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Quasi tutte le donne lo fanno a una certa età ma ora arriva il verdetto sull’estrema pericolosità

Tingere i capelli fa male alla salute, un dermatologo spiega perché e come farlo in modo da limitare i danni: dalle allergie ai problemi respiratori, fino al rischio cancro e retinopatia

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Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/jonas-svidras-6138262/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=3116587">Jonas Svidras</a> da <a href="https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=3116587">Pixabay</a>
di Redazione Milleunadonna

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C’è chi inizia a tingersi per colorare i senili capelli bianchi e chi lo fa da una vita semplicemente perché non gradisce la chioma con la quale è nata. Tutte, o quasi, sono consapevoli che non sia il massimo per la cute della testa ma ora si scopre che i danni possono essere per l’intera salute. La pratica di tingere i capelli ha infatti effetti nocivi sull'intero organismo, come ha spiegato il dermatologo Zhao Zhaoming interrogato da Vogue. Lo specialista ha pure rivelato come minimizzare i danni se si osservano delle regole sulla frequenza.

Le sostanze chimiche aggressive

Il dermatologo Zhao Zhaoming mette in guardia contro i rischi a cui, perlopiù inconsapevolmente, ci esponiamo attraverso la reiterazione di questa pratica. «La maggior parte delle persone è ignara dei rischi che tingere i capelli comporta per le lunghezze stesse e la salute in generale, o tende a sottovalutarli». Infatti «le tinture contengono numerose sostanze chimiche aggressive, come l'ammoniaca, l'etanoloammina, il perossido di idrogeno e la parafenilendiamina, necessarie per aprire la cuticola del capello e permettere il cambio di colore. Queste stesse sostanze, tuttavia, possono aggredire la cuticola, rendendola più secca e fragile e aumentando il rischio di rottura. Inoltre, il processo chimico può indebolire la struttura del capello, compromettendone la compattezza e l'elasticità. Per quanto riguarda, poi, il cuoio capelluto in particolare, le sostanze chimiche possono rimuoverne il sebo naturale, lasciandolo secco e irritato, causandone la desquamazione e rendendolo vulnerabile agli agenti esterni».

I rischi per la salute

Ciò che finora non è stato evidenziato, secondo Zhaoming, è che «ai danni ai capelli si sommano i rischi per la salute». Ecco come: «L'assorbimento attraverso la pelle di ingredienti come la PPD [la già citata parafenilendiamina] e la resorcina possono causare reazioni allergiche, quali rossore, prurito, gonfiore e dermatiti da contatto. Inoltre, le sostanze chimiche possono risultare irritanti per gli occhi, in particolare in caso di contatto diretto, che rischia di provocare reazioni allergiche, con gonfiore e lacrimazione. Ancora, le tinture per capelli possono essere nocive per le vie respiratorie. L'ammoniaca, in particolare, ha un odore pungente ed è estremamente volatile, e l'esposizione ai suoi vapori, specialmente in un ambiente poco ventilato, può causare irritazione alle mucose».

Rischio di danni permanenti

Ma c’è un rischio di danni permanenti e dalla gravità ben maggiore. «Con il tempo, l'irritazione alle mucose può degenerare in problemi respiratori permanenti, come respiro sibilante, tosse e perfino asma», aggiunge Zhaoming. «Ci sono studi che suggeriscono un possibile nesso tra l'uso di tinture per capelli, specialmente quelle contenenti ammine aromatiche, e il rischio di retinopatia, un'affezione che può compromettere la vista. Secondo alcune ricerche recenti, poi, le tinture contenenti ammine aromatiche, considerate mutageni e potenzialmente cancerogene, potrebbero essere responsabili di tumori del tratto urinario».

Solo 4 volte all'anno

Per l’esperto c’è il modo di minimizzare i danni causati dalle sostanze chimiche impiegate per tingere i capelli: «Il mio consiglio è quello di non sottoporre le lunghezze a questo trattamento più di una volta ogni tre mesi, o comunque non più di quattro volte all'anno». Insomma, è meglio «ridurre il più possibile la frequenza per evitare danni a carattere permanente». Anche se questo comporta vivere con assurde ricrescite per la maggior parte del tempo, il che rende preferibile smettere del tutto.