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La madre che ha lasciato morire la figlia di fame e le parole shock: il profilo psicologico di Alessia Pifferi

A processo per omicidio pluriaggravato della figlia Diana di appena 18 mesi, la 37enne ha rilasciato dichiarazioni sconcertanti sulle circostanze dell’infanticidio

Alessia Pifferi - Foto Ansa

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Con una deposizione shock davanti ai giudici di Milano Alessia Pifferi continua a circondarsi d’inquietudine e di orrore. A processo per omicidio pluriaggravato della figlia Diana di appena 18 mesi, la 37enne ha rilasciato dichiarazioni sconcertanti sulle circostanze dell’infanticidio.

La vicenda

Il 22 luglio 2022 l’imputata rincasò da uno dei suoi weekend trascorsi lontano da casa con l’amante di turno e trovò la piccola morta nella culla per disidratazione. La signora tentò invano di rianimarla prima di chiedere aiuto. 
I soccorritori si trovarono catapultati in un film dell’orrore: una valigia con trenta abiti da sera, una mamma assassina esterrefatta per la perdita della sua bimba e il cadavere infantile denutrito, consunto dal caldo e dall’incuria.

Dopo un anno, Alessia Pifferi socchiude l’abisso della sua mente

Riferisce di aver realizzato la brutalità letale delle sue scelte grazie alle psicologhe e afferma: “Pensavo che due biberon bastassero”, ma la piccola sarebbe morta per disidratazione dopo cinque giorni da sola in una culla. “Quando è nata Diana non sapevo neppure di essere incinta e non so chi sia il padre”, ma diventare madre non ha cambiato lo stile di vita vacuo, ambiguo e disperato di Alessia.

Una quotidianità fatta di selfie, di incontri online e sesso sbrigativo sognando forse l’amore che avrebbe risolto tutto, tutto cosa poi. Una solitudine fatta di prostituzione e di autoscatti instagrammabili, di limousine e di relazioni illusorie. 

Un’esistenza alienata quella di Alessia Pifferi persino dalla famiglia d’origine, con cui i rapporti si erano interrotti. Non risulta che la donna avesse chiesto il supporto dei servizi sociali, né che qualcuno avesse intercettato la sua grave condizione mentale ed esistenziale.

pAlessia Pifferi davanti alla Corte dAssise di Milano nel processo in cui egrave imputata per lomicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana di 18 mesi morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa da sola per sei giorni Milano 19 settembre 2023 ANSA  ALANEWSp

Alessia Pifferi davanti alla Corte d'Assise di Milano nel processo in cui è imputata per l'omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana di 18 mesi, morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa da sola per sei giorni, Milano, 19 settembre 2023. ANSA / ALANEWS

Le perizie psicologiche e psichiatriche

Le perizie psicologiche e psichiatriche sinora effettuate hanno evidenziano che il quoziente intellettivo della Pifferi corrisponde sulle scale standardizzate a un’età di 7 anni. Un dato agghiacciate che spiega, in parte, la difficoltà della donna a interpretare le conseguenze delle sue scelte e a integrare in modo funzionale e sufficientemente accurato vissuti passati e presenti.

Un quoziente intellettivo fermo ai 7 anni rappresenta un handicap invalidante nel corso dello sviluppo. C’è da chiedersi come Alessia Pifferi abbia trovato strategie di adattamento apparentemente valide sino all’uccisione “incidentale” della figlioletta. È realistico pensare che intorno al deficit del quoziente intellettivo, che interessa soprattutto le funzione cognitive, si sia strutturato un disturbo della personalità ancora da indagare; un disturbo che, se presente, rischierebbe il baratro.

La sorella di Alessia la descrive come una manipolatrice, una egoista, una bugiarda che indossa ogni maschera possibile pur di raggiungere i propri scopi. Il volto imbellettato e i vestiti eleganti sui social indossati come costumi di scena; la faccia sbigottita e spersa al processo; l’espressione e l’intonazione da bambina con cui chiede “… non mi rimproveri” a chi la interroga.

pUn fermo immagine tratto da un video mostra Viviana Pifferi sorella di Alessia la 37enne che era presente alla prima udienza del processo in cui egrave accusata di omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo abbandonandola da sola in casa per sei giorni Milano 27 marzo 2023 La sorella anche lei in aula in Corte dAssise a Milano e con una maglietta addosso con stampata la foto della nipote e la madre della 37enne nonna della piccola saranno parti civili nel processo contro Alessia Pifferi Foto Ansap

Un fermo immagine tratto da un video mostra Viviana Pifferi, sorella di Alessia, la 37enne che era presente alla prima udienza del processo in cui è accusata di omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni, Milano, 27 marzo 2023. La sorella, anche lei in aula in Corte d'Assise a Milano e con una maglietta addosso con stampata la foto della nipote, e la madre della 37enne, nonna della piccola, saranno parti civili nel processo contro Alessia Pifferi. Foto Ansa

Il quadro psicologico della donna sembra appartenere alle configurazioni più estreme e infrequenti della psicopatologia, caratterizzate da una frammentazione della personalità in parti isolate e in conflitto tra loro: la donna, la madre, la bambina, l’assassina “involontaria”. La trascuratezza progressiva e radicale subita dalla piccola Diana fa pensare a un inconscio rifiuto materno e al desiderio di annientare la neonata, percepita come un ostacolo agli aneliti romantici di Alessia, nel modo meno attivo possibile: abbandonandola per giorni in un lettino con due biberon.

Ma la diagnosi di un disordine della personalità non corrisponde necessariamente all’incapacità di intendere e di volere, né fondare i presupposti di per una pena minore.

Ai periti e ai giuristi l’ardua sentenza.

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