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Pesci di marmo, nuvole soffici: l’inno alla natura della scultrice Sylvia Loew

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Quando una primavera è arrivata davanti al mare blu di Liguria con i suoi marmi sinuosi e delicati, come se un soffio li avesse accarezzati dopo il lavoro dello scalpello, la Saletta dell’Arte del Galata, il famoso museo genovese, s’è ravvivata, complice il candore del marmo toscano: “Nelle cave di marmo in Toscana, dove vado a cercare i miei pezzi da scolpire, trovo ispirazione per plasmare corpi marmorei fusi in sensuali abbracci. Il marmo è una materia solida, grezza, ma allo stesso tempo dolce e fragile, che lavorando diventa morbida ed elegante”.

Quello “bianco statuario di Carrara”, il marmo “inossidabile” delle Cervaiole, le cave versiliesi che Papa Leone X ordinò a Michelangelo di cavare a blocchi per la facciata di San Lorenzo, a Firenze, il Nero Marquinia, il marmo è il suo grande amore: “Quando trovo un pezzo di marmo da scolpire, dopo qualche martellata con la subbia, cerco di trovare una forma facendo scivolare lo scalpello, disegnando e modellando per arrivare a una figura sempre molto astratta”.

Il marmo, pensandolo vivo: “Cerco l’armonia, le proporzioni giuste, cerco di dare vita a un pezzo di marmo. Il marmo è materia viva con tanta energia, forza e leggerezza capace di materializzarsi in molte immagini e forme che nello spazio ritrovano il loro equilibrio”.  

Una ricerca infinita, un viaggio da cui si sperano incontri felici, “cercando nuovi stimoli dalle forme naturali” dell’ambiente dove vive. Una filosofia che plasma tutta la sua opera. Parole d’oro, ha avuto per lei, Giovanni Bovecchi, editor, graphic designer, critico d’arte, gallerista, promotore di eventi artistici: “Innegabile infine nelle sue forme un più o meno evidente valore di riferimento, talvolta per via inconscia, alla natura o, se vogliamo definirla, con Schopenhauer e Leopardi, ad una ‘cosmicità’ trans-post-romantica che conferisce all’opera generale dell’artista un ulteriore quid pluris inserendola, a tutti gli effetti, tra le più significative firme della scultura contemporanea internazionale”. Un marmo che risuona armonioso, con la materia che diventa altro, con i soggetti dello “habitat scultoreo” che formano l’andamento “ora adagio ora più allegro o con moto più acceso, di una partitura a più voci”.

Miracoli del marmo, con le sue venature che fanno risuonare il diapason della sua anima.

I marmi del Galata, e quelli dell’Expo, padiglione d’Israele. Le mostre, tante, tra presepi, giardini, voli sull’acqua, stagioni, delfini, natura che dialoga con moda e arte… 

A Genova, quand’è arrivata, una primavera, con le sue sculture scolpite nel marmo toscano, ha portato anche dei pesci di marmo, avvolti in una rete da pesca, su un mare blu. A-mare il Marmo, ha chiamato, in un gioco di parole, la sua mostra – curata da Jean Blanchaert. E Il mare che non c’è, la sua installazione d’ispirazione ittica.

Perché, Sylvia Loew?

“Il mare che non c’è, perché oggi, se vai a pescare, non trovi piu i pesci che c’erano una volta. Se vai a fare il bagno in un’area dove c’è la riserva, l’acqua è bella, pulita, con tanti pesci che ti circondano. Se butti in acqua un pezzettino di pane, arriva una folla di pesciolini, ma fuori da questa riserva puoi buttare qualsiasi cosa: i pesci non arrivano. Per questo ho chiamato l’installazione Il mare che non c’è”.

Speranza di mari più popolosi. 

Lei, che è brasiliana, il grande mare lo conosce, anche se è nata a São Paulo – a una settantina di chilometri dall’Oceano Atlantico – dove è diventata artista plastica dopo aver frequentato i corsi di Arte del Museu de Arte Moderna (mentre in Germania, a Monaco di Baviera, studierà disegno industriale). In Brasile, dove a São Paulo partecipa a diverse collettive, frequenta lo studio del ceramista Mestre Lelé, maestro nell’arte del tornio, dedicandosi al raku, tecnica di costruzione e cottura giapponese per la fabbricazione di ciotole per la cerimonia del tè. Nel 1990, con la famiglia, lascia il Brasile, trasferendosi a Genova.  

Ceramica, e altro ancora, imparando “dal grande maestro e scultore Lorenzo Garaventa le diverse tecniche di lavorazione del gesso, del marmo, e della fusione in cera”. La produzione artistica di Sylvia Loew, che ha uno studio privato a Carrara, capitale del marmo, va, infatti, dai vasi e oggetti in ceramica alle sculture in marmo e bronzo.

Con nel cuore il dialogo armonioso con la natura, sua ispiratrice.

  

Abbiamo parlato di:

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Museu de Arte Moderna de São Paulo Website Twitter Facebook Instagram Pinterest

Lorenzo Garaventa – Fondazione Website Facebook