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Maria Latella e la nuova sfida sui libri: "Ce n'è uno che rileggo perché svela meschinità del giornalismo, invidie e sgambetti"

Intervista alla giornalista e conduttrice che debutta su Rai 3 con "La biblioteca dei sentimenti".

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Maria Latella

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“Che cos’ha di diverso questo programma sui libri rispetto agli altri? Direi senz’altro i sentimenti”. Da anni lavora in Tv, in radio e nella carta stampata. Giornalista, scrittrice, conduttrice, Maria Latella ama però sfidarsi sempre con qualcosa di nuovo. E così sta per cominciare una nuova avventura su Rai3 dove dal 21 novembre andrà in onda con “La Biblioteca dei sentimenti”, alle 15,15.

“L'idea è di intrattenere nel pomeriggio del venerdì, quando psicologicamente ci avviamo al week end, e di accompagnare spettatrici e spettatori a scoprire quali novità ci siano sui libri, ma anche ad ascoltare ciò che pensano gli scrittori, a conoscere sotto un aspetto diverso personaggi che hanno scritto un libro, magari uno sportivo, un'attrice, un cantante che raccontano in quel libro tanto di sé che non hanno raccontato in precedenza. E poi anche di concedersi un po’ all’ironia, all’aspetto divertente della vita. Vogliamo parlare di libri, di cultura, ma non in maniera seriosa. Il titolo “La Biblioteca dei sentimenti” è perché vorremmo raggiungere delle corde anche emotive. I libri consentono, di sviluppare l'empatia, ciò che non accade, invece, sui social. Perché leggendo un libro tu ti immedesimi in un personaggio. Proprio come succedeva a ognuna di noi nell’infanzia quando ci immedesimavano in una delle “Piccole donne”. Io, ad esempio, mi identificavo in Jo. In ogni caso con i personaggi dei romanzi si stabilisce un rapporto emotivo o un rapporto più cerebrale con i saggi. Un libro ti coinvolge e questo è quello che cercheremo di fare, coinvolgere chi ci segue”.

Vi occuperete anche di attualità? 

“Sì, ma a modo nostro. Per esempio, nella prima puntata avremo un dialogo di 15 minuti tra un grande scrittore come Walter Siti e lo psicoterapeuta Matteo Lancini su un argomento che campeggia sulle home page dei giornali e dei siti tutti i giorni e cioè il rapporto tra i problemi dell'adolescenza e l'essere genitori di adolescenti oggi. Ma racconteremo anche in modo divertente  e leggero la presentazione dei libri e tutto quello che gli gira intorno come la tartina e lo spumantino con Michele Masneri, firma del Foglio, che avrà la rubrica “Con la cultura si mangia”. E poi ogni settimana un personaggio ci racconterà i libri che sono stati la chiave per capire se stesso o che sono legati a un momento speciale della sua vita”.

A proposito, la tua personale “Biblioteca dei sentimenti” qual è? Quali sono i tre libri che in qualche modo ti hanno cambiato la vita?

“Il primo direi che è il libro che mi ha regalato la mia professoressa di lettere quando avevo 12 anni, era un romanzo di Betty Smith, “Un albero cresce a Brooklyn”, perché lì mi si è rivelato una specie di legame ideale, emotivo, con un paese, gli Stati Uniti, che appena ho potuto ho cominciato a visitare. Ci ho passato tantissime estati dai miei 21 anni in poi, ed è ancora oggi un legame molto forte. Lì vive e lavora mia figlia e appena posso vado. Il secondo libro, che ho letto intorno ai 30 anni è “Bel Ami” di Maupassant ”. Penso che sia un romanzo senza tempo, come spesso succede con i grandi classici. L'ascesa di questo arrampicatore sociale della Parigi ottocentesca è uguale agli arrampicatori sociali della nostra attualità: il rapporto col potere, i ricatti, le meschinità del giornalismo, le invidie, gli sgambetti. Tutto quello che racconta Maupassant è totalmente attuale e  penso che sia una lettura fondamentale per i giovani che oggi vogliono avvicinarsi alla professione del giornalismo. È un romanzo che leggo e rileggo di tanto in tanto, è sempre con me. Il terzo libro è un libro di Philip Roth. Una a scelta tra “la macchia umana” o “Pastorale americana”. Entrambi mi hanno lasciato dentro molte riflessioni e anche qui, se pensiamo al “La macchia umana”, di straordinaria attualità, il professore che viene emarginato dall'accademia e dagli studenti è di straordinaria attualità”.

E un libro che tieni sempre sul comodino?

“Ogni tanto ho bisogno di una risata salvifica, dell’ironia che ti fa sorridere di te stesso. Senza quella non si sopravvive. Quindi ho una raccolta molto corposa degli scritti di Nora Ephron, la sceneggiatrice di “Harry ti presento Sally”, donna di grande humor. E ogni tanto mi rileggo qualcosa di suo. Mi serve soprattutto a dare una gerarchia alle cose importanti della vita”.

Questo è il tuo secondo anno in Rai, dopo ben 21 anni a Sky. Sei in perfetta controtendenza rispetto a tanti tuoi colleghi. Come mai questa scelta?

“Sai, tutta la mia vita è fatta di scelte in controtendenza, sempre. Ho lasciato Il Secolo XIX per andare al Corriere della Sera nel 1990, quando ero all'apice di tutto quello che potevo desiderare.  Ero inviata, e in più corrispondente al Corriere della Sera, quindi guadagnavo due volte. Ho fatto una scelta molto dura, perché quando sono andata al Corriere della Sera non solo non mi hanno aumentato lo stipendio, ma sono andata a perderci e ho ricominciato da zero. Mentre al Secolo XIX ero una delle prime firme, al Corriere della Sera ero nella redazione degli Interni e per mesi non mi hanno fatto scrivere una riga; passavo gli articoli degli altri. Quando poi ho accettato l'offerta di Sky nel 2005, tutti mi dicevano, incluso il mio direttore, “ma come, vai a Sky? Non ti guarderà neanche tua madre, è una tv così di nicchia”. E poi invece è stata la scelta giusta perché per più di vent'anni sono stata in una grande famiglia, in un grande contesto internazionale e ho imparato moltissimo di tecnica televisiva, ho fatto le interviste a tutta la politica italiana”.