinate, statue, giochi d’acqua, famoso – con le sue grotte, i suoi teatri ricavati da siepi di bosso, le sue statue con esseri mitologici, satiri, figure femminili, le sue serre con i pavoni, la sua “foresta di bambù” – come luogo di fantasia, mentre in un edificio-serra in pietra e cristallo, vivono, in un “lussureggiante giardino” migliaia di farfalle dell’ambiente amazzonico, afro-tropicale, indo-australiano.
Nel 1920, ad Imperia, in Liguria, giunse il famoso clown svizzero Charles Adrien Wettach, in arte Grock, che nella Riviera di Ponente, fra ponticelli in pietra, terrazzamenti, fontane, vialetti di ghiaia, arbusti rigogliosi, eresse il suo piccolo paradiso: Villa Grock, dove oggi sorge il Museo del Clown. Settecento e cottage in stile Tudor, con parco all’inglese con “percorsi a serpentina”, che accompagnano il visitatore fra “boschetti ed ampie pelouse erbose” alla “scoperta di laghi, ruscelli, cascate”, nonché di preziose “specie arboree esotiche”, è quel ch’è possibile ammirare a Villa Serra, a Sant’Olcese, nel genovese.
In Lombardia, a Lainate, nel milanese, Villa Visconti Borromeo Litta, regno di ananassi, semplici, agrumi, con le sue fontane, siepi di bosso e carpini, il suo Teatro di Verzura, è tra le più conosciute. Le fa l’occhiolino, nel varesino – con i suoi boschetti, giardini, frutteti, gradinate in porfido di Cuasso al Monte, vasche e fontane dalle geometrie che ricordano i giardini orientali – Villa Toeplitz, novecentesca casa di campagna di nobili tedeschi, acquistata nel 1914 dal banchiere d’origine polacca Giuseppe Toeplitz, cui deve il nome, e che oggi ospita il museo dei fratelli Castiglioni – archeologi varesini amanti della civiltà egizia e del mondo africano – nonchéla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi dell’Insubria.
Chi vincerà?
Abbiamo parlato di:
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